Il 27 ottobre si terranno le elezioni in Argentina e uno dei temi più discussi è quello che riguarda la legalizzazione dell’aborto. È da anni che politici, cittadini e attivisti votano, discutono e protestano in merito all’aborto, e queste elezioni potrebbero portare a una svolta. Oppure no.
La lotta per la legalizzazione dell’aborto in Argentina vede, da una parte, i movimenti e gli attivisti pro-aborto, e dall’altra gli ultra-conservatori del Paese e la Chiesa, con le loro posizioni decisamente pro-life. Questi ultimi hanno cercato, e cercano, di incidere all’interno del Congresso e di influenzare l’opinione pubblica grazie all’aiuto economico dato durante la crisi finanziaria in cui è caduta l’Argentina. Per questo, riescono a condizionare largamente le posizioni di chi siede nel Congresso affinché le proposte di legge per la legalizzazione dell’aborto non riescano a ottenere la maggioranza dei voti. E visto che, secondo gli esperti, le prossime elezioni si giocano sui programmi di risanamento finanziario dei candidati, il destino della lotta per la conquista di un pieno diritto all’aborto risulta ancora molto incerto.
Le ultime vicende della lotta pro-aborto in Argentina
Nei mesi scorsi è arrivata in parlamento l’ottava proposta di legge sulla legalizzazione dell’aborto, approvata dalla Camera ma bloccata dal Senato, ancora. Quest’ultimo progetto di legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (in spagnolo, IVE) è stato scritto dalla Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito. L’ottava proposta di legge propone la legalizzazione dell’aborto fino a 14 settimane, prevede l’accesso a tutte le strutture sanitarie gratuitamente, senza tralasciare la sensibilizzazione sulla salute sessuale e riproduttiva e l’educazione sessuale.
Negli anni la Campagna Nazionale per il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito (il cui simbolo è costituito da fazzoletti di colore verde) ha presentato al Congresso argentino sette diverse proposte di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma nessuna era stata mai presa neanche in considerazione. Nel 2018, però, il presidente Mauricio Macri aveva spinto la discussione in Congresso, ma anche quella volta la Camera aveva approvato la proposta di legge e il Senato no.
La composizione del Congresso non è cambiata in questi due anni, per questo le nuove elezioni, e quindi il futuro assetto istituzionale, costituiscono fonte di speranza per il movimenti pro-aborto. Le elezioni presidenziali, però, significano anche incertezza. Se consideriamo anche la polarizzazione presente nel Paese, dovuta alla presenza di due grandi avversari (il presidente uscente Macri e Alberto Fernández del Frente de Todos, candidato kirchnerista), capiamo che l’iter della legge per la legalizzazione dell’aborto sarà comunque molto complicato.
Come funziona oggi in Argentina
Attualmente, in Argentina si può interrompere volontariamente una gravidanza solo se dovuta ad uno stupro o nel caso in cui metta in pericolo la vita della donna. Se si prova a ricorrere a un aborto clandestino, le donne rischiano una condanna e il carcere.
Inoltre, in molte regioni del Paese medici e strutture si rifiutano di applicare la procedura dell’aborto anche nelle due circostanza previste già dalla legislazione. Nessuno può dimenticare il caso della bambina argentina di undici anni, incinta perché violentata dal compagno della nonna, che era stata sottoposta a un parto cesareo d’urgenza perché la procedura per l’aborto era stata ritardata. La bambina aveva il diritto di interrompere la gravidanza, eppure questo diritto non le è stato riconosciuto.
In base agli ultimi dati disponibili, nel 2017 in Argentina sono nati oltre duemila bambini da ragazzine sotto i quindici anni, e nella maggior parte dei casi si tratta di gravidanze dovute a stupri. Come si può pensare che questa sia una realtà accettata dalla Chiesa e da molti esponenti politici, non ci è dato saperlo. Come si può accettare che una donna debba ricorrere a metodi grossolani, clandestini, senza alcuna tutela per poter vivere la propria vita come vuole, ci sembra anacronistico e fuori da ogni logica. Eppure, tantissime donne di molti Paesi vivono ancora la privazione del diritto a un aborto legale, sicuro e gratuito. È auspicabile che queste elezioni in Argentina, e quello che ne conseguirà, faranno alzare al cielo migliaia di fazzoletti verdi, segno di vittoria e conquista di un nuovo diritto per tutte le donne.
Federica Ruggiero