Prima di iniziare qualsivoglia discorso bisogna fare una premessa importante, affinché non ci siano fraintendimenti: nello sport, chi vince ha sempre ragione, a prescindere dal modo in cui lo si faccia. Antonio Conte ha riportato sulle casacche dell’Inter il marchio da campione d’Italia, interrompendo così i nove anni di dominio della Juventus ai quali lo stesso nativo di Lecce aveva dato il via nel 2012, e restituendo alla sponda nerazzurra di Milano un titolo che attendeva dal 2010 e dopo diversi anni di anonimato in cui sono arrivati zero trofei. Ed è quindi giusto spendere qualche parola per tessere le lodi di questa squadra.
Antonio Conte è il vero fuoriclasse dell’Inter
Eppure questo non sembrava dovesse essere l’anno giusto per l’Inter, perché le premesse parlavano di una squadra distante 5 lunghezze dal Milan capolista fino alla decima giornata, con tanti gol presi in più rispetto alla passata stagione e con un gioco che convinceva molto poco in quel 3-4-1-2 che i nerazzurri hanno cercato di sperimentare in tutti i modi, avanzando Nicolò Barella a ridosso dei due attaccanti. La crisi di gioco della squadra di Conte le ha impedito di esprimersi al meglio sia in campionato (dove però è riuscita a tenere quantomeno il passo) che in Champions League, dalla quale è uscita all’ultimo posto del girone. Ma nel momento peggiore per l’Inter, Antonio Conte l’ha riportata sulla strada percorsa la scorsa stagione e proprio contro la Juventus ha disputato la miglior partita del suo campionato, dimostrando non solo grande maturità ma anche straordinaria capacità di lettura della rosa a propria disposizione, in evidente difficoltà con gli esperimenti dei primi mesi. Da lì in poi la stagione dei nerazzurri è stata tutta in discesa fino al primo posto guadagnato alla 22esima giornata, con il 3-1 ai danni della Lazio, e consolidato con il convincente 0-3 del Derby di ritorno della settimana successiva, con il quale l’Inter ha preso quei 4 punti di distanza che il Milan ha visto soltanto aumentare da quel momento in poi. Undici vittorie consecutive dalla 20esima, 18 risultati utili consecutivi dalla 17esima fino a sabato sera contro il Crotone, dove sono arrivati i 3 punti più importanti della stagione
Ed è vero che sono i calciatori ad andare in campo, e Romelu Lukaku è stato gigantesco anche quando le cose non andavano per il verso giusto ed è giusto che venga premiato come il miglior giocatore della stagione, ma Antonio Conte è stato il vero valore aggiunto di questa squadra. Hakimi è stato l’acquisto perfetto per dare ancora più forza alla manovra offensiva di quella che Antonio Candreva aveva dato la scorsa stagione, mentre il duo Darmian/Perisic sulla sinistra ha tolto parecchie castagne dal fuoco, con l’ex United in grande spolvero nelle ultime settimane in particolare. Ma la sensazione che si percepisce guardando i nerazzurri muoversi all’unisono in campo è che siano tutti inseriti perfettamente in un sistema che Conte ha saputo cucire su di loro da gennaio in poi, ripescando molte cose viste lo scorso anno e consegnando agli esterni maggiori compiti offensivi, che hanno anche giovato alle due mezzali e alla loro libertà in fase di manovra, con Barella che ha probabilmente disputato la migliore stagione della sua carriera, e con una saracinesca difensiva formata da un ritrovato Skriniar e da uno straordinario Bastoni, ormai punto inamovibile della retroguardia nerazzurra.
Anche nei successi deve esistere un “però”
Per quanto sia vero che l’Inter ha dominato dalla fine del girone d’andata fino ad oggi, non si può dire che sia stato un campionato esattamente competitivo da gennaio in poi: Juventus e Napoli sono sparite dai radar piuttosto in fretta, l’Atalanta aveva iniziato troppo male e perso troppo tempo con la vicenda Papu, e il Milan ha avuto troppo poco tempo per riprendersi fisicamente dalla scorsa stagione, avendo smesso di giocare ad agosto per scendere poi in campo nei primi giorni di settembre. Per larghi tratti del girone di ritorno la squadra di Conte ha dato l’impressione di giocare più contro i propri difetti che contro le altre avversarie, merito dei nerazzurri certamente che hanno dominato, ma anche demerito di un campionato che ha perso competitività davvero troppo in fretta.
In più, il quarto posto in Champions League in un girone altamente alla portata dei nerazzurri deve essere un campanello d’allarme, visto che rappresenta un enorme passo indietro non solo rispetto al campionato, ma anche nei confronti della finale di Europa League della passata stagione persa contro il Siviglia, non riuscendo a trovare mai una soluzione diversa in quelle partite dove le avversarie offrivano molto meno il fianco alla transizione offensiva dei nerazzurri, che hanno fatto enorme fatica nel calciare verso lo specchio avversario (questo però prima del ritorno al 3-5-2 puro visto da gennaio in poi).
L’Inter deve pensare di poter fare di più
Lo scudetto è un trionfo di Conte, allenatore che ha vinto ovunque e quasi mai partendo come favorito sulla carta; di Marotta, che ha dimostrato ancora una volta di essere tra i più grandi dirigenti sportivi mai visti in questo sport, e di Zhang, che nonostante i grossi problemi che sta attraversando Suning è rimasto vicino alla squadra, trasmettendo una non sottovalutabile serenità in un momento di crisi. Ma questo non può e non deve essere un punto d’arrivo, perché il campionato di quest’anno rimarrà sempre un punto interrogativo per la presenza incombente del COVID e dei troppi infortuni per via dell’eccessivo numero di match ravvicinati. Al momento l’Inter è la squadra più forte d’Italia e questo a prescindere dal campionato appena vinto, e la possibilità di iniziare un ciclo vincente come quello appena concluso della Juventus è lì a portata di mano. È necessario però riconfermare assolutamente Conte, vero top player della squadra, e dare un taglio maggiormente europeo alla rosa per evitare di abbandonare così presto i grandi palcoscenici come è successo quest’anno, perché passa anche da questo la rinascita del calcio italiano in Europa. In quanto campione d’Italia, in questo l’Inter deve essere indiscussa capofila.
Andrea Esposito