Era un giorno come altri, sul web chiunque prendeva parola, e dei tali pensarono di creare una pagina nuova: il Blastometro. Ma cosa vuol dire blastare?
Blastare è un termine del mondo giovanile stabilizzato nel linguaggio comune che ha avuto negli ultimi anni un largo uso. Il termine indica l’atteggiamento di chi, vantando una solida coscienza culturale e facendo leva sul proprio ruolo sociale, attacca, irride e zittisce il cosiddetto analfabeta funzionale. Blastare è un verbo ma soprattutto una tendenza diffusa.
Da qui l’idea di un misuratore di blast, una raccolta di tutti i commenti presenti sul web degni di nota, per ridere insieme e prendere coscienza di ciò che è giusto dire e ciò che è meglio tenersi per sé. Una pagina che non ha lo scopo di umiliare, secondo i fondatori, bensì di mettere in evidenza e insegnare.
Carlo Calenda blasta laggente, Roberto Burioni blasta laggente, Manuel Agnelli blasta laggente
L’attacco non è appannaggio di una classe sociale. Non ha partito né categorie. Ma c’è un blastatore che vince su tutti.
È l’instancabile maratoneta, il direttore del TG La7, l’indipendente e oggettivo Chicco, che ha fatto dell’atto del blastare il proprio tratto distintivo e attorno a questo ha plasmato il proprio personaggio social(e), diventando un idolo.
Con le sue risposte provocatorie, beffarde, spesso impertinenti, non di rado scortesi, si è autoeletto bastonatore delle masse.
«Se tu hai davanti un cretino e non glielo dici fai un errore. Se non controbatti rispetto al cretino l’area del cretinismo si allarga perché nello echo chambers uno, se non viene represso nel modo dialettico, finisce per creare proseliti». Con queste parole il direttore spiegava già tempo fa le ragioni della scelta di blastare i cretini su Facebook.
Mentana, nell’era dell’esposizione perenne, in cui conta l’immagine che ognuno lascia apparire di sé, è riuscito a fare delle sue pagine Facebook e Instagram le migliori vetrine di uno spettacolo – tragicomico però – che coinvolge nella stessa misura il detrattore e la controparte.
Del lettore-commentatore tragica è la xenofobia, il divisionismo storico, il vuoto grammaticale. Comico è lo strumento, l’approccio, il modo. Della controscena tragica è la parola, la mancanza di indagine, l’atto in sé rispetto al ruolo – quello giornalistico – ricoperto. Comica è l’ironia, la puntualità, la sagacia. Uno spettacolo tragicomico perché sebbene spesso faccia ridere di gusto, diciamolo, altrettanto spesso lascia un sapore amaro in bocca. Perché ci si rende conto di quanto lo spettacolo sia paralizzato dalla mancanza di dialogo e condizionato dalla critica aprioristica di chi si sente e sa di essere superiore. Perché alla violenza verbale si risponde con la scelleratezza, all’ignoranza con la presunzione, alla critica con il miope rifiuto di un confronto. Ed è un peccato.
Sei tu lo scemo del villaggio?
Di cretini, imbecilli, e ignoranti probabilmente ne è pieno il mondo. Ma chi stabilisce il confine tra imbecille e intelligente? Tra intellettuale e intellettualoide?
Il blastare spinge a pensare. Forse il problema di oggi, tanto dei politici quanto dei comunicatori, è proprio l’ergersi al di sopra. Ci si svincola dalla realtà, non si vuole vedere la percezione che l’uomo comune ha delle parole e della realtà, in nome di un intellettualismo imborghesito. Si è diventati tutto ciò che prima si criticava. Il metodo dialettico tende a dimostrare un ragionamento, a persuadere, a far ritrattare una volta presa coscienza di più verità. Indaga, interroga. Non presuppone la demolizione, non richiede la fredda stroncatura.
Magari i lettori hanno bisogno di qualcuno che li guidi o almeno che parli loro alla pari. Magari il mondo della comunicazione ha bisogno di riscoprire l’altra parte di sé, l’ascolto, utile a riflettere. Magari le stoltezze potrebbero essere evidenziate con la raffinatezza delle parole di cui l’uomo dispone. E così le echo chambers distrutte dall’arguzia.
Sapete darle, ma non prenderle
L’atto del blastare crea un vortice di gratuita aggressività e lascia trasparire una patina di intolleranza.
Mesi fa Marco Damilano parlando di arroganza e resistenza, citò un passo dell’Elogio della mitezza di Norberto Bobbio, una guida materiale e spirituale, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta al giorno.
«La mitezza è il contrario dell’arroganza, intesa come opinione esagerata dei propri meriti, che giustifica la sopraffazione. La mitezza è il contrario della protervia, che è l’arroganza ostentata. La mitezza è il contrario della prepotenza, che è abuso di potenza non solo ostentata, ma concretamente esercitata. Il protervo fa bella mostra della sua potenza, il potere che ha di schiacciarti anche soltanto con un dito, come si schiaccia una mosca o con un piede come si schiaccia un verme. Il mite è invece colui che “lascia essere l’altro quello che è”, anche se l’altro è l’arrogante, il protervo, il prepotente… Il mite non apre mai, lui, il fuoco; e quando lo aprono gli altri, non si lascia bruciare, anche quando non riesce a spegnerlo. Attraversa il fuoco senza bruciarsi, le tempeste dei sentimenti senza alterarsi, mantenendo la propria misura, la propria compostezza, la propria disponibilità.»
C’è un tempo per i cretini, e uno per i blastatori. C’è un tempo per ridere, e uno per riflettere. E poi c’è un tempo per essere miti, magari è proprio questo.
Alba Dalù
Cara Alba, leggo questo tuo articolo nel monento giusto perché da tempo mi chiedo come si potrà andare avanti tra gente che crede al falso, che non sa, che non conosce, che vive di aria fritta e gente che cerca di far apprezzare il sapere e la consapelezza di un ruolo sia esso storico, sociale, politico. Bel profilo quello del blastatore. In un mondo di cretini sovraesposti, trova il suo spazio chi si erge, appunto, ‘blastando’. Il richiamo alla mitezza potrebbe salvarci , ma chi ci salverà dall’orda di ignoranti che invade questo mondo sui social, nelle istituzioni, nella politica?
Se lei pensa di incarnare la mitezza con questo suo commento, si sbaglia! Tutt’ altro che mitezza evidenzia chi sentenzia che “gli altri”, cioè coloro che manifestano opinioni divergenti nei social, in politica , nelle istituzioni siano ignoranti o cretini. Non è sempre questione di stile più o meno raffinato , magari rozzo, quanto di contenuti , e le idee , giuste per me, sbagliate per lei o viceversa, seguiranno fatalmente il loro corso.Più che la mitezza, potrebbe calmare gli animi la disponibilità ad ascoltare l’ altro, la ricerca delle ragioni degli altri, soprattutto il non ergersi a giudici di chi non si conosce. Il dubbio su se stessi. Bella cosa il dubbio, ci spinge a ricercare dentro e fuori di noi. Quante sorprese!