Il concetto di viaggio nel tempo ha da sempre interessato non solo gli ambienti scientifici ma anche quelli narrativi ed è stato riprodotto, nell’immaginario collettivo, tramite la macchina del tempo, protagonista a livello cinematografico dei più disparati film e serie televisive: il comico di Carlo Vanzina A spasso nel tempo interpretato dalla coppia storica Boldi e De Sica; la maestrale trilogia di Robert Zemeckis Ritorno al futuro, o il classico The time machine di Simon Wells.
È in questa direzione che alcune recenti serie televisive hanno preso piede, appassionando e tenendo incollati alla Tv gli spettatori. È questo il caso della serie statunitense Stranger Things di Matt e Ross Duffer, prodotta dalla Camp Hero Production e 21 Entrateinment per Netflix dal 2016. Ambientata ad Hawkins nel 1980, la serie Tv narra le vicende di un gruppo di amici alle prese con entità superiori e viaggi in altre dimensioni. Il sotto sopra di Stranger Things è la parte oscura che vuole, tramite il Mind Flayer, entrare nel nostro mondo conosciut; come una dimensione alternativa che è entrata in contatto con la cittadina di Hawkins minacciandola costantemente. Sembra la nostra Terra ma è completamente priva di vita umana, anche se i personaggi che verranno rapiti riusciranno (quasi tutti) a sopravviverci. È proprio per salvare Will, uno dei protagonisti intrappolato nel sotto sopra, che gli amici cercheranno di entrarvici per sconfiggere così il Mind Flayer che lo tiene prigioniero.
Quello di Stranger Things non è certo il classico concetto di viaggio nel tempo, inteso come viaggio tra passato, presente e futuro, bensì un viaggio tra dimensioni parallele: il sopra e il sotto; la luce e l’oscurità, divise da un’immaginaria linea parallela, che scorre costantemente sia nell’una che nell’altra dimensione, come fosse l’eterna lotta tra il bene e il male.
Successiva a Stranger Things e ben più impegnativa è la serie televisiva tedesca Dark, ideata da Baran Bo Odan e Jantje Friese nel 2017 per Netflix. Definita come «il picco di maturità nel campo della fantascienza», Dark a differenza di Stranger Things che è accessibile a tutti, risulta assai più articolata e complessa perché il racconto fantascientifico veicola non solo le moderne teorie fisiche sui viaggi nel tempo ma anche la storia, non scontata, di un paese come la Germania.
Dark è ambientata nel 2019 a Winden, una piccola cittadina tedesca apparentemente tranquilla e felice ma che nasconde un terribile segreto: una maledizione che si ripete su di essa ogni 33 anni. Attraverso la storia di 4 famiglie che da generazioni hanno sempre abitato a Winden, i protagonisti cercheranno di scoprire l’origine della maledizione viaggiando costantemente tra passato presente e futuro. È proprio così che Dark da thriller di indagine si tramuta anche e soprattutto in un intreccio sul piano temporale, che spesso farà disorientare lo spettatore. Dal 2019 infatti, si tornerà indietro nel tempo al 1986 e addirittura sino al 1953, per andare poi anche nel futuro, in un vero e proprio loop temporale che si scandisce ciclicamente ogni 33 anni. Proprio il tema della ciclicità del tempo è fondamentale in Dark, e ne scandisce la trama narrativa: una nozione per la quale passato, presente e futuro sono un tutt’uno in cui non si riesce a definire l’inizio ne la fine proprio come in un cerchio.
In Dark tutto ruota attorno alla concezione del tempo e alla percezione che di esso si ha. Non a caso, l’epigrafe con cui si apre la serie e che ne rappresenta, probabilmente, tutta l’essenza, è la famosa citazione di Albert Einstein: «La distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente». Nel mondo di Dark infatti, per quanto si cerchi di modificare gli eventi di una linea temporale viaggiandovi all’interno, tutto rimane sempre uguale perché tutto fa inevitabilmente parte dello stesso ciclo.
A differenza di tante altre produzioni, in Dark la tematica dei viaggi nel tempo viene sviluppata minuziosamente e con massima attenzione filosofico-scientifica. A supporto infatti, viene presentata la teoria del ponte di Einstein-Rosen, detto anche wormhole, e basata sulla teoria della relatività. Un wormhole è un tunnel spazio-temporale che permette di viaggiare tra due punti distanti nell’universo a una velocità maggiore di quella della luce, e quindi anche nel tempo. Dark infatti, vuole spiegare come la complessità dell’esistenza sia da ricercare nei limiti della logica umana. I protagonisti, pur di scongiurare la maledizione, viaggeranno incessantemente nel tempo per provare a cambiarne gli eventi ma senza mai riuscirvi e incorrendo anzi, in molteplici paradossi tipici di questa tematica.
Tutto questo porta ad un messaggio fondamentale che la serie televisiva vuole trasmettere: la teoria dell’eterno ritorno all’uguale del filosofo, non a caso tedesco, Nietzsche. Tutto è un continuo divenire che ciclicamente si ripete perché tutto è già accaduto così come doveva accadere, ed in questo senso il passato e il presente sono solo illusioni create dalla concezione che i protagonisti hanno del corso degli eventi. Una vera e propria riflessione esistenziale su quanto sia limitata la percezione umana della realtà e sul rapporto che c’è con il tempo in generale: un invito a prendere coscienza di questi limiti e vivere il “qui e ora”.
Per certi versi simile a Dark è la serie televisiva The Umbrella Academy, ideata da Steve Blackman e distribuita da Netflix dal 2019, ispirata all’omonimo fumetto di Gerard Way. Con premesse diverse rispetto a Dark ed anche a Stranger Things, The Umbrella Academy parla di viaggi nel tempo per scongiurare un’apocalisse che distruggerà il mondo. C’è tanto di Dark, anche se trattato in maniera molto più semplice, ma c’è anche molto humor e sovrannaturale, mentre il tratto realistico si evince estremamente nella psicologia dei personaggi.
I viaggi nel tempo qui solo legati al potere sovrannaturale di uno dei protagonisti che, rimasto intrappolato nel futuro per 55 anni, vede la tragica fine del mondo e cerca di scongiurarla provando a modificare gli eventi del passato. A differenza di Dark però, non ci sono veri e propri riferimenti scientifici o filosofici al tema dei viaggi nel tempo, per questo forse la serie risulta molto più scorrevole e leggera. C’è però un’iniziale analogia per quanto riguarda la ciclicità del tempo: Numero 5 infatti, non riuscirà inizialmente a scongiurare l’apocalisse ma non perché questa non possa essere evitata, bensì perché non ne conosce la causa. I salti nel tempo di Numero 5 quindi, sono ben lontani dalla logica di Adam e Eva; in Dark il vero antagonista è il tempo, in Umbrella Academy gli antagonisti hanno nome e cognome e sono coloro che, cercando di impedire a Numero 5 di cambiare il corso degli eventi, pensano che l’apocalisse sia necessaria.
Ciò che probabilmente caratterizza questa serie Tv, incentrata sui viaggi nel tempo, sono i paradossi che tali viaggi creano: Numero 5 che pur invecchiando rimane fisicamente bambino quando torna nel passato; l’impossibilità di incontrare il sé del passato o del futuro, ma soprattutto, come conclude l’ultima puntata della seconda stagione, la scomparsa della Umbrella Academy a favore della Sparrow Academy, dovuta probabilmente a qualche modifica della linea temporale avvenuta per fermare l’apocalisse.
Così il tema dei viaggi nel tempo viene galvanizzato da tre delle più popolari serie televisive del momento, le quali ognuna a suo modo, riescono egregiamente a rendergli merito e omaggio. E se è vero che «ogni forma di narrativa riflette le paure profonde del suo tempo», come afferma Baran bo Odan, queste tre serie esplorano il tema della distruzione del mondo proprio in un momento cruciale per noi che ci troviamo ad affrontare terribili cambiamenti climatici e una pandemia estenuante.
Martina Guadalti