“Se fosse tuo figlio” è il titolo del nuovo romanzo di Nicolò Govoni, per testimoniare nero su bianco l’inferno di Samos. Il ventiseienne cremonese, ancora una volta, con la naturalezza della sua scrittura, racconta una storia di vita, amore, coraggio e speranza.
Dopo il successo editoriale di “Bianco come Dio”, Nicolò torna con Se fosse tuo figlio, per narrare l’incontro vero con un bambino migrante, costretto a vivere l’inferno di Samos. Di una semplicità e linearità spiazzante, Govoni sa commuovere fino a rendere quell’inferno tangibile sia fuori che dentro, sulle mani e nell’anima.
Se fosse tuo figlio: la trama in breve
Se fosse tuo figlio è la narrazione e condivisione, pagina per pagina, di un’esperienza di vita che Nicolò ha deciso di intraprendere anni fa, dicendo no ad una vita “comoda” ed “ordinaria”. Il suo viaggio ora giunge a Samos, in Grecia, dove la sua storia si intreccia con quella di bambini e famiglie profughe, bloccati nel campo profughi dell’isola, in situazioni disumane e disumanizzanti. L’inferno di Samos è inciso sulla loro pelle e sui loro volti.
Nicolò è dall’età di vent’anni che opera in luoghi di povertà, fame, guerre e crisi umanitarie, ma in Europa non aveva mai visto nulla del genere. Mettersi in gioco al cento per cento ora è fondamentale, garantire un futuro migliore ai minori del campo è priorità. Soprattutto per uno di loro Nicolò prova un senso di protezione e affetto inspiegabile. Il suo nome è Hammudi e, in Se fosse tuo figlio, l’autore trasmette, in un flusso di pensieri continuo, la sua disarmante sofferenza.
Hammudi è sfuggito dalla guerra, è sopravvissuto al mare e al lungo viaggio, ma il suo sorriso non si è mai spento. Nicolò sente che per quel sorriso, per quella luce che vede ogni giorno sul suo volto, rischierebbe tutto, persino la vita. L’inferno di Samos non può continuare ad essere tale, non è un luogo che un bambino può definire casa, un luogo in cui un essere umano si può sentire tale.
Nell’hotspot i profughi, tra cui anche bambini e minori, vivono ammassati in tende, tra cumuli di immondizia, senza acqua e luce. Anche le attività più semplici come giocare a palla, mangiare la pizza, fare una corsa in riva al mare, sembrano possibili. Quindi, come si può garantire un futuro possibile a questi minori, in una situazione così tragica?
L’inferno di Samos combattuto con Mazì
Nicolò di una cosa è fortemente convinto: l’inferno di Samos può essere combattuto ed abbattuto. Il mondo può essere cambiato, anche nel piccolo delle proprie possibilità. In Se fosse suo figlio l’autore arriva alla consapevolezza di una nuova chiamata: questi bambini hanno bisogno, più di ogni altra cosa, di un luogo in cui studiare, crescere e sentirsi a casa.
Ed ecco che nasce Mazì, che in greco significa “insieme”, ed è il nome della scuola dell’hotspot, ideata per volere di Nicolò e dei suoi colleghi volontari. Una vera scuola, con banchi, sedie, lavagne, insegnanti, dove sentirsi al sicuro. Un luogo che isola al di fuori l’inferno di Samos con le sue barbarie.
In questo luogo Hammudi impara ad ascoltare, a perdonare, a credere nei propri sogni, lasciandosi alle spalle gli orrori del passato e della guerra. Insieme a Nicolò, Hammudi capisce che “casa” non sono quattro mura di cemento, ma è ciò che si sente stando insieme. Famiglia è chi riesce a capirti, chi ti lascia spazi per riflettere, chi fa tutto per volere solo una cosa da te: il tuo bene.
Se fosse tuo figlio è tutto questo: ferite, sangue, amore, speranza e coraggio. Con parole di schiettezza e dolcezza, Nicolò combatte l’inferno di Samos. Alla base di ogni sua azione c’è un desiderio immane di aiutare, di fare la differenza, di essere il cambiamento che vuole vedere nel mondo.
“Se fosse tuo figlio” è un atto di denuncia all’UE
Se da un lato Se fosse tuo figlio è il racconto di una storia vera di bambini in cerca di futuro e speranza, dall’altro è anche un atto di denuncia contro i silenzi e le inadempienze di chi fa le veci dell’UE. Nicolò Govoni, Giulia Cicoli e Sarah Ruzek, membri principali della Onlus Still I Rise, fondata nel maggio 2018, con lo scopo di restituire ai bambini e ai ragazzi il diritto all’educazione e alla sicurezza, si accorgono ben presto che qualcosa all’interno del campo non funziona.
L’hotspot, gestito dal governo greco con i fondi dell’Unione europea, è un crocevia di persone, alle quali non viene data la giusta accoglienza, con cure, assistenza sanitaria e psicologica compresa. Come testimoniano le parole contenute in Se fosse tuo figlio, le continue violazioni dei diritti umani e le violenze fisiche e verbali, sono spesso sulla pelle dei minori.
Dopo l’apertura di Mazì, nasce quindi da parte dei volontari la decisione di “sfidare il sistema” per vie legali, presentando un atto di denuncia alla Manager, al governo locale e al Parlamento europeo. L’hotspot, gestito dal governo greco con i fondi dell’Unione europea, dovrebbe essere un luogo vivibile, e non un crocevia di persone, sempre più abbandonate al loro destino.
Il governo greco e le organizzazioni non governative non si sarebbero mai aspettati una battaglia del genere. Il riscontro mediatico attuale sta crescendo sempre di più, sia in campo nazionale che internazionale, dalle inchieste dell’Espresso al recente articolo pubblicato sul New Yorker.
Se fosse tuo figlio è la storia di chi vive ogni giorno l’inferno di Samos, con la speranza che, lottando e circondandosi di amore e lealtà, un giorno il cambiamento sarà possibile. Per rifiorire la rivoluzione è un atto necessario.
«La vita è un dono che noi facciamo agli altri. Se credi nel buono che è in lui, qualsiasi bambino torna a fiorire».
Marta Barbera
Fonte immagine di copertina: The Books Whisper