Un appassionato disincanto di Antonio Bonagura è un romanzo d’azione, che racconta le vicende dei servizi segreti italiani, nel periodo clou dell’ascesa delle Brigate Rosse e delle reti di terrorismo internazionale, tra cui “Al Qaeda”, capeggiata da Osama Bin Laden, con obiettivi sensibili anche nel nostro Paese, divenuto un bersaglio della “jihad”. Ed è proprio attraverso lo sguardo del protagonista, Osvaldo, che si approfondisce l’intero settore: il lavoro di analisi e quello investigativo, che svolgerà con successo sia a Roma che a Napoli.
Osvaldo è un agente con un valido know-how informatico, ma anche con grandi capacità di intervento sul campo in “O.C.P” (Osservazione, Controllo e Pedinamento). Il suo asso nella manica è aver ben presto capito che per salvarsi la pelle in operazioni ad alto rischio è necessario sapersi improvvisare attore, oltre che essere abile nell’arte del camuffamento: un’attività che offre grandi soddisfazioni, ma nessuna garanzia di salvezza. «Osvaldo e i suoi colleghi si trovavano spesso ad operare sul campo indossando i panni di personaggi inesistenti, magari confezionati su misura in modo da renderli adeguati alle situazioni in cui dovevano reperire dati e notizie. Osvaldo, Ciro e Ninetto avevano grande fantasia, su questo non c’era dubbio, inventavano delle storie da cucire addosso ai loro personaggi, delle cover stories, come le avrebbero chiamate ufficialmente qualche anno dopo. Era un po’ come fare teatro, e in questo Osvaldo si sentiva avvantaggiato».
Operazioni anche molto delicate, come quelle che si svolgevano nei bassi napoletani – aree degradate ad alto tasso di criminalità e collusione – dove le facce nuove non erano ben accette ed erano soliti travestirsi da vigili urbani o da operai di cantiere per fingere “lavori in corso”, e dedicarsi all’osservazione dei sospettati senza rischiare la vita. «E se qualcosa va storto? Con chi se la prendono? Osva’, se ancora non lo hai capito, fino a quando le cose vanno bene, forse, qualcuno potrebbe anche dirci “grazie!”, ma se qualcosa dovesse andare storto, stai pur sicuro che ci ritroveremmo col culo scoperto e tutti contro. Sta solo a noi decidere cosa e se lo vogliamo fare. Altro che responsabilità… Osvaldo cominciava a realizzare che in molte circostanze sarebbe stato l’unico a pensare, decidere, agire». Ed è proprio dall’amara consapevolezza che le istituzioni statali non garantivano né la salvezza né la copertura dei propri agenti che ha origine il titolo del romanzo, Un appassionato disincanto.
Adrenalina, sovraccarichi di lavoro, responsabilità illimitate che minano la salute degli stessi funzionari, surclassati, a parità di grado, dai favoriti dei comandanti, promossi per il giudizio positivo degli stessi e non per i meriti in azione. E dalla delusione alla disillusione il passo è breve, così come da un palcoscenico improvvisato a uno vero e proprio.
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Antonio Bonagura (Nola, 1962) si laurea in Sociologia presso l’Università Federico II di Napoli, dove consegue anche un Master in Comunicazione e Pubbliche Relazioni. Ha lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del Servizio di supporto alla realizzazione e gestione dell’Osservatorio per l’innovazione del settore pubblico. Da qualche anno coltiva anche la sua antica passione per il teatro, approfondendo la specifica conoscenza e la propria tecnica attoriale. Pubblica per Graus Edizioni il suo romanzo d’esordio, Un appassionato disincanto.
Recensione a cura dell’Ufficio stampa Il Taccuino