Banksy è tornato: è del 18 marzo l’ultima foto postata sul suo profilo Instagram che ritrae il suo ultimo murale, realizzato su un palazzo residenziale nell’area del Finsbury Park di Londra. Il famoso artista dal volto ignoto, da sempre attivo in ambito politico e sociale, ha scelto questa volta come tema dell’opera l’ecologia. Poco tempo prima, nel quartiere di Peckham, a Londra, aveva, invece, raffigurato su un cartello stradale di stop tre droni in formazione: chiaro il messaggio dello street artist, invocante lo stop alla guerra.
L’albero di vernice: l’urgenza di agire
Con l’inconfondibile tecnica dello stencil, il recente murale di Banksy ha sullo sfondo la figura di una giovane donna con lo sguardo rivolto all’insù che osserva l’enorme macchia di colore verde sprigionatasi dal tubo a pressione che tiene tra le sue mani. Quello che cerca di fare è ridar vita a un vero albero, triste e spoglio, il vero protagonista dell’opera, che si trova in primo piano.
Interessante la scelta del setting: la creazione del Finsbury Park, risalente al XIX secolo, è, infatti, è originariamente legata alla necessità di creare degli spazi all’aperto che si ponessero in contrasto con la crescente urbanizzazione della città di Londra, come già accaduto alla città di Parigi. In particolare, secondo quanto riportato da alcune fonti, nel 1841 gli abitanti di Finsbury chiesero che nell’area ci fosse un parco per poter alleviare le dure condizioni di chi viveva in povertà. Tuttavia, con gli anni, in particolare nel XX secolo, questo ha subito un progressivo processo di declino. Oggi è un luogo di incontro tra culture, come si può vedere anche dai ristoranti e bar che ospita.
Ancora una volta Banksy torna con un tema che in questi anni sta facendo molto discutere: il problema del cambiamento climatico e della necessità di interventi che assicurino un ambiente ecosostenibile. La figura che ridisegna con la vernice la chioma che l’albero ha perduto potrebbe essere letta come l’urgenza di rimboccarsi le maniche per restituire la natura a se stessa; dall’altro lato, però, il fatto che questo lo si faccia utilizzando del materiale inquinante, qual è, appunto, la vernice, fa riflettere sul fatto che le armi utilizzate per combattere contro il degrado sono spesso esse stesse degradanti. Dunque, lo scenario che si prospetta appare catastrofico.
Inoltre, appaiono evidenti i riferimenti a organizzazioni come Ultima generazione, che in diverse circostante ha utilizzato proprio la vernice come mezzo per richiamare l’attenzione sul problema ambientale.
Questa volta è Banksy che invita alla riflessione e, soprattutto, all’azione, affinché si intervenga in maniera efficace contro la distruzione del pianeta.
Nonostante siano in tantissimi ad aver accolto con stupore e ammirazione l’ultima opera dello street artist britannico, c’è stato chi ha, invece, deciso di rovinarla: il murale è stato, infatti, deturpato con della vernice bianca solo due giorni dopo la sua comparsa. Era accaduto anche con l’opera Stop war, che, invece, è stata rubata.
L’artista avvistato davanti al suo murale: risolto il mistero della sua identità?
La fama dell’artista, oltre che dalle sue opere, deriva anche dal mistero che aleggia attorno alla sua identità. Diverse sono state, infatti, le teorie negli anni che gli hanno attribuito prima un nome, poi un altro.
Questa volta, però, pare essere stato avvistato davanti all’opera un uomo di circa cinquant’anni che in molti ritengono somigliante a Robin Gunningham, su cui già da tempo si era indagato.
Tuttavia, la questione non ha trovato ancora una soluzione e, anzi, il mistero si infittisce.
Mariella Rivelli