In Texas è strage di migranti: cinquanta morti per asfissia
Foto di kalhh da Pixabay

Cinquanta corpi di migranti senza vita sono stati ritrovati nel cassone di un camion a San Antonio, in Texas, al confine con il Messico. Oltre alle donne e agli uomini ormai senza vita sono state trovate altre persone – tra cui 4 bambini – che necessitavano di cure mediche urgenti, tutte trasportate in ospedale.

Provenivano quasi tutte da Messico, Honduras e Guatemala. La scoperta dei corpi e dei sopravvissuti è avvenuta durante un’operazione definita senza precedenti, un’operazione volta a interrompere il traffico di esseri umani al confine meridionale degli Stati Uniti, che ha rivelato una delle tragedie più grandi nella storia delle migrazioni in questo Paese.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale l’area in cui è stato ritrovato il camion è un luogo in cui i veicoli abitualmente si fermano per scaricare i migranti dopo aver attraversato illegalmente il confine fra Messico e Texas. Le autorità ritengono che il conducente del camion lo abbia abbandonato con all’interno ancora tutti i migranti pochi attimi prima che intervenisse la polizia. Persone abbandonate letteralmente in una scatola incandescente sotto il sole, con una temperatura di oltre 40 gradi.

Negli ultimi anni i migranti hanno affrontato moltissimi rischi per superare il confine e arrivare negli Stati Uniti, affrontando non solo il caldo asfissiante ma anche percorsi incerti e pericolosi. Secondo la US Customs and Border Protection, la polizia di frontiera Usa, lungo il confine fra Stati Uniti e Messico, – da ottobre a oggi – ci sono stati più di 14.000 salvataggi, a fronte dei 12.833 salvataggi dell’intero 2021.

Questa tragedia è da subito diventata un caso politico, l’ennesimo disastro nell’epoca dell’amministrazione Biden – dopo le polemiche su aborto e armi e le relative proteste. Una catastrofe umana che colpisce di nuovo il Texas, già protagonista a maggio di un’altra tragedia, la sparatoria nella scuola a Uvalda, dove hanno perso la vita 21 tra bambini e bambine e insegnanti.

Il governatore del Texas Greg Abbott ha da subito incolpato il presidente Biden per questa tragedia di confine, sostenendo che è a causa delle sue politiche sulla migrazione se ciò è accaduto, la sua politica di “confini aperti”. Il governatore, sostenitore di Trump, vorrebbe invece continuare ad applicare le leggi del presidente precedente e soprattutto completare la costruzione del muro con il Messico che Donald Trump aveva avviato. Biden ha subito risposto, accusando il governatore di usare una tragedia a scopi politici, e che la sua amministrazione continuerà a combattere contro l’industria multimilionaria del traffico di migranti. Ma la politica anti migranti di Abbott – programma studiato con il governatore messicano di Nuevo León, Samuel Alejandro García Sepúlveda – ha rafforzato la militarizzazione del confine, portando i migranti a raggiungere gli USA attraverso passaggi, mezzi e percorsi sempre più pericolosi.

Il dramma avvenuto in Texas dimostra ancora una volta come le politiche in materia di immigrazione siano crudeli e inumane. Le vite dei migranti non vengono protette e ogni legge creata per contrastare il traffico di esseri umani in realtà serve solo a mettere in percolo le vite di persone che intraprendono viaggi sempre più rischiosi e pericolosi per raggiungere un luogo dove poter sperare almeno di avere sicurezza e futuro.

Tutti gli Stati, sono solo gli USA, dovrebbero porre al centro di ogni politica migratoria quelli che sono i diritti umani, rispettando l’obbligo internazionale di proteggere queste persone.

Valentina Cimino

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