Circa due settimane fa Alexandria Ocasio-Cortez ha preso la parola al Congresso, dopo aver ricevuto insulti sessisti da un collega deputato repubblicano, in un potente discorso a difesa delle donne e della violenza quotidiana che subiscono. Ted Yoho, infatti, dopo una discussione al Congresso, aveva apostrofato la deputata americana utilizzando un linguaggio violento con un insulto sessista che ormai tutti conosciamo, salvo poi presentare le proprie scuse dipingendo se stesso come un uomo che rispetta le donne perché “padre di due figlie e marito”.
Dopo un iniziale silenzio la socialista dem ha deciso di prendere poi parola nel luogo delle istituzioni, della democrazia e dei diritti dove l’episodio stesso si era verificato. Il deputato repubblicano, infatti, senza alcuna remora ha insultato Alexandria Ocasio-Cortez di fronte ai giornalisti proprio sulle scale d’ingresso del Congresso.
Nel suo potente e appassionato discorso, AOC ha fatto notare come questo episodio non sia un incidente, ma anzi sia perfettamente normale e di come si tratti di un fatto che appartiene alla quotidianità delle donne sui luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici e anche nelle sedi istituzionali. Quell’insulto non è riducibile a un solo episodio e a un solo autore, poiché il linguaggio violento nei confronti delle donne è radicato culturalmente all’interno di un sistema che lo rende possibile e che lo accetta. È questo il motivo per cui Alexandria Ocasio-Cortez ha esplicitamente detto che quelle scuse non possono essere accettate, perché non possono essere accettate le scuse di qualcuno che non ha capito il proprio errore e che anzi per giustificarsi “utilizza come scudo proprio le donne”.
Avere una figlia o una moglie non esclude gli uomini dal sessismo, non rappresenta una sorta di redenzione o un patentino, e accettare quelle scuse per Alexandria Ocasio-Cortez significherebbe giustificare quel linguaggio e dare il permesso a qualche altro uomo di parlare nello stesso modo ad altre donne. Il linguaggio violento nei confronti delle donne, accettato e inglobato all’interno di una società che fatica a divincolarsi da una certa visione del mondo, si palesa nel momento in cui un rappresentante delle istituzioni e del popolo si sente legittimato a essere sessista, non se ne rende conto e pensa di poter rimediare appellandosi al buonsenso del padre di famiglia.
La difesa di Alexandria Ocasio-Cortez è dunque la difesa di tutte le donne che subiscono ciò che lei ha subito al Congresso perché ogni donna, più o meno ovunque, ha subito il sessismo in “alcune forme, modi e a un certo punto della propria vita”. Il linguaggio violento è una condizione normale, non un fatto eccezionale e proprio per questo deve essere affrontato nella normalità delle situazioni di vita quotidiana attraverso percorsi di educazione e consapevolezza di chi ancora crede che la violenza possa essere solo fisica.
Il linguaggio violento e gli insulti sessisti sono talmente radicati nella nostra cultura che Alexandria Ocasio-Cortez non ha avuto bisogno di preparare nei minimi dettagli il proprio discorso: le sono bastate delle note su un taccuino e il lento scorrere dei ricordi delle proprie esperienze di vita e delle numerose donne che in questi anni ha incontrato per ribadire di non poter accettare le scuse di Ted Yoho.
Il linguaggio politico, spesso, è già molto negativo di per sé, influenzato dal contesto di campagna permanente in cui i leader si muovono e in effetti ciò che è successo ad Alexandria Ocasio-Cortez è inevitabilmente legato sia al linguaggio violento utilizzato verso le donne che a un contesto politico in cui l’offesa personale è all’ordine del giorno. La politica è rappresentanza e anche questa volta è stata parte di una società che utilizza la paternità come forma di esenzione dal sessismo. Ciò che Ted Yoho non ha capito è che sì, avrebbe dovuto scusarsi, non solo però con Alexandria Ocasio-Cortez, ma anche con le sue figlie e con sua moglie.
Sabrina Carnemolla