La strage di Crotone: il costo umano delle politiche anti-migratorie
Fonte: guardia costiera italiana

Il naufragio avvenuto domenica mattina davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro appare oggi come l’ennesima strage evitabile, che si somma a tante altre tragedie simili che negli ultimi decenni si sono verificate nel mar Mediterraneo, un mare che assume sempre più le sembianze di un cimitero a cielo aperto. Il barcone in difficoltà con a bordo centinaia di migranti era stato avvistato, osservato e fotografato ben 7 ore prima del naufragio. Nonostante l’evidente situazione di pericolo a nessuna autorità, sia europea che italiana, viene in mente di adempiere a quello che è un dovere non solo legale, sancito da trattati e leggi internazionali, ma anche e soprattutto morale: soccorre persone che si trovano in difficoltà, in un mare in tempesta. La strage di Crotone è stata causata da precise scelte politiche e dalla decisione, presa di chi aveva il dovere e la possibilità di salvare quelle vite, di non agire, di non avviare nessuna attività di ricerca e soccorso, se non a naufragio già avvenuto, quando il crudele destino dei migranti era già tristemente scritto.

Le salme dei 67 migranti giacciono oggi nella Camera Ardente allestita all’interno del Palazzetto dello Sport di Crotone. Tra le vittime accertate 14 bambini: un neonato di 8 mesi, due piccoli gemelli di pochi anni e altri 11 minori. Non ancora quantificato il numero dei dispersi. Dalle dichiarazioni dei migranti a bordo del barcone altri 20 bambini risultano dispersi, i loro corpi non sono stati ancora restituiti da mare. Nella mattinata del 2 marzo il Presidente Mattarella e la neo Segretaria del Pd Elly Schlein si sono recati a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio.

Gli errori, le sottovalutazioni e lo scarico di responsabilità tra Frontex e la Guardia Costiera italiana

Alle 21.26 un aereo appartenente a Frontex, l’agenzia europea di guardia di frontiera e costiera, avvista per la prima volta il barcone, lo fotografa e lo segnala alle autorità italiane. Nel rapporto inviato dalla centrale operativa di Frontex all’Italia si parla di un barcone a 40 miglia dalle coste calabresi «con a una persona sul ponte, portelloni di bordo aperti e una significativa risposta termica» che evidenzia la possibile presenza di numerose persone in sottocoperta. Le condizioni metereologiche sono allarmanti: mare in tempesta, forza 7. Dopo la segnalazione l’aereo abbandona la zona e torna alla base italiana situata a Lamezia Terme. Durante la notte nessun altro veicolo si alzerà in volo.

Ricevuta la segnalazione le autorità italiane decidono di trattare il caso come un “evento di polizia”: nessuna motovedetta della guardia costiera lascia il porto, nessuna azione di ricerca e soccorso viene avviata. Si decide di inviare due mezzi della Guardia di Finanza non idonei né al soccorso né alla navigazione in un mare in burrasca e che, a causa delle impervie condizioni meteo, rientrano subito in porto senza svolgere alcune attività. L’Imrcc di Roma, il centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, informato prima da Frontex e poi dalla stessa Guardia di Finanza dell’impossibilità di raggiungere il barcone segnalato, non ritiene necessario aprire una pratica Sar e dunque avviare ricerche di soccorso.

Le prime dichiarazioni del comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi, rilasciate alla stampa all’indomani della strage di Crotone, confermano il mancato allarme da parte dell’Imrcc:«La Guardia Costiera aveva tutti i mezzi navali per intervenire in sicurezza, ma ha operato secondo le regole d’ingaggio. Cioè non è intervenuta perché non c’è mai stato un allarme per una missione search and rescue, che significa “cerca e recupera».

La situazione sul barcone diventa drammatica intorno alle 4 del mattino quando l’imbarcazione a pochi metri dalla riva viene avvistata da tre pescatori sulla spiaggia di Curto che immediatamente allertano la Guardia Costiera. I pescatori, sentiti poi come testimoni oculari dai carabinieri, dichiarano d’aver visto numerose persone a bordo, molte di queste tentavano di inviare segnali di SOS con le luci dei propri telefonini. Erano vicini alla riva, vedevano la spiaggia ma non riuscivano a raggiungerla. Dopo pochi minuti una forte onda ribalta il barcone, lo fa sbattere contro gli scogli e lo distrugge in più parti. Nelle testimonianze rilasciate alla stampa da Vincenzo Luciano, uno dei tre pescatori giunti sul posto, la scena del naufragio è descritta come apocalittica. I primi corpi senza vita a giungere a riva sono stati quelli dei bambini, «Ho preso un bambino, pensavo fosse vivo e mi sono tuffato in acqua-era un bambino di 2/3 anni , quando l’ho tirato fuori aveva ancora gli occhi aperti. Ho detto questo lo salvo, ma non è andata così». Il naufragio è avvenuto e ancora nessun mezzo di soccorso è stato inviato. Alle 4.30 circa i militari che arrivano sulla spiaggia si trovano davanti una scena drammatica: numerosi cadaveri sulla riva, molti corpi in mare, persone che gridano e tentano di raggiungere la spiaggia. Le prime operazioni di ricerca e soccorso in mare da parte pattuglie delle Guardia Costiera italiana vengono avviate intorno alle 5.30 del mattino, a distanza di più di un’ora dal naufragio.

Il procuratore di Crotone, Magistrato Giuseppe Capoccia, incaricato di accertare i fatti, ha dichiarato: «Mai scattate le ricerche che potevano salvarli. Da padre provo rabbia. Da Roma si è deciso di far uscire i mezzi della finanza per un’attività di polizia e non di soccorso. Accerteremo i fatti, a quelle famiglie dobbiamo risposte». Sono ora in corso le indagini volte a chiarire le dinamiche e responsabilità di quanto accaduto.

Le ciniche dichiarazioni del Ministro Piantedosi sulla strage di Crotone e la condanna delle opposizioni e della Chiesa

All’indomani di quella che è stata tristemente soprannominata la strage di Crotone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato la vicenda rilasciando delle dichiarazioni a dir poco ciniche che dimostrano l’incapacità di comprendere il senso profondo di una tragedia che richiama il nostro Paese e l’Europa alle sue responsabilità.

Nei suoi commenti il Ministro ha di fatto definito le vittime della strage di Crotone come colpevoli e responsabili della tragedia scaricando su di loro ogni responsabilità. Riferendosi alle numerose vittime minorenni ha dichiarato «La colpa dell’accaduto è delle famiglie che li fanno imbarcare» e ancora «io su una barca di quel tipo non sarei salito, tra l’altro se è vero che si pagava 8000 euro».

Immediata e durissima la condanna da parte dei due principali partiti d’opposizione, PD e Movimento Cinque Stelle, e da diverse cariche religiose del mondo cattolico. La neosegretaria del Pd Elly Schlein nel corso del suo intervento alla Commissione Affari Costituzionali ha definito le parole del Ministro indegne e disumane ed ha chiesto le sue dimissioni. Il deputato pentastellato Gaetano Amato si è scagliato contro il titolare del Viminale:«Ieri sera a Crotone il ministro Piantedosi, a poche ore da una tragedia immane, ha pronunciato parole di rara inumanità. La colpa secondo lui è tutta di chi parte, ignorando le ragioni che spingono a fare una scelta così rischiosa. Come ha potuto esprimersi così davanti a 60 morti tra cui 14 bambini?».

Forti critiche anche da parte dalla Chiesa cattolica. Diverse cariche religiose hanno espresso la loro disapprovazione e ferma condanna a quanto dichiarato dal Ministro. Tra queste, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che ha dichiarato: «Non c’è spazio oggi per i qualunquismi – è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni – il culmine simbolico di tutto ciò è stata la dichiarazione resa dal Ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo –, il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime».

Lo stesso Papa Francesco nel ricordare la strage di Lampedusa avvenuta nell’ottobre del 2013, in cui persero la vita 368 persone, condannò con fermezza quella che definì come la globalizzazione dell’indifferenza riferendosi all’indifferenza degli uomini verso i propri simili e nei confronti delle persone che necessitano di aiuto. «I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta».

La fortuna di essere nati e di vivere nel giusto punto del globo, le garanzie e i vantaggi legati a questa condizione, non ci danno il diritto di privare coloro non ha avuto la stessa felice sorte dei diritti e delle libertà fondamentali, conquistati non con poca fatica dall’essere umano.

La strage di Crotone rappresenta l’ennesima drammatica prova del costo umano delle politiche di “gestione” dei flussi migratori adottate in Italia e in Europa. Politiche che, almeno sulla carta, incontrano chiari limiti: in primis quello del rispetto dei diritti umani, tra cui il diritto alla vita, alla libertà personale e ad un’esistenza dignitosa. A questi si aggiunge l’obbligo per gli Stati, sancito da norme di diritto internazionale, di collaborazione ai fini del soccorso in mare e il «dovere di salvare, con ogni mezzo, tutti coloro che si trovano in pericolo in mare, senza distinzioni di nazionalità o status, di dare loro assistenza, trasportarli e sbarcarli nel primo un porto sicuro».

Martina Pietrograzia

Redattrice e speaker radiofonico. Da sempre affascinata dal mondo della politica e dell'informazione, ho orientato i miei studi in questi due settori disciplinari conseguendo una prima laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali e successivamente una laurea magistrale in Giornalismo, media a comunicazione digitale.

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