Che Elly Schlein fosse una delle persone più competenti e tenaci nel panorama politico-istituzionale italiano era cosa nota, ma che potesse diventare una delle più concrete speranze di rinnovamento della Sinistra lo si è iniziato a capire (tardivamente) dopo le notevoli battaglie portate avanti al Parlamento Europeo sulla riforma del Regolamento di Dublino, cioè di quell’insieme di norme che impongono al Paese in cui i migranti approdano di farsi carico delle domande di asilo e di protezione internazionale degli stessi; è evidente che un Regolamento del genere penalizza enormemente i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo – Grecia e Italia su tutti – rispetto agli altri Stati membri. Tale riforma, con Elly Schlein relatrice del gruppo socialdemocratico S&D, era stata avanzata al fine di garantire una più equa redistribuzione dei richiedenti asilo in tutti i Paesi dell’Unione proporzionalmente alla popolazione, al PIL, allo sviluppo economico e ai legami familiari degli stessi. Purtroppo la riforma, passata in Parlamento, non è stata ratificata dal Consiglio Europeo a causa soprattutto dell’opposizione compatta dei Paesi del gruppo Visegrad. Così facendo, però, è stata smascherata tutta l’ipocrisia e l’egoismo dei governi “sovranisti” e della Lega in particolare, la quale non ha partecipato a nessuna delle 22 riunioni svoltesi per mettere a punto il testo della riforma.
È stata proprio questa perseveranza che ha portato Elly Schlein, con la lista “Emilia-Romagna Coraggiosa”, ad essere la candidata più votata alle scorse elezioni regionali in Emilia-Romagna, consentendo a Stefano Bonaccini di rinnovare il proprio mandato in Regione e segnando il primo vero stop elettorale della destra a trazione leghista nel segno dell’impegno e della buona prassi.
Abbiamo fatto un salto a Napoli, dove si sta provando a replicare l’esperimento romagnolo di una Sinistra progressista, ampia e aperta alla società civile in occasione delle elezioni suppletive per il Senato che si terranno il 23 febbraio 2020: stavolta è la candidatura di Sandro Ruotolo – scrittore e giornalista vomerese noto per il suo impegno nella lotta alle mafie – su cui convergono le realtà associazionistiche e politiche napoletane vicine al centro-sinistra. Contrasto alle disuguaglianze sociali, antifascismo e antirazzismo sono le prerogative alle quali si rifà Ruotolo per poter “battere” la destra populista e sovranista.
Nell’occasione, siamo riusciti a rubare qualche minuto a Elly Schlein che ci ha raccontato come pensa che la nuova Sinistra debba affrontare le sfide globali che la società pone: disuguaglianze sociali, cambiamenti climatici, parità di genere, migrazioni, lotta al precariato e al liberismo sfrenato.
Elly, grazie di aver accettato l’intervista. La tua presenza qui a Napoli, a sostegno di Sandro Ruotolo, segna una sorta di filo conduttore rispetto all’esperienza romagnola per riproporre un’idea di Sinistra ampia, progressista e aperta alla società civile. Pensi che tale formula possa essere replicata anche in altre zone d’Italia, se non a livello nazionale?
«Rispetto a quello che abbiamo fatto in Emilia Romagna, sicuramente abbiamo creato un nuovo metodo che può essere condiviso e riprodotto in altri territori, partendo dal presupposto che ogni zona ha le sue particolarità; quello che ha funzionato nella nostra esperienza è che noi abbiamo saputo tenere insieme una spinta di persone provenienti da movimenti, dall’associazionismo e dall’esperienza sindacale con le forze politiche. Sappiamo bene che trovare un equilibrio del genere non è sempre facile ma Napoli, con la bellissima candidatura di Sandro Ruotolo, sembra aver trovato un equilibrio simile, arrivando a una sintesi politica e civica coerente ai valori che lo stesso Ruotolo incarna. Questi sono elementi che possono essere certamente utili a una ricostruzione complessiva della Sinistra anche a livello nazionale; bisogna rendersi conto di quello che si muove intorno a noi: le Sardine, Fridays for Future, la solidarietà ai migranti nelle piazze, i Pride, i movimenti femministi come “Non una di meno”: come possiamo non ascoltare queste piazze? È per questo che dobbiamo cercare di costruire un fronte progressista ampio, laddove possibile, che tenga conto di tutte queste voci all’interno di alcuni confini valoriali e senza lasciare spazio ad ambiguità sulle posizioni chiave, cioè con il coraggio di esprimere parole chiare e decise sulla questione della parità di genere, dell’emergenza climatica e del contrasto a un precariato diffuso che ha impoverito i salari rendendo il lavoro più flessibile e meno sicuro. Se riusciamo a ricostruire su queste basi, in modo ampio, allora vedo davvero un punto di continuità. Dobbiamo condividere non solo quella che può essere una candidatura, ma soprattutto una visione di futuro chiara sottesa da quella stessa candidatura.»
Secondo te, i valori di cui hai parlato, lotta al precariato e alle disuguaglianze sociali, sostegno ai migranti, ai Pride, alle Sardine, all’ecologismo e al femminismo, possono essere raggiunti all’interno dei vincoli economici europei derivanti da Maastricht? Penso, ad esempio, ai vincoli di bilancio o alle politiche di austerità che ci vengono puntualmente imposte. Inoltre, all’interno di questo fronte progressista ampio, come può rientrare un partito come il PD che, nella sua recente esperienza politica, ha contribuito ad alimentare i problemi che ci troviamo ad affrontare oggi con decreti alquanto discutibili come il Jobs Act o il Decreto Minniti?
«Allora, in Emilia-Romagna ci siamo candidati in modo non scontato a sostegno di una coalizione ampia con Stefano Bonaccini dove era presente anche il PD dopo anni di rottura profonda sul Jobs Act, sullo Sblocca Italia, sul Referendum costituzionale e su altre decisioni che non abbiamo condiviso e non condividiamo tuttora. Abbiamo però fatto una scelta, cioè quella di contribuire a costruire un fronte alternativo a una destra pericolosa, bugiarda e inefficace e, al contempo, abbiamo chiesto alle persone di darci quella forza che ci consente di essere decisivi al fine di condizionare la nuova Sinistra e di spingerla verso una direzione ecologista e femminista. E ci hanno dato ragione! Con “Emilia Coraggiosa” abbiamo due consiglieri che sono fondamentali per quella maggioranza e resto convinta che anche col Partito Democratico, in questa rinnovata coalizione, saremo in grado di trovare un compromesso che ci soddisfi e che guidi le politiche future della regione. Speriamo, ovviamente, di trovare anche una convergenza riguardo l’idea di futuro che abbiamo in mente.
Parlando di Europa, le politiche economiche europee degli ultimi anni sono state folli perché hanno mirato solo all’austerità dimenticando di rilanciare gli investimenti pubblici alla ricerca, all’innovazione e non hanno affrontato il processo di automazione che ha reso il lavoro ulteriormente precario. Sono comunque convinta che la soluzione non sia quella di uscire dal quadro europeo che ci è ancora indispensabile per rispondere a questioni di carattere globale come le sfide migratorie e l’emergenza climatica. Inoltre, un’altra sfida tutta europea è quella di uniformare le differenze fiscali degli Stati membri: la giustizia fiscale si ottiene restituendo la sovranità ai cittadini e limitando il potere di mafie, dei poteri economico-finanziari e delle multinazionali che legalmente stanno eludendo il fisco in modo significativo togliendo risorse fondamentali per il nostro futuro. Smettiamola di dire che i soldi non ci sono a causa delle pensioni o dei servizi ai cittadini, cambiamo democraticamente queste regole per riuscire realmente ad incidere e riuscire, finalmente, a redistribuire la ricchezza. È questa il vero tema che la sinistra deve finalmente ritrovare.»
Nicolò Di Luccio