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crediti: Pausa Caffè (http://www.pausacaffeblog.it/wp/2017/05/ernest-hemingway-vecchio-mare.html)

Storia di un pescatore cubano e di un gigantesco pesce spada, Il vecchio e il mare è un lungo racconto dello scrittore e giornalista Ernest Hemingway, pubblicato nel 1952 sulla rivista Life e subito baciato dal successo della critica e del pubblico. Il mare e le sue creature, l’attività della pesca, l’immaginario cubano hanno accompagnato buona parte della vita di Hemingway. Sono infatti i pilastri de “Il vecchio e il mare“, che si ispira direttamente a una storia raccontata all’autore da un pescatore cubano, Carlos Gutierrez, circa quindici anni prima dell’uscita di questo piccolo capolavoro, che vinse il Nobel e il Pulitzer. Il mare quindi è il vero grande protagonista del racconto di Hemingway, in ogni sua forma.

“Il vecchio e il mare” è la storia di un conflitto tormentato e sempre aperto tra l’uomo e la natura

Santiago, nominato sempre come “il vecchio”, un povero pescatore, non riesce più a portare a riva alcun pesce e si spinge a largo delle coste cubane per tentare la fortuna. Si allontana dal Golfo immerso nell’oscurità e nel silenzio, remando da solo su una modesta barchetta: così, col peso degli anni sulle spalle e un volto segnato da rughe e cicatrici, comincia la sua storia di guerra e di pace con il mare.

Hemingway ne descrive la vera natura fin dalle prime righe del racconto:

Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri ed indomiti.

Dunque un uomo sapiente dei segreti del mare, per lui la mar, femmina che si ama e si corteggia, e non “el mar” come lo chiamano alcuni pescatori per sottolinearne l’ostilità. Durante la navigazione un pesce abbocca l’amo, però inaspettatamente rimane sott’acqua e inizia a rimorchiare l’imbarcazione: già si avverte la grande resistenza della preda che con stoica tranquillità si mostra al suo carnefice soltanto dopo giorni di viaggio. È il mare a separare i due e a raccogliere sia l’agonia del pesce, sia i pensieri contrastanti di Santiago. Il fulcro dell’opera è racchiuso nella manciata di giorni in mare che sembrano non finire mai: le azioni sono descritte nei minimi dettagli e con dovizia di tecnicismi dal mondo della pesca, e la lentezza a cui è costretto Santiago si avvinghia anche al lettore.

Il vecchio pescatore è combattuto tra la necessità di uccidere quel marlin che potrebbe migliorare la sua situazione economica e sociale, e il profondo rispetto per una creatura del mare che dimostra di essere nobile e capace tanto quanto l’uomo è intelligente e astuto. È in questo doppio binario che risiede l’intensità de “Il vecchio e il mare“: l’uomo è legato al pesce spada e soprattutto al mare da un sentimento di fratellanza che lo spinge al rispetto, ma anche dall’istinto di sopravvivenza che gli rende inevitabile la violazione della natura.

Il mare: terreno di scontro tra uomo e natura

Il mare è presente in ogni pagina del racconto e assume diversi ruoli nel corso della narrazione. È un luogo di incontro e soprattutto di battaglia tra l’uomo che vi si avventura per trarne profitto e la natura,che respinge l’intruso tendendogli mille insidie. Il mare è anche una sorta di confessore: a lui Hemingway (attraverso il personaggio di Santiago) affida le sue paure e i suoi pensieri, in balia dei ribaltamenti repentini della sorte.

Quando infatti il pescatore riesce a uccidere il marlin, afferma:

L’uomo può essere ucciso ma mai sconfitto.

Successivamente, all’arrivo di altri squali che finiranno per sbranare l’intero bottino, riconoscerà che è lui il vero sconfitto della storia.

Solitudine e silenzio nell’immensità della natura

Si abbandona alla solitudine della vecchiaia il personaggio di Hemingway, rientrato in porto dopo l’estenuante lotta contro il mare, sogna i leoni e l’amata Africa vissuta da ragazzo. La storia si chiude con lo stesso filtro della solitudine e della nostalgia con il quale si era aperta. La condizione esistenziale del vecchio si riflette sulle onde del mare e nel silenzio che lo accompagna per l’intera avventura: è circondato da una enorme distesa d’acqua e dai fantasmi di una vita, e pur di non sentirsi solo arriva a rivolgersi al pesce spada che ha catturato. Anche il marlin sembra solo e silenzioso. Non avendo tuttavia la parola, può soltanto far valere la sua forza e la dignità di essere vivente.

C’è un solo momento in cui uomo e natura si trovano davvero l’uno di fronte all’altro:

Allora il pesce tornò in vita, recando in sé la sua morte, e si librò alto fuori dall’acqua mostrando tutta la sua grande lunghezza e larghezza e tutta la sua forza e la sua bellezza.

Il pescatore ha ucciso un fratello e crede di aver avuto la meglio sul mare: scoprirà solo dopo che la natura è indomabile, e il mare non è sempre un fido compagno.

Arianna Saggio

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