Mondo Marcio, l'impeto per rinascere tra disillusione e consapevolezza
Foto di Sergio Cippo

Tutti sanno che la fama, specialmente se ottenuta in giovanissima età, finisce sempre con il rovinare chi la conquista spalancando all’animo acerbo le porte della perdizione… beh, dimenticatevi questo preconcetto, vi presentiamo Mondo Marcio – al secolo Gianmarco Marcello -, il rapper milanese che si è imposto al pubblico vincendo il Tecniche Perfette a soli sedici anni, dopo essersi dedicato alla musica per superare il vuoto lasciatogli dalla tormentata separazione dei genitori.

Come si può evincere già dall’ascolto del primo omonimo album, le produzioni di Mondo Marcio strizzano l’occhio a sonorità tipiche del rap old school e si posano su testi dal profondo valore autorale, che fondono ricordi, speranze e progetti per il futuro alla disillusione di un giovane uomo che, non per suo volere, si ritrova costretto a crescere prima del tempo. Un mix tra il presente ed un passato al quale non dobbiamo aggrapparci, ma che dobbiamo ricordare, incidere a fuoco nello spirito per vivere l’oggi con l’obiettivo di costruire un domani migliore, che sia il più possibile affine alle nostre inclinazioni.

Nonostante di anni ne siano passati da quel lontano 2004, Mondo Marcio continua a riscuotere successi grazie al suo costante impegno e alla sua testa sulle spalle. Dopo aver abbandonato la sicurezza ed i relativi vincoli di una major (Emi-Virgin), ha fondato la Mondo Records con la quale si prepara ad affrontare tante nuove sfide.

Ciao Mondo Marcio, è un onore avere ai nostri microfoni uno dei pionieri del rap nostrano. Come ti ha cambiato il notevole riscontro in termini di ascolti ottenuto in giovanissima età? In cosa ti ha realmente agevolato e cosa si è rivelato solo fumo e niente sostanza?

«Un caloroso saluto a tutti voi, il piacere è tutto mio! Posso dirvi che per me è stata un’esperienza in gran parte positiva. La sola cosa che si è rivelata tutto fumo e niente arrosto sono, purtroppo state le persone. Quando ottieni un po’ di visibilità tanta gente, nel tuo quotidiano, ti si attacca addosso come mosche. Ci metti del tempo a comprendere che non sono realmente interessate a te, ma solo al momento che stai vivendo e a tutti i privilegi che comporta. Il fattore umano è stato quello in cui ho maggiormente accusato il colpo. Per il resto, per la parte del business e la parte artistica, gli inizi della mia carriera da rapper sono stati un periodo nel quale mi sono dovuto impegnare tanto, ho imparato molto, sono cresciuto professionalmente. Ho dovuto fare il salto da una dimensione amatoriale della musica a una dimensione che è totalmente ad un altro livello, con degli altri ritmi: è stato senz’altro faticoso al principio, ho fatto una super gavetta!»

Nei tuoi testi è sempre presente e feroce la critica per l’ipocrisia che domina il nostro Paese e colpisce a tutti i livelli. Questo perchè credi che il rap sia una cura concreta e reale, seppur radicale, per una società malata o si tratta solo di una provocazione estrema?

«Il rap è quasi sempre una provocazione, ritengo che in nessun caso possa rappresentare una soluzione ai problemi. Può aiutare ad aprire gli occhi, ma la soluzione alle nostre problematiche siamo solo noi e le scelte che compiamo. È un incitamento ad agire nel concreto in quanto offre spunti di riflessione su quelli che sono i mali della società. Credo che lo stile musicale del quale Mondo Marcio si fa portavoce possa dare alla collettività un’occasione in più per riflettere; la sua forza è che lo fa facendo divertire e ballare.»

Se dovessi definire il tuo genere di riferimento con una sola parola quale sarebbe?

«L’hip hop è per Mondo Marcio controinformazione. Mi spiego, il rap è quello che sta accadendo davvero: esiste una versione dei fatti che è quella ufficiale, confezionata dai media, e poi ci sono le rime, la nostra personale visione dell’attualità, cruda e diretta.»

Sulla base della tua personale esperienza da rapper, che ruolo svolgono fattori quali crisi interiore e disagio emotivo nel processo creativo?

«Un ruolo di primo piano non solo a livello creativo, ma anche a livello di quotidianità. Se c’è una cosa che ho appreso dalla vita è che non c’è mai un momento di successo, un momento di vittoria: sono idee effimere. L’esistenza è un continuo perdere e ricominciare daccapo, cadere e rialzarsi. Non si può mai davvero credere che tutto sia apposto: ci sono momenti più o meno tranquilli, certo, ma in linea di massima, su un fronte o sull’altro, i problemi emergeranno. Nella vita, quindi, come nel processo creativo, è di vitale importanza imparare a domare questa crisi costante che ci attanaglia: accettarla, superarla e passare oltre. Solo nell’andare avanti c’è una forma di vittoria. Per me ciò è vero anche nella musica, non mi sento mai arrivato, sento di dover dover pedalare costantemente per migliorarmi. È molto “edilizia” come mentalità!»

Vincenzo Nicoletti

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