Dal 24 al 27 maggio 2018, il complesso di San Domenico Maggiore ha ospitato la prima attesissima edizione di Napoli Città Libro, il Salone del Libro e dell’Editoria. A conclusione dell’evento culturale, il bilancio si è rivelato essere positivo e di buon auspicio per sogni futuri. Ben 20.000 persone hanno partecipato, tra cui molti giovani: Napoli ha voluto a gran voce un ulteriore riconoscimento culturale e, data la possibilità, ha risposto calorosamente.
Locazione della kermesse culturale è stata una scelta d’eccezione, consigliata dall’assessore alla cultura di Napoli, Nino Daniele, e ponderata come polo d’adunanza della città: il complesso di San Domenico Maggiore ricalca il decumano dell’omonima piazza e riveste l’importanza della dinastia aragonese che scelse di costruire la Chiesa su modello del pantheon, gotica d’origine e barocca d’adozione.
Il Festival è nato dalle forze centripete e congiunte del Comitato Liber@arte perché si promuovesse la cultura, perché il Mezzogiorno avesse la possibilità «di sentirsi parte attiva e partecipe dei fenomeni culturali in costante evoluzione e fermento […], che pur in presenza delle numerose iniziative del settore editoriale percepisce fortemente l’assenza di strutture e centri culturali capaci di avanzare proposte di respiro nazionale e internazionale».
Un progetto importante, una scommessa lanciata e vinta contro pregiudizievoli e pigri qualunquismi, ecco cosa è stato questo primo Salone. E, a dispetto delle possibili critiche e necessarie migliorie da poter applicare, il Presidente del Comitato Liber@arte ed editore Alessandro Polidoro non demorde e, conscio degli ottimi risultati, difende il progetto che è stato e prelude a quello che sarà.
A conclusione di questa esperienza, quali sono state le vostre prime constatazioni? Si può parlare di un colpo ben assestato al diffuso cliché di un sempre più corrosivo disinteresse nei confronti della lettura e del testo stampato?
«Siamo soddisfatti. L’apertura di giovedì 24 è stata una vera e propria scarica di adrenalina. Napoli si porta dietro da tanto la nomea di città di non lettori e, da parte nostra, mettere in piedi un evento del genere è stato una scommessa che, sinceramente, nei momenti peggiori temevamo di perdere. Invece non è stato così: i lettori hanno risposto bene e il libro l’ha fatta da protagonista, sia come oggetto d’interesse che come motivo d’aggregazione.»
Qual è stato il riscontro dal parte dei visitatori? E la vostra soddisfazione per i risultati raggiunti?
«Il riscontro più evidente è la risposta del pubblico. Una partecipazione così viva ha dimostrato che la città ha fame di cultura e di luoghi d’incontro con chi la cultura la promuove. La soddisfazione, per quanto ci sia ancora da lavorare, sta nell’aver dimostrato che, per le manifestazioni culturali, il sud non è da considerarsi fanalino di coda della nazione.»
E, a quanto pare, la fascia d’età che più ha fatto notare la sua presenza è stata quella dei giovani: «alcuni di loro hanno seguito tutti e quattro i giorni della manifestazione. E vederli partecipi è stato per noi motivo d’orgoglio.»
Quali sono stati gli eventi più seguiti e di maggior interesse?
«Tra gli autori più seguiti Giancarlo De Cataldo, Cristina Comencini, Rosella Postorino e Franco Arminio che hanno riempito le sale insieme alla presentazione di “Amapolas”, raccolta di racconti dal mondo ispanico. Grande presenza di giovanissimi alla presentazione di Iolanda Sweets. Non sono da dimenticare Michael Frank, Tim Parks e tutti gli eventi Back Home con la presenza di scrittori italo-americani: Annie Lanzillotto, Stanislao Pugliese, Jay Parini.»
Volendo tirare le somme, questa prima edizione ha avuto successo? Secondo lei perché? Cosa, invece, avrebbe potuto andare diversamente?
«Napoli Città Libro è stata pensata per i lettori. E la loro risposta è sintomo del successo dell’intera manifestazione. Abbiamo di certo avuto i difetti della “prima volta” ma ne abbiamo preso atto e stiamo già lavorando per non ripeterli. D’altronde durante la manifestazione abbiamo cercato di essere ricettivi verso le lamentele, e siamo andati alla ricerca di soluzioni in itinere.»
Dunque è prospettabile una nuova edizione?
«Assolutamente sì. Adesso raccogliamo le idee e ripartiamo!»
E per chiunque pensi che l’eccezionalità si faccia solo al Nord, non ha ancora capito di che pasta è fatto il Sud.
Pamela Valerio