Cinque o più persone. Ognuno contribuisce a qualcosa. Ci sono luoghi immersi nel verde in cui la frenesia delle città è un ricordo lontano. Sono posti fatti per vivere insieme, gli ecovillaggi, o piccole utopie come li definisce qualcuno. Hanno strutture estranee a quello a cui siamo abituati. La vita diventa un progetto che ha il sapore di comunità, in ogni senso. Gli ecovillaggi, che esistono da anni, sono diventate realtà sempre più diffuse. Nell’ultimo periodo poi sono state particolarmente apprezzate.
Cosa sono gli ecovillaggi?
È il 1971 quando Stephen Gaskin, professore di San Francisco fonda nel Tennessee the Farm, il primo ecovillaggio del mondo. The Farm esiste ancora oggi e conta circa 200 abitanti. Nello stesso periodo anche in Italia si pensa a costituire un modello conviviale diverso dal consueto. L’ecovillagio più antico è del 1972 e si trova in Umbria, tra Perugia e Terni. Si chiama Utopiaggia. Oggi gli ecovillaggi in Italia sono quasi una ventina. Ma cosa sono nello specifico e come si svolge la vita all’interno di essi?
Secondo l’ecologo ed agronomo australiano David Holmgren, così come riportato da Wikipedia, gli ecovillaggi si basano su alcuni principi che possono essere facilmente riassunti. Adesione volontaria di chi decide di farne parte. Condivisione di un progetto pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale, utilizzo di energie rinnovabili e sostentamento alimentare basato sull’agricoltura biologica.
Cosa significa farne parte
Far parte di un ecovillaggio significa non soltanto vivere in un luogo diverso. Qui si realizzano le idee di vita sostenibile: non solo a livello ecologico ed economico ma anche e soprattutto a livello umano. Le persone cercano uno stile di vita in sintonia con l’ambiente, in totale condivisione di risorse e di lavoro. Lontano dai meccanismi della società moderna si ripensa e sperimenta un nuovo vivere. Nuove forme sociali, metodi diversi di istruzione ma anche di riscaldamento, cucina, allevamento. Dalle forme sociali a quelle pratiche: tutto viene rivisto sotto una nuova luce. Le difficoltà non sono poche.
Qualcuno si concentra sull’agricoltura, altri sulla crescita interiore. Ogni villaggio ha delle proprie peculiarità. Il motore primo che scatena la voglia di trasferirsi è l’idea di vivere a contatto con la natura. Poi si scopre il vivere in comunità. Alcuni ecovillaggi sono associati a organizzazioni che permettono scambio lavoro, altri chiedono un contributo per rendere possibile l’accoglienza. Ognuno ha le proprie regole e tempi di accoglienza.
«Creiamo Comuni e Comunità libere il più possibile dal denaro, libere dalle religioni, che fungano da spazi sociali per attività culturali e di sviluppo ecologico. Questo gruppo tratta argomenti inerenti la vita rurale, il ritorno alla campagna, agli orti, alla terra, al rispetto reciproco e alla critica costruttiva». (Dalla pagina Facebook Ecovillaggi)
Ecovillagi e pandemia
Secondo la RIVE, Rete italiana villaggi ecologici (associazione che riunisce progetti e realtà di comuni), la pandemia ha favorito l’aumento di richieste di vita alternativa. La presidente Francesca Guidotti, ha spiegato all’HuffingtonPost, «Il momento storico che stiamo vivendo ha messo in crisi il sistema di riferimento di tantissime persone. Molti hanno iniziato a chiedersi: È davvero questo quello che voglio fare o essere nella mia vita?».
La crisi sanitaria è stata, e continua a essere, crisi economica ma anche psicologica. Per questo motivo RIVE ha lanciato l’iniziativa “Uniamoci in cerchio”. È stato dato vita a un servizio di ascolto e di aiuto aperto a tutti. Ma non solo. Le iniziative messe in campo sono tante. “Gli ecovillaggi a casa tua” è, ancora, una di queste. Ogni villaggio ha tentato di adeguarsi alle esigenze del momento. Mettendo a disposizione il proprio tempo sono stati condivisi online conoscenze, organizzati incontri di lettura, qualcuno ha pensato a possibili giochi da far fare ai bambini. Appuntamenti quotidiani o settimanali, tutti pensati per creare un legame, una comunità che sappia di verde e aria fresca anche a distanza, mentre si è chiusi in casa.
Alba Dalù