Alessandra Tava, classe’91, nasce a Voghera. A 4 anni inizia a giocare a basket fino a diventare una giocatrice professionista e attualmente gioca per la Virtus Segafredo Bologna in serie A1. Ha vissuto un’esperienza di vita a New York, una parentesi importante, una spinta nella direzione del suo sogno: scrivere un libro tutto suo. Nasce così Buttati che è morbido, il romanzo d’esordio di questa giovane ragazza con le idee ben chiare, dinamica e carica di energia positiva.
Alessandra Tava ha sempre scritto per passione e per sé stessa, adesso però, sente il bisogno di farlo anche per gli altri. L’esperienza nella grande mela è stata cruciale perché ha scritto più di quanto non avesse mai fatto e le persone conosciute lì le hanno dato un’ ulteriore motivo. Tutto ciò che ha visto e vissuto a New York è all’interno di Buttati che è morbido edito da Albatros Il Filo Edizioni. «Una storia» – dichiara l’autrice – «per chi ama osare, ma anche per chi non sempre trova il coraggio di farlo».
Le vite dei protagonisti – Giovanna, Ginevra, Leon e Richard – si intrecciano sullo sfondo di una città che assorbe, affascina, stanca: New York City, una città che toglie il respiro, una città che può essere spietata e che, allo stesso tempo, crea dipendenza. Una città che può diventare rifugio o prigione. Una città che fa brillare gli occhi e dona energia a chi ha la fortuna di viverci anche solo per qualche tempo; a chi ha la fortuna, almeno una volta nella vita, di sentirsi un po’ newyorkese.
Ma lasciamo che sia Alessandra Tava a raccontarci qualcosa in più…
Buttati che morbido è un romanzo che somiglia ad un diario e un diario che somiglia molto alla vita. Il tuo libro è ambientato a New York, ricordi l’esatto istante in cui hai capito che le pagine che avevi tra le mani sarebbero divenute capitoli della tua storia?
«Buttati che è morbido è un romanzo che somiglia a un diario perché è proprio nato come diario. È un diario che somiglia alla vita perché in quelle pagine scritte a mano c’era descritta la mia vita a NY. Sì, ricordo bene quando ho realizzato che quel diario che avevo tra le mani sarebbe potuto diventare un libro. Ero tornata in Italia ormai da qualche mese e stavo rileggendo le pagine dei miei quaderni scritti a NY. A un certo punto mi sono fermata e mi sono detta “Qui c’é del materiale per scrivere un libro”. Quella sera stessa ho iniziato a scrivere di Ginevra, uno dei quattro protagonisti. Una vita dettata da regole, dovute allo sport, e una grande propensione verso i “viaggi mentali” (e non solo).»
Qual è il vestito preferito di Alessandra, in quale figura riconosci completamente la tua strada?
«Per me questa è una domanda molto complicata. Sono un connubio di troppe cose per scegliere un solo vestito preferito. Sicuramente mi identifico come atleta professionista perché la maggior parte delle scelte delle mia vita sono state fatte in funzione della pallacanestro. Mi identifico come atleta professionista per quello che il basket mi ha insegnato e per la donna che mi ha fatto diventare. È anche vero che io scrivo da sempre, solo che prima di Buttati che è morbido in pochi lo sapevano. La scrittura ha accompagnato silenziosamente tutta la mia vita. Sembra assurdo da dire ma la scrittura mi ha aiutato nella pallacanestro come la pallacanestro mi ha aiutato nella scrittura. Probabilmente il filo rosso che lega le due cose è la passione. La passione che mi spinge a seguire i miei sogni, sempre. Indipendentemente da quanto grandi siano.»
Che consiglio daresti a chi comincia a muovere i primi passi verso lo sport dilettantistico e cosa gli diresti di non abbandonare mai lungo il percorso?
«Parto sempre dal presupposto che fare sport fa bene al corpo, all’anima e alla mente. Il mio consiglio è quello di impegnarsi sempre, a qualunque livello, perché la sensazione di migliorarsi giorno dopo giorno porta davvero molte soddisfazioni. Direi di non abbandonare mai l’entusiasmo, per me benzina per portare avanti qualsiasi progetto.»
Recensione e intervista a cura dell’Ufficio stampa Sound Communication