A distanza di quarantuno anni dal suo assassinio, avvenuto il 9 maggio 1978 per mano di Cosa Nostra, ecco tutte le iniziative culturali e di lotta alla mafia portate avanti da Peppino Impastato, il “poeta ribelle” di Cinisi.
È la mattina del 9 maggio 1978. Nella cittadina di Cinisi, in provincia di Palermo, viene ritrovato il corpo senza vita di Giuseppe Impastato, detto Peppino. Ad ucciderlo, nella notte, alcuni uomini del boss locale, Gaetano Badalamenti, appartenente all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”. L’unica “colpa” di Peppino? Aver denunciato, durante le trasmissioni in onda su Radio Aut, da lui fondata, i diversi atti illeciti per il controllo del territorio compiuti proprio da Badalamenti e dai suoi uomini. Cresciuto in una famiglia vicina agli ambienti mafiosi (suo padre, Luigi Impastato, era al servizio di Badalamenti), Peppino manifesta fin da subito il suo dissenso verso quel mondo corrotto di cui non si sente parte e che arriverà a definire «una montagna di merda».
Peppino ribelle: Radio Aut
È proprio con Radio Aut, aperta nel 1977 a Terrasini, a pochi chilometri da Cinisi, che comincia la sua attività di lotta contro la mafia. Si tratta di una radio autofinanziata e messa su insieme ad alcuni amici. Grazie ad essa, dal 1977 fino al maggio del 1978, la voce di Peppino arriva alle orecchie di tutti i cittadini di Cinisi e dintorni. La trasmissione più seguita, “Onda pazza a Mafiopoli“, ogni venerdì sera incendia quel poco etere occupato dalla radio. È una trasmissione che scotta, è satirica, di denuncia: le invettive di Peppino sono indirizzate alle personalità di spicco della comunità locale, prima fra tutte, proprio quella di Gaetano Badalamenti, ribattezzato da Peppino “Tano Seduto”.
Peppino poeta: Circolo “Musica e Cultura”
Oltre a Radio Aut, Peppino e alcuni suoi amici fondano, nel 1975, il circolo “Musica e Cultura”, con lo scopo di promuovere diverse attività culturali quali dibattiti politici, cineforum, musica, teatro e letteratura.
Quest’ultima, Peppino la coltiva personalmente, componendo poesie e brevi scritti che ci restituiscono la figura di un fragile combattente. Perché nei suoi scritti e, soprattutto, nelle sue poesie si avverte tutta la fragilità cristallina del Peppino “uomo”, con paure, speranze, sogni e malinconie. Sono poesie forti, che esprimono un disagio interiore frutto di una sensibilità fuori dal comune. Le poesie di Peppino sono state pubblicate dal Centro Impastato, che da quarant’anni si occupa di tenere viva la sua memoria con iniziative culturali volte a combattere la mafia. Ecco alcune delle poesie composte da Peppino:
«Lunga è la notte e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.»
«Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi vuoti
fissi nell’abisso.»
«Nubi di fiato rappreso
s’addensano sugli occhi
in uno strano scorrere
di ombre e di ricordi:
una festa, un frusciare di gonne,
uno sguardo, due occhi di rugiada,
un sorriso,
un nome di donna:
Amore
Non
Ne
Avremo.»
Il ribelle di Cinisi, dunque, smette i panni del “rivoluzionario” e indossa quelli del poeta, dell’uomo tormentato che trova in Calliope l’unica via per la catàrsi individuale. Unico modo per sfuggire, anche se soltanto per il breve tempo di un verso poetico, alle responsabilità di essere Peppino, di essere quel ragazzo che, nel fiore dei suoi anni, ha deciso di rinunciare al tempo migliore della vita per combattere una realtà ingiusta e meschina ancora oggi presente sul territorio italiano.
…E oggi?
Peppino ha combattuto anche per tutti noi e ci ha indicato la strada da percorrere per riuscire ad estirpare definitivamente questa mentalità che da troppo tempo inquina la nostra società e la nostra storia. E non è vero, come qualcuno lì a Pontida ritiene – sperando, così, di ricevere altri voti provenienti soprattutto dalle regioni del sud – che, nel giro di «qualche mese o anno», la mafia (uso sineddotico del termine) sarà soltanto un lontano ricordo. La mafia, purtroppo, esiste ancora e non è una macchia che va via con un giro in lavatrice. Certo, non è più quella amministrata da uomini con il cappello e la lupara, non è neanche più quella che combatteva Peppino.
La mafia si è evoluta, estendendo la sua rete di domini anche oltre il confine nazionale. È una mafia 2.0, è una mafia che viaggia insieme alla fibra ottica. E a noi, che ogni anno continuiamo a ricordare il sacrificio di Peppino, spetta il dovere di prendere coscienza della situazione per poi, insieme con le istituzioni – in primis con la scuola – agire per aiutare le nuove generazioni ad acquisire una mentalità diversa che soppianti la mentalità immorale e riprovevole del guadagno facile e illecito. Proviamo, tutti insieme, a costruire un mondo più giusto, per far sì che il sacrificio di Peppino e di altri “uomini-eroi” non sia stato vano.
Anna Rita Orlando