Elezioni americane, a poco più di un anno dal voto qual è la situazione? Innanzitutto è giusto chiedersi: sarà un 2020 bis? Molto probabilmente sì e anche no allo stesso tempo. Probabilmente sì perché ad oggi, nell’ala democratica, Joe Biden si propone come unico candidato, quindi le primarie se le aggiudicherà senza grossi problemi. Stessa cosa per i repubblicani: sebbene siano diverse le figure proposte, oggi il distacco fra Donald Trump e il Governatore della Florida Ron DeSantis è molto profondo (+50% Trump contro un +13% DeSantis).
Quindi sì, nel novembre 2024 le elezioni americane vedranno quasi sicuramente un 2020 bis: Biden contro Trump, a meno che quest’ultimo non venga condannato definitivamente in uno degli innumerevoli processi di cui è protagonista, o che Biden non riesca a portare avanti la campagna elettorale. Quali sono però gli elementi che potrebbero cambiare significativamente la partita?
Il maggior pericolo di Biden alle elezioni americane è Biden
Il principale limite del Presidente in carica è in primis la sua età. È indubbiamente una delle difficoltà più grandi per il candidato e per l’intero partito democratico. Biden, infatti, con i suoi 81 anni, non si mostra come un candidato forte e carismatico, ma al contrario, un uomo fragile, in balia talvolta della sua balbuzie senile e di gaffe che continuano a fare il giro del mondo (solo negli ultimi mesi ha terminato un discorso in Connecticut con «God Save the Queen» fino a dichiarare che a causa del Covid «oltre 100 americani sono morti» lasciando perplessa la platea di spettatori.
Biden stesso si è sempre definito una “gaffe machine” e la sua autoironia era nota anche nel corso della vicepresidenza Obama. Possono sembrare minuzie, ma il fatto che il Presidente degli Stati Uniti arrivi a confondere l’Ucraina con l’Iraq non rassicura nessuno. Anzi. E tutti sanno, soprattutto nel suo partito, che questi lapsus non potranno che diventare più eclatanti in vista delle elezioni.
Elezioni americane: dov’è finita la Vicepresidente?
La Vicepresidente Kamala Harris: qualcuno chiami Chi l’ha visto?, perché ad oggi non risulta pervenuta. Il binomio Biden-Harris sembrava destinato a grandi cose, vista la forte vicinanza fra i due ancora prima della vittoria alle elezioni presidenziali 2020. Kamala Harris ha una storia sorprendente alle spalle: non solo in quanto prima donna e prima persona non bianca alla Vicepresidenza degli Stati Uniti, ma in quanto ex procuratrice di San Francisco prima e come procuratrice generale dello Stato della California poi. Una donna dedita alla giustizia, ma mediaticamente “schiacciata” una volta assunto il ruolo di Vicepresidente.
Fonte immagine: Collections
Proprio dal momento in cui il Presidente appare una figura letteralmente “traballante” ci si aspetterebbe di vedere una running mate più presente e stabile, soprattutto a un anno dalle elezioni presidenziali. Eppure sono in molti a mettere in dubbio le sue capacità, non solo come VP, ma soprattutto come eventuale Presidente nel caso in cui Biden non riuscisse a concludere gli ultimi 4 anni di presidenza (se vincesse le elezioni, ovvio).
Oggi la percentuale di gradimento verso l’operato della Harris non arriva neanche al 40%, in parte anche a causa della questione migrazione affidatale una volta entrata in carica e che, come è noto, non ha avuto molti risvolti positivi per l’amministrazione. Proprio il 5 ottobre l’amministrazione Biden ha dichiarato il prolungamento di 32 Km del muro al confine col Messico: uno dei maggior baluardi portati avanti in anni di propaganda elettorale proprio da Donald Trump.
Elezioni e famiglia: Hunter Biden
Nelle ultime settimane la famiglia Biden è finita nell’occhio del ciclone a causa di Hunter Biden, secondogenito del presidente accusato della detenzione di un’arma da fuoco non registrata e di aver falsificato il documento federale in cui, nel 2018, aveva dichiarato di non fare uso di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa, infatti, Hunter in quel periodo sarebbe stato dipendente dal crack. Ciononostante, all’udienza tenuta in Delaware il 3 ottobre, si è dichiarato non colpevole per i tre casi di imputazione che gli erano stati rivolti. Non è ancora chiaro quando si terrà il processo e quale possa essere il suo esito, ma è molto probabile che si verificherà proprio nel corso delle elezioni o durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali.
Se è vero che è l’economia a guidare le elezioni, in confronto al terremoto che sta affrontando l’Unione Europea, l’economia americana è piuttosto in salute. Ma attenzione: il calo dell’inflazione negli Stati Uniti sembrerebbe essersi assestato, e questo, accompagnato da rallentamenti nella crescita e ad un aumento del tasso di disoccupazione previsto per i prossimi mesi, potrebbe portare i Dem a temere seriamente una sconfitta alle prossime elezioni presidenziali. Una possibilità sicuramente non remota, con un Donald Trump sempre più alla riscossa contro giudici e procuratori e sempre più padrone assoluto del Partito Repubblicano.
Giulia Esposito