Valentino Rossi si appresta a diventare leggenda della MotoGP

Il 5 agosto, nel corso di una conferenza straordinaria convocata a Spielberg, Valentino Rossi ha annunciato la decisione di ritirarsi a fine stagione: «È dura, ma mi ritirerò al termine del 2021. Decisione difficile, avrei voluto gareggiare per altri 25 anni, ma non è possibile: nello sport i risultati fanno la differenza. Mi sarebbe piaciuto correre nel mio team con mio fratello, ma va bene così. Nel 2022 correrò con le macchine, resterò un pilota per tutta la vita, cambierò solo da moto ad automobili». Di fatto, per il fuoriclasse italiano, oltre alle voci che lo vogliono pronto a cimentarsi nel mondiale Endurance, si parla anche di una sua possibile partecipazione alla 24 Ore di Le Mans e a Indianapolis. Così, l’unico pilota capace di vincere un titolo mondiale in tutte e quattro le classi delle due ruote, a 42 anni e dopo una lunghissima carriera ha deciso di ritirarsi dalla MotoGP.

Da Biaggi a Marquez: le grandi rivalità di Valentino Rossi

Era il 31 marzo 1996, quando il 17enne campione di Tavullia debuttava nella classe 125 del Motomondiale. Quello dei motori per Valentino era un vizio di famiglia, infatti il padre Graziano è stato un pilota fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Nel corso della sua lunga carriera, molte storiche rivalità hanno caratterizzato il percorso di Valentino Rossi: da Max Biaggi a Casey Stoner, passando per Sete Gibernau e finendo con Marc Marquez. Max Biaggi è stato sicuramente uno degli avversari che maggiormente ha esaltato Valentino: i due non si sono mai amati né in pista né tantomeno fuori, ma hanno fatto sognare i tifosi italiani.

Da quando il pilota romano ha lasciato la MotoGP nel 2005, tutti – anche il Dottore e i suoi tifosi – ricordano con nostalgia il duello tutto italiano che infiammava il mondo delle moto. Tra i grandi rivali di Rossi, specialmente nelle stagioni di MotoGP 2003 e 2004, c’è stato anche il catalano Sete Gibernau: egli è stato il primo dei tanti spagnoli sulla strada del Dottore nella classe più importante del Motomondiale. Memorabili le “sportellate” che si sono scambiati i due campioni anche se, a differenza dei connazionali che arriveranno in futuro, Gibernau non è mai stato in grado di vincere un campionato davanti a Valentino Rossi.

Tra Valentino Rossi e Loris Capirossi non c’è mai stata la rivalità come quella che ha caratterizzato il duello tra il Dottore e Max Biaggi. Tuttavia è impossibile non menzionare “Capirex” tra i grandi avversari “Dottore” di Tavullia. Nicky Hayden è invece stato il primo pilota di MotoGP in grado di spezzare l’egemonia di Valentino Rossi. L’americano, infatti, si è laureato campione del mondo con la Honda nel 2007, dopo i quattro titoli consecutivi vinti da Valentino. Tuttavia, se Nicky Hayden ha avuto il merito di rompere il dominio di Valentino Rossi, Casey Stoner ha avuto quello di riaccendere una vera rivalità tra il Dottore e uno dei suoi avversari. L’australiano, infatti, è stato l’unico in grado di battere il numero 46 con due moto diverse: l’ha fatto sia con la Ducati nel 2007 che con la Honda nel 2011.

E poi il recente passato, segnato dal gruppo di spagnoli – tutt’oggi in attività – che hanno privato Valentino Rossi del decimo titolo mondiale nel 2015. Dopo una serie di avversari del passato, a voler ulteriormente sottolineare la longevità della carriera di Rossi, sono due i piloti che più di recente sono diventati suoi grandi rivali: il suo compagno di scuderia alla Yamaha Jorge Lorenzo ed il motociclista della Honda Daniel Pedrosa. Ma se Max Biaggi è il rivale per eccellenza del passato, quello del presente e che probabilmente rimarrà nella storia come il più grande avversario di Valentino Rossi è sicuramente Marc Marquez.

Campione del mondo ad appena 20 anni in MotoGP già nel 2013, fin qui ha conquistato 8 titoli fra tutte le classi. Dal giorno in cui si sono incrociati per la prima volta, il rapporto tra Marquez e Rossi è notevolmente cambiato: per il primo l’idolo è diventato un acerrimo rivale, mentre per il secondo l’astro nascente è diventato l’avversario più forte, l’unico in grado di far vedere un dominio in pista simile a quello del Dottore. Tra i tanti episodi che hanno caratterizzato tale rivalità fra questi due campioni ce ne sono due piuttosto emblematici, uno in pista e uno fuori dalla pista, rispettivamente il contatto a Sepang nel 2015 e la stretta di mano negata da Valentino a Marc in conferenza stampa nel settembre 2018.

Valentino Rossi: icona di un’epoca

Inutile negarlo: Valentino Rossi ha portato nel Motomondiale una ventata d’aria fresca, un nuovo modo di vivere il paddock e approcciare la vita da pilota che ha reso popolare questo sport. La differenza tra Valentino ed i suoi avversari è infatti da ricercare — al netto dei risultati sportivi — alla voce “popolarità del personaggio”. Nel corso degli anni il Dottore è diventato un indiscutibile patrimonio sportivo dell’Italia e del motociclismo intero, e questo lo si deve non solo alle vittorie conquistate in pista, ma anche alle sue stravaganti esultanze frutto del suo carattere estroverso, che — consciamente oppure no — hanno avvicinato in modo esponenziale il pubblico ad un mondo apparentemente sconosciuto e, almeno tramite la televisione, ad un pilota all’apparenza inavvicinabile.

Merito di scenette esilaranti e festeggiamenti che hanno portato sulla scena sempre qualcosa di innovativo, oltre che un nuovo modo di approcciare alle gare e – più in generale – alla vita da pilota. Queste esultanze, talvolta geniali se contestualizzate all’interno del periodo storico nel quale si sono verificate e sono state saggiamente mixate a dichiarazioni mai banali di fronte alle telecamere, hanno reso quel giovane ragazzo di Tavullia la star per eccellenza di questo sport.

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La prima esultanza “fuori dagli schemi” che si ricorda di Valentino Rossi, è la bambola gonfiabile che portava le sembianze di Claudia Schiffer, esibita in occasione del giro d’onore del Gran Premio d’Italia al Mugello. Correva l’anno 1997 e Rossi era alla seconda stagione in 125: l’esultanza passò alla storia non solo per la singolarità del gesto, ma per la “presa in giro” nei confronti di Max Biaggi (allora in 250 e nel mezzo di una breve storia d’amore con Naomi Campbell).

Ma anche il costume da Robin Hood – l’eroe popolare del Regno Unito, metà storico e metà leggendario – esibito in occasione della gara sul circuito di Donington, sempre nel 1997. L’anno successivo, invece, dopo aver vinto il GP di Catalogna sul circuito del Montemelò nella categoria 250 cc, Valentino Rossi fece il giro d’onore portandosi dietro una persona vestita da pollo, appunto il “Pollo Osvaldo”, un finto sponsor capace di far spostare giornalisti desiderosi di conoscere la famosa polleria.

Ma forse l’esultanza più celebre, da cui prende anche il soprannome, è quella con tanto di camice e stetoscopio per ascoltare i rumori interni alla propria Yamaha, che fu messa in scena al GP della Catalogna nel 2004. In quell’anno avvenne il passaggio di Valentino Rossi in Yamaha, ovvero su una moto con evidenti problemi di setting rispetto a quella guidata negli anni precedenti da Carlos Checa e Max Biaggi, che Valentino seppe affinare e portare alla vittoria. Di conseguenza Valentino divenne per tutti “The Doctor” (anche fuori i confini italiani), per “aver guarito i mali” della Yamaha. Ma come poter dimenticare anche quando indossò la maglietta dell’amico interista Marco Materazzi, protagonista della finale mondiale del 2006 contro la Francia, in occasione del Gran Premio della Germania, svoltosi al Sachsenring — esattamente una settimana dopo che la Nazionale Italiana di calcio conquistava la quarta Coppa del Mondo. Insomma, le esultanze che hanno reso Rossi una vera icona del suo tempo sono molteplici.

Tuttavia, da grande campione quale è, Valentino Rossi ha anche dovuto affrontare momenti difficili durante la sua carriera. Quello che senza dubbio lo ha condizionato — se non devastato — di più è stata la perdita dell’amico Marco Simoncelli, avvenuta durante il Gran Premio della Malesia nel 2011. Proprio quel Simoncelli con cui condivideva tanti segreti professionali fino a fondare insieme la Racing Academy VR46. Valentino era già un grande campione, aveva vinto molti dei Mondiali, e per questo poteva dire basta dopo quel fatale incidente. Ma è riuscito a dividere le due cose, il dolore e quello che si deve fare per superare quella tragedia. Così scelse di continuare, di tornare in Yamaha e ricominciare a vincere. In pratica, decise di continuare a correre solamente per la passione e l’amore che ha sentito verso il mondo delle due ruote.

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Prima di lui, nonostante le prodezze di Giacomo Agostini, e prima ancora di Pasolini e Provini, il motociclismo era comunque uno sport di nicchia. Era seguitissimo in Emilia Romagna, nelle Marche, nelle terre dei motori, ma non aveva quella capacità aggregativa e mediatica che ha poi avuto con Valentino. Pertanto, come ha sottolineato il noto giornalista sportivo della Moto GP, Guido Meda, la gratitudine che merita Valentino è speciale: essa infatti non si limita alle ore di imprese sportive con cui ha saputo intrattenerci per 25 anni, ma va ben oltre.

Bisogna dirgli grazie prima di tutto per il suo modo di stare al mondo, con cui ha saputo ispirare un’intera generazione di motociclisti ed una tifoseria sconfinata che di moto non si era mai interessata prima — soprannominata il “popolo giallo” per il colore simbolo del motociclista. Per questo motivo, senza saperlo, Rossi ha indicato una strada, offrendosi come rarissimo caso di campione talentuoso, protagonista di siparietti molto allegri, manifestando una atipica leggerezza in un contesto professionale duro che educa ad essere seriosi. Ha vissuto rivalità schiette e le ha spinte al limite, per far valere la legge del più forte tanto in pista quanto nella testa degli altri piloti avversari. Ma senza trascinarsi nel corso del tempo i rancori dovuti alle momentanee divergenze sportive.

In 26 stagioni ha ottenuto 115 vittorie, 235 podi e 65 pole position, ma la sua ultima vittoria è datata al 25 giugno 2017, ad Assen. Poi più niente. Ma anche se il successo manca da stagioni intere, egli suscita qualcosa di molto vicino all’ammirazione che alla malinconia dei tempi che furono. Così, dopo un dominio durato per decenni, in qualche modo, Valentino Rossi è riuscito a ridefinire il concetto di vittoria. Egli è riuscito a travalicare il significato di vittoria, perché è stato in grado di creare qualcosa di più prezioso: un proprio stile.

Così, per Valentino il successo ha cominciato a non coincidere più con la posizione finale, ma con la presenza, con il restare abbarbicato alla sua moto mentre gli altri, più giovani e a volte anche meno talentuosi, gli stanno davanti, lo sorpassano come se fosse un pilota qualsiasi. Un’esistenza che diventa piena solo se sorretta dall’idea di “resistenza”. Fino a oggi. Fino a quando un uomo che è stato capace di diventare più grande del suo stesso sport ha annunciato il suo ritiro. Una carriera tirannica, che ha fagocitato tutti i suoi rivali, e che ora ha solo un comandamento: esserci, anche a nove gare dal ritiro. Per strappare ancora emozioni e applausi, e rimanere Valentino Rossi anche una volta sceso dalla moto.

Gabriele Caruso

Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, nutre un forte interesse verso l'antropologia culturale e la sociologia. I suoi principali temi di indagine sono l'antispecismo e le questioni inerenti all'Irlanda del Nord.

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