«Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio». Così Cecilia Strada, figlia di Gino, ricorda suo padre morto oggi a 73 anni. In prima linea come medico di guerra, nel 1994 Gino Strada, assieme a sua moglie, ha fondato Emergency, l’ong che ancora oggi opera in 16 paesi diversi assicurando cure mediche gratuite a oltre 6 milioni di pazienti, vittime innocenti della guerra e della povertà.
Prescindendo dal loro colore politico, il fondatore di Emergency è stato sempre critico e tagliente nei confronti dei governi in merito alle decisioni prese sul commercio delle armi, il rafforzamento della sanità privata a discapito di quella pubblica, la gestione dei flussi migratori e, più in generale, gli interessi economici soggiacenti alle guerre.
Nell’ottobre del 2016 – erano gli anni in cui la propaganda anti-migratoria della Lega Nord raggiungeva il suo apice – Gino Strada è stato intervistato dal giornalista Corrado Formigli, conduttore del programma Piazza Pulita: «Se andiamo a vedere questi flussi migratori da dove originano – disse – i primi quattro paesi da dove scappano le persone sono Afghanistan, Iraq, Libia e Siria. Cioè: a qualcuno verrà in mente che forse noi abbiamo portato guerra in quei paesi e che dalla guerra la gente, se può, scappa». Convintamente contro ogni genere di conflitto bellico, il fondatore di Emergency ci teneva a chiarire questa contraddizione: non si può essere guerrafondai e poi, al contempo, voler impedire ai profughi di salvarsi da una guerra di cui non sono attori.
Nel suo libro autobiografico, Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra, Gino strada si mette a nudo, come uomo e come medico, raccontando le sue esperienze in Afghanistan, Iraq, Ruanda ed Etiopia rappresentate sullo scenario di guerre interminabili, che vedono i bambini come le vittime più innocenti e che nonostante la tragedia riescono a essere forti: «È quel che ci sorprende sempre, e che continuiamo a non capire, dei nostri bambini: che riprendano così in fretta a sorridere, a giocare, a essere felici». Pappagalli verdi non sono meramente gli animali, ma anche le mine antiuomo prodotte dai russi, gettate sui villaggi afghani che per la loro strana forma vengono associate a degli animali giocattolo.
Di recente, aveva preso posizione circa la gestione globale della campagna di vaccinazione, lamentando l’esclusività dei brevetti e come questi ultimi dovessero essere sospesi. «Alcune nazioni ricche hanno comprato una quantità di dosi sufficiente a vaccinare la propria popolazione cinque volte», mentre alcune nazioni africane non potevano avvicinarsi nemmeno all’avviamento delle vaccinazioni, mancando le dosi a disposizione.
Il cordoglio proveniente dal mondo della politica si è immediatamente stretto intorno alla famiglia di Gino Strada. «Difendere l’uomo e la sua dignità sempre e dovunque. Questa la lezione più bella di Gino Strada che non dobbiamo dimenticare mai», scrive Roberto Speranza, ministro della Salute. Anche l’ex premier Giuseppe Conte si è lasciato andare a un commento: «Una vita dedicata agli altri, e soprattutto ai più fragili e vulnerabili. Un esempio costante, concreto di autentica solidarietà e rara umanità. Una perdita inestimabile».
È di qualche ora fa il post su Facebook di Emergency, che lo ricorda così: «Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino». Risulta superfluo rimarcare che Emergency continuerà ad operare seguendo le orme del suo fondatore. E noi, per chi vorrà, oltreché impegnarsi sul campo, potremmo donare alla fondazione, che poi è una delle cose che Gino avrebbe voluto; di certo non per lui, bensì per gli altri.
Come suo solito, attraverso una comunicazione per i canali social del Quirinale, non poteva mancare il pensiero del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Gino ha recati le ragione della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte», si legge dal comunicato, «Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone». In ultimo, il consueto richiamo alla Costituzione e ai valori a cui essa demanda: «In coerenza con la nostra Costituzione che ripudia la guerra, Gino Strada ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero, esprimendo, con coraggio, una linea alternativa allo scontro tra i popoli e al loro interno».
Una perdita che comprende tutti. Un grande italiano che entra senz’altro nel pantheon dei grandi italiani e la cui eredità, seppur difficile da raccogliere, resta un bene di immenso valore umano.
Antonio Figliolino