Edoardo Cremonese, classe 1986, è un cantautore nato e cresciuto a Padova e attualmente residente a Milano conosciuto con lo pseudonimo EDO.
L’artista inizia a muovere i primi passi verso la musica nei primi anni del 2000. Nel 2004 fonda la sua prima band gli Isterica in cui militerà circa tre anni. Nel 2007 intraprende la sua carriera da solita con lo pseudonimo di EDO.
Nel 2009 si trasferisce da Padova a Milano per completare i suoi studi di Belle Arti iniziati a Venezia all’Accademia Brera di Milano e pubblica il suo primo EP “Naso a tramezzino“ che suscita un inaspettato interesse da parte di importanti quotidiani, giornali e riviste che si occupano di musica tra cui Repubblica XL, Blow Up e Rockit.
Due anni dopo nasce il suo secondo lavoro in studio “Per vedere Lost“ in cui scrive, canta e suona da sé. Parallelamente all’uscita del disco in oggetto EDO intensifica la sua attività live andando in giro per l’Italia, delle volte accompagnato dai Bucanieri (una band di amici che occasionalmente lo accompagna in alcuni concerti) e altre solo con la sua chitarra acustica.
L’attività discografica del cantautore padovano non si ferma qui: nel 2013 pubblica, abbandonando temporaneamente lo pseudonimo EDO, “Siamo il remix dei nostri genitori“ nel 2016 “Canzoni a soppalco“ (in cui ritorna a chiamarsi con il suo abbreviativo) che vede la stretta collaborazione della sua band live i Bucanieri e di Alberto Cazzola de Lo Stato Sociale con cui ha stretto un forte rapporto di amicizia.
Di recente EDO ha pubblicato il suo ultimo lavoro in studio “Futuro in ritardo“ uscito il 5 ottobre per Garrincha Dischi contenente otto tracce: “Cattive intenzioni“, “Diamoci un bacio“,“Fidati“,“Futuro in ritardo“, “Io ti penso sempre“,“Solo Noi Due“, “Tu Vuoi Di Più“ e “Voglio scriverti una hit“.
La redazione di Libero Pensiero News ha avuto il piacere di intervistarlo. Di seguito l’intervista completa.
Nella vita sei insegnante. Come e quando hai deciso di intraprendere la tua carriera musicale?
«Io ho sempre fatto musica da quando avevo 15 anni. Dopo essermi laureato a Brera ho scoperto il piacere di lavorare come insegnante, seppur da supplente. È un lavoro che mi piace e che mi consente di avere i miei spazi per dedicarmi alla musica; se così non fosse non lo farei. Non ho mai considerato la musica un lavoro in cui far carriera e neppure un hobby o un passatempo: è semplicemente una cosa che ho sempre fatto, che a volte mi fa felice e a volte mi fa soffrire, ma in ogni caso mi sta sempre accanto.»
La tua band live si chiama I Bucanieri. A cosa è dovuta la scelta di un nome tanto singolare?
«Il nome è dovuto al fatto che sono una band con un’etica particolare. Sono come una ciurma: la formazione può capitare che cambi a seconda dei giri che ci sono da fare, del tour, del disco, eccetera. Facciamo più concerti che prove: si prende e si parte per suonare senza tanti giri di parole proprio come facevano i pirati Bucanieri. Questa analogia ci fa sempre ridere.»
Di recente è uscito anche il tuo ultimo lavoro in studio “Futuro in ritardo“ che si differenzia dai tuoi precedenti dischi per il sound più pulito e naturale, per l’abbandono della componente ironica che finora ti caratterizzava e per le tematiche. A cosa è dovuto questo cambiamento?
«Questo cambiamento è dovuto al fatto che rispetto all’ultimo disco sono cambiato come persona e ovviamente questa cosa si è riversata anche nella musica che faccio. È stato un processo naturale.»
La prima traccia del disco “Cattive intenzioni“ vede la collaborazione di Alberto Cazzola de Lo Stato Sociale. Precedentemente avete lavorato insieme in occasione di “Buona sfortuna“ e per il tuo disco “Canzoni a soppalco“. Come è nata la vostra amicizia e questo vostro scambio artistico?
«Ci siamo conosciuti una decina di anni fa. Abbiamo giocato a calcetto uno contro l’altro al primissimo “tutto molto bello“. Poi abbiamo fatto delle date assieme con Lo Stato Sociale e sono andato a suonare nel locale che gestivano a Bologna, il “Panenka“. Negli anni ci siamo sempre incrociati e abbiamo visto che se facevamo musica assieme il risultato era buono.»
Un’altra canzone particolarmente piacevole è il brano che dà il titolo all’album “Futuro in ritardo“. Il testo affronta tematiche inerenti la vita a trent’anni con le sue indecisioni e i suoi bivi. Delle volte facendo un confronto con parenti, amici e conoscenti sembra di essere “indietro“ rispetto a loro. Secondo te qual è lo spirito giusto per affrontare situazioni simili e più in generale la vita stessa?
«Lo spirito giusto sarebbe sempre quello di sdrammatizzare e di sbattersene un po’ anche se non è sempre facile. Nella canzone al protagonista “Lino“, nel momento di maggiore stress con la sua ragazza, consiglio di farle una spremuta.»
Hai in programma qualche evento per presentare il tuo ultimo lavoro? Potresti darci qualche anticipazione in merito?
«Si ecco le prime date:
- 20/10 Parma “ZU“; 02/11 Padova “Hall Music“;
- 23/11 Milano “Rock n’Roll (kilt)”;
- 01/12 Prato “Capanno Black Out”;
- 08/12 Cavriago (RE) “Kessel“;
- 09/12 Treviso “Home Rock Bar“;
- 14/12 Torino “Pop“;
- 21/12 Pordenone “Pop-it“.
Per ora sono queste.»
Vincenzo Nicoletti