Terremoto ai Campi Flegrei, fenomeno del bradisismo
Fonte immagine: Wikimedia Commons

L’ultima recente scossa di terremoto ai Campi Flegrei, avvenuta il 7 settembre 2023 con una magnitudo di 3.8, è stata la più forte degli ultimi decenni e ha riportato di colpo l’attenzione su una questione che da anni preoccupa la popolazione dell’area: la necessità di predisporre un piano di evacuazione adeguato. Le autorità, da parte loro, assicurano che la situazione è sotto controllo e costantemente monitorata. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha dichiarato che lo sciame sismico che si sta verificando da alcuni mesi nella zona è legato al fenomeno del bradisismo, un lento sollevamento del suolo che caratterizza questa area.

Che cos’è il bradisismo

Il bradisismo è un fenomeno geologico che consiste in un lento sollevamento o abbassamento del suolo, causato da movimenti della crosta terrestre. Il bradisismo ai Campi Flegrei è un fenomeno ciclico, che si verifica periodicamente da secoli. Il ciclo attuale, iniziato nel 1950, è caratterizzato da un lento sollevamento del suolo, che ha raggiunto un picco massimo nel 2004. Negli ultimi anni il suolo è tornato a subsidere, ma il fenomeno non è ancora concluso.

Le cause del bradisismo ai Campi Flegrei non sono ancora del tutto chiare. Una teoria sostiene che il fenomeno sia legato al movimento del magma sottostante la caldera flegrea. Un’altra teoria sostiene invece che il fenomeno sia causato da movimenti tettonici.

Tuttavia, teorie a parte, la popolazione non è convinta dalle rassicurazioni delle istituzioni. Le scosse di terremoto si susseguono con regolarità da mesi, e la paura di un evento catastrofico inizia a serpeggiare.

Un piano di evacuazione obsoleto

Il piano di evacuazione attualmente in vigore è stato redatto nel 2013, ma è stato aggiornato solo parzialmente nel 2019. Il documento prevede l’evacuazione di circa 700.000 persone in caso di terremoto di magnitudo 6.0 o superiore. Tuttavia, il piano è stato criticato per una serie di aspetti, tra cui:

  • La mancanza di un’adeguata mappatura delle aree a rischio;
  • La mancanza di un sistema di comunicazione efficace per avvisare la popolazione in caso di emergenza;
  • L’incertezza sulle modalità di evacuazione, che non prevedono la possibilità di evacuazione di massa.

Inoltre, il piano non tiene conto dell’aumento della popolazione nell’area negli ultimi anni. La città di Napoli, ad esempio, ha registrato un aumento di oltre 100.000 abitanti dal 2013.

In questo contesto, acuito dalle forti recenti scosse di terremoto, è evidente che sia necessario un piano di evacuazione più efficace e aggiornato. Le istituzioni hanno il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini, e non possono più rinviare questa decisione trincerandosi dietro comunicati di circostanza. Un nuovo bando di gara, per la redazione di un piano aggiornato al contesto attuale, è stato emanato soltanto nello scorso mese di giugno.

Ai Campi Flegrei serve un piano di evacuazione
La situazione attuale, di allerta gialla, comunicata da INGV

Campi Flegrei e Vesuvio a confronto

La situazione ai Campi Flegrei ricorda per certi versi quella del Vesuvio. Il Vesuvio è il vulcano attivo più noto dell’area partenopea, e la sua ultima eruzione risale al 1944. L’area è abitata da circa 3 milioni di persone, e in caso di eruzione, come già più volte sottolineato, il rischio di un grave disastro è tutt’altro che da escludere.

Il piano di evacuazione del Vesuvio è stato redatto nel 1995, ma è stato aggiornato solo parzialmente nel 2003 e poi ancora nel 2016. Il documento prevede l’evacuazione di circa 700.000 persone in caso di eruzione, ma i dubbi su come l’operazione verrebbe effettivamente condotta restano tali.

Una soluzione necessaria è senza dubbio quella di utilizzare un sistema di evacuazione di massa, basato su un’adeguata mappatura delle aree a rischio e su un sistema di comunicazione efficace. L’evacuazione di massa potrebbe essere effettuata con l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici, come autobus, treni e navi, adeguatamente potenziati con l’ausilio di mezzi militari.

Un’altra possibile soluzione sarebbe quella di prevedere l’utilizzo di rifugi antisismici, per offrire un riparo sicuro in caso di terremoto. Ma i rifugi antisismici dovrebbero essere costruiti in zone a bassa sismicità, e dovrebbero essere dotati di tutti i servizi necessari per garantire la sopravvivenza delle persone per un periodo di tempo prolungato.

E ogni istante sprecato è una potenziale minaccia che si aggrava sulla popolazione: non predisporre un adeguato piano di evacuazione, sia per i Campi Flegrei che per il Vesuvio, è l’ennesimo grave lassismo delle istituzioni. Ma del resto si sa, in Italia aspettare la tragedia è la prassi.

Virgilia De Cicco

Virgilia De Cicco
Ecofemminista. Autocritica, tanto. Autoironica, di più. Mi piace leggere, ma non ho un genere preferito. Spazio dall'etichetta dello Svelto a Murakami, passando per S.J. Gould. Mi sto appassionando all'ecologia politica e, a quanto pare, alla scrittura. Non ho un buon senso dell'orientamento, ma mi piace pensare che "se impari la strada a memoria di certo non trovi granché. Se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te".

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