L’8 ottobre, il Teatro De Rosa (Frattamaggiore, NA) ha accolto sul suo palco la compagnia teatrale de I DOC Napoli, offrendo ai suoi spettatori una serata all’insegna del divertimento.
Lo spettacolo #LOVETODAY, scritto e diretto dalla drammaturga Gabriella Silvia Tartarone, esprime tutto il carattere e gli obiettivi che i DOC si prefiggono: la crescita della vita culturale e sociale del territorio campano, lo sviluppo, la diffusione della cultura e dell’arte in ogni sua forma. Gli allievi infatti hanno qui l’opportunità di crescere e di essere istruiti in un ambiente sano e familiare, capace di far loro spiccare il volo e indirizzarli nelle professioni artistiche.
#LOVETODAY generazioni a confronto è stato presentato da i DOC come uno spettacolo irriverente e vietato ai minori di 14 anni. Il motivo? Si affrontano senza peli sulla lingua gli scottanti argomenti dell’amore, della timidezza, degli orientamenti sessuali e della posizione che dovrebbe occupare la donna nella coppia e nella società. Le risate di pancia del pubblico hanno fatto da sottofondo a questa commedia in due atti, ma Gabriella Tartarone ha strutturato #LOVETODAY in modo che fosse intervallato da parentesi didascaliche, in cui gli attori esternavano le loro titubanze, i loro punti di vista e i loro coming out.
Aperto il sipario, il pubblico si è ritrovato a dialogare con una comunissima famiglia del napoletano: sotto un tetto convivono i due nonni amici dall’infanzia (interpretati da Fabrizio Casino e Claudio Presti), i figli (Sonia Imperiale e Filippo Carandente), ormai sposati da molti anni, e i due nipoti (Sabatino Baiano e Francesca Pezzella). Siamo quindi di fronte a tre generazioni legate da un viscerale affetto, ma che faticano a comunicare in quanto dotate di sensibilità del tutto diverse.
Gabriella Tartarone con i DOC mette quindi in scena una realtà comune un po’ a tutti, giocando con i tipici cliché e i meccanismi che si mettono in moto nei rapporti famigliari. C’è una madre che vuole risentirsi libera, come quando era più giovane e non era oberata dalle responsabilità e dagli impegni del lavoro e della casa. Ha un atteggiamento che oggi definiremmo da boomer: vorrebbe interessarsi al mondo dei social senza capirne davvero il linguaggio, è appassionata di talent show e vorrebbe partecipare a un provino seppur non abbia un talento in particolare. Il padre è il classico capofamiglia: una figura solida ma anche molto affettuosa, pronto a viziare la moglie e a mettere in imbarazzo i figli adolescenti. Ilaria è una ragazza cinica, cresciuta nella generazione Z e quindi bombardata da contenuti su storie di amore e di amicizia che l’hanno man mano disillusa, tanto da cadere in paranoia quando il suo migliore amico (interpretato da Emanuele Arfè) le chiede di uscire a cena. Fa scorpacciate di programmi spazzatura che infastidiscono molto suo fratello Paolo, un ragazzo che costruisce sé stesso immergendosi nei libri e che diventa polemico durante le discussioni in famiglia. Vorrebbe che tutti fossero di ampie vedute, cerca di divulgare gli insegnamenti dei sociologi, letterati e antropologi che studia con fervore; vorrebbe vivere in una società che non urli mai allo scandalo, ma che sia accogliente e inclusiva.
I due nonni regalano un tocco di vivace comicità: cercano di stare al passo con i nipoti seppur lasciando trapelare un linguaggio diretto e privo di filtri e accortezze. Dai loro discorsi si dirama però un’ulteriore tematica, spesso sottovalutata: anche i più anziani desiderano sentirsi di nuovo amati o semplicemente vogliono divertirsi, sentirsi vivi. Queste esigenze emergono quando nella casa entra un nuovo componente, la badante interpretata da Martina Amerola.
«Non abbiamo più rispetto per le istituzioni, per i genitori e per i nostri partner. Questo perché non amiamo noi stessi, nessuno ci ha insegnato a farlo.»
È questo il messaggio che Gabriella Tartarone mette in scena con i DOC: dobbiamo ascoltarci e accettarci, mai remare contro ciò in cui crediamo e mai spaventarci di ciò che siamo. Dobbiamo credere nella nostra individualità e nella nostra unicità; mai lasciarci manipolare o screditare. Dobbiamo quindi far valere il nostro punto di vista e, se non viene compreso, dobbiamo parlarne, raccontarci e diffondere così la nostra idea di amore. Il silenzio rischia infatti di tramutarsi in una prigione, nutrita da paure, non detti, reazioni date per scontate. La famiglia di #LOVETODAY è attentissima alla comunicazione: non ci sono mai vuoti, i personaggi si confrontano continuamente tra di loro, e dialogano con il pubblico tramite il filo diretto dei loro pensieri, resi in brevi monologhi e con la forma non verbale del ballo. Solo grazie a questo continuo flusso le incomprensioni iniziali possono avere vita breve, perché solo dando fiducia a chi ci sta accanto possiamo fare la differenza e permettere agli eventi di prendere una piega positiva.
Alessia Sicuro