I militari del Gruppo della Guardia di finanza con l’ausilio dei funzionari delle Agenzie delle dogane di La Spezia, durante i loro quotidiani controlli sulle merci d’importazione, hanno rilevato un sospetto spostamento di container, dando il via ad un’operazione di recupero archeologico assai importante.
Tre fra migliaia si sono rivelati contenitori di beni archeologici inestimabili, parte del patrimonio dello Stato e tutelati dalla Convenzione UNESCO del 1970. Il ricco bottino si compone di sontuosi quadri ad olio di fattura francese, raffiguranti dei putti, con preziose cornici in legno del secondo Settecento e raffinati mobili; apprezzato dagli esperti della Soprintendenza dei Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria.
Nello specifico importanti elementi per la datazione storica ritrovati sono: una statua romana femminile in marmo colorato, rara copia della cosiddetta “Artemis Braschi”, raffigurante la dea Artemide (Diana per i Romani, la dea della caccia) dell’età imperiale giulio-claudia (I sec. d.C.); un vaso “askòs” in terracotta decorata, destinato ad un ornamento funebre, proveniente dalla Dàunia (antica Puglia settentrionale) risalente al IV-III sec. a.C.; una statua romana in marmo bianco lunense (marmo di Carrara), tronca della parte superiore del corpo, raffigurante un’icona ritratta in nudità eroica che caratterizza sia imperatori che personaggi di rango imperiale, oltre che privati e divinità, databile I sec. d.C.
Per il suo peso storico, artistico ed economico, questa operazione è stata denominata “Opulentia” termine latino che vuole indicare l’opulenza e quindi la ricchezza e la consistenza del materiale ritrovato, uno dei tanti simboli di un’Italia saccheggiata della sua arte e delle sue bellezze.
Sembra infatti che questo tesoro provenga da Miami ed era destinato ad una sontuosa villa fiorentina di un ricco imprenditore statunitense che sembra apprezzare particolarmente la nostra cultura italiana. Non vi era alcuna prova circa la legittima provenienza dei reperti e l’accusato è stato denunciato per le condotte previste e punite dal codice dei beni culturali (D.Lgs. 42/2004), dal codice penale e dal codice doganale con la contestazione di diritti doganali evasi per oltre € 23.000.
Alessia Sicuro