Negli ultimi anni, la città di Napoli ha intrapreso un processo di riqualificazione del territorio affinché riesca a splendere attraverso la propria bellezza. Questa azione è stata possibile anche grazie all’operato di ogni ente politico della città, e in particolare alla cooperazione delle varie municipalità che hanno provato a far emergere in toto tutto lo splendore di Partenope. Tra esse, spicca l’operato di Ivo Poggiani, presidente della III Municipalità di Napoli che ha portato avanti un progetto di rivalutazione delle bellezze dei quartieri Stella, San Carlo Arena e Sanità, ed è stata definita dallo stesso presidente “collina dell’arte”.
In esclusiva abbiamo intervistato Ivo Poggiani, che è apprezzato da tanti suoi colleghi, e in particolare dal dirigente sindacale e presidente dell’associazione “Iniziative, idee e sviluppo” Paolo Murolo, «un presidente molto attivo che lavora bene».
Ivo Poggiani si è sempre battuto affinché la città di Napoli possa tornare nelle mani giuste degli onesti cittadini tutti possano godere delle sue bellezze alla luce del sole, soprattutto quelle sulla splendente collina dell’arte.
Considerano anche gli ultimi avvenimenti di cronaca riguardanti le aggressioni da parte di baby gang, è importante che il sole dell’onestà baci anche i cuori di quei ragazzi che tengono tanto alla bella e cara Napoli: la città deve cambiare e deve essere riportata allo splendore dei suoi albori grazie all’opera dei singoli cittadini. Tutti, e in particolare i ragazzi, devono impegnarsi a illuminare la città e la collina dell’arte e Ivo Poggiani prova con il suo carisma a coinvolgere tutti indistintamente dall’età e dal sesso.
Ivo Poggiani lo fa partendo dalle singoli circoscrizioni, appellandosi al buon senso civico dei cittadini e alla cooperazione tra artigiani, pizzaioli e pasticcieri della III Municipalità e della collina dell’arte.
Abbiamo fatto una bella e intensa chiacchierata con Ivo Poggiani che ha scelto di lasciarci importanti dichiarazioni sul progetto della collina dell’arte.
Da dove nasce l’idea di raccontare le bellezze artistiche e culinarie della collina dell’arte?
«Nasce dal fatto di provare a dare un’identità geografica oppure restituire l’identità geografica di quella che è la collina di Capodimonte. Si parla a volte di rione Sanità e Capodimonte come se fossero due posti distinti, in realtà si deve parlare di collina di Capodimonte, che prende la Stella, la Sanità, i Ponti Rossi. Quindi non si intende solo il luogo geografico ma anche il luogo del racconto storico: basti pensare che il rione Sanità è antico quanto il centro storico di Napoli, il centro antico di Napoli, essendo stato usato all’epoca come zona di sepolcri, ecco perché le tante catacombe che ci sono al rione Sanità.»
Nel video il quartiere viene definito “gentile” come la Napoli del 1400. Come riesce ancora ad essere così?
«Riesce ad essere ancora così innanzitutto per la dolcezza delle pendici di Capodimonte, che è una collina, ma non dalle grandi salite, quindi è gentile dal punto di vista geografico. Dall’altra parte non avendo avuto lo stesso sviluppo che ha avuto il Centro Storico di Napoli e quello intramaenia ( cioè all’interno delle mura greche) ha avuto uno sviluppo più progressivo e più lento. Anche il ponte della Sanità che è “croce e delizia” di quel quartiere perché da una parte lo ha tagliato fuori e dall’altra parte ha preservato una sua identità, oggi è stato invaso dalle grandi speculazioni edilizie patrimoniali, quali la grande aggressione dei B&B, dei grandi alberghi, ma essendo fuori dall’intramaenia in qualche modo ha mantenuto quelli che sono dei processi di sviluppo più lenti che da una parte lo consegnano a delle sofferenze maggiori e dall’altra lo hanno tutelato da quelli che sono i flussi turistici a volte troppo violenti nella città di Napoli.»
In che modo l’arte napoletana della collina riesce a coinvolgere tutta la città? E come l’amore dei partenopei per Napoli viene fuori?
«Negli ultimi 7/8 anni, sono cambiate le cifre del turismo napoletano, passando da 600.000 a 7.000.000 turisti l’anno, quindi è normale che in qualche modo i flussi turistici si stiano spostando. Non solo si sviluppa il turismo proveniente da fuori Italia o fuori Napoli, ma si sta iniziando a riscoprire delle zone da già 3/4 anni che in qualche modo erano quelle meno “battute”. L’identità partenopea che negli ultimi anni sta nascendo, l’orgoglio partenopeo che stiamo riscoprendo negli ultimi anni viene fuori dal fatto di aver superato periodi un po’ drammatici che accostavano lo stereotipo napoletano alla Camorra e all’immondizia. Oggi questi stereotipi sono stati consegnati alla storia. È normale che si stiano spostando questi flussi ed in qualche modo la città si stia riappropriando e riscoprendo alcune zone che erano dimenticate, grazie anche al tantissimo lavoro che è stato fatto in questi anni da tantissime associazioni cooperative, tra cui la Fondazione San Gennaro. Questi processi non violenti in qualche modo riconsegnano una fetta di città ad un pubblico sia napoletano che straniero.»
La collina dell’arte è definita “il luogo del sole” ma è indubbiamente noto che si tratta di quartieri difficili con la presenza di ombre malefiche. In che modo si cerca di far prevalere la luce del sole?
«Indubbiamente si tratta di quartieri difficili, anche perché i processi di riqualificazione sono stati un po’ lenti e siamo partiti con un po’ di ritardo rispetto ad altri quartieri. Una stratificazione centenaria di un quartiere che in realtà non è ricco ha provocato e continua a provocare in maniera minore rispetto al passato dei fenomeni di camorra e di delinquenza. Quello che si può sicuramente affermare è che questi processi di riqualificazione del territorio oggi stanno procedendo in maniera decisamente più veloce con ottimi risultati. Era inimmaginabile circa 4/5 anni fa organizzare dieci notte bianche, oppure pensare di raggiungere, come è accaduto quest’anno, ben 100.000 turisti alle catacombe di S. Gennaro. Quello che il processo del quartiere sta mettendo in piedi, è un processo che sta sottolineando la bellezza del quartiere. Non dobbiamo mai negare quelli che sono i dati negativi del quartiere, bisogna considerare tutta la città, compresa la stessa collina dell’arte, come due facce della stessa medaglia. Napoli è una città dalle mille contraddizioni: anche la collina di Capodimonte ha le sue e attraverso lo sviluppo della cultura e del turismo, attraverso il recupero delle piccole manifatture, attraverso il lavoro dei piccoli artigiani e dei loro piccoli mestieri in qualche modo oggi ne stiamo dando una narrazione completamente diversa.»
Tanti sono gli artigiani e i pizzaioli che con la loro arte manuale e culinaria tentano di far eccellere la collina dell’arte sotto ogni punto di vista. Tutto ciò comporta una serie di benefici: quali sono?
«I benefici sono abbastanza evidenti, e basti pensare all’ultima notte bianca. Il quartiere è stato attraversato da 40,50mila persone, una piazza gremita di 10mila persone: sono numeri importanti mai visti prima. Il beneficio è non solo di riappropriazione del territorio, ma anche economico. Sono tante le aziende e i privati che stanno investendo nella collina dell’arte: basti pensare che una delle pasticcerie e una delle pizzerie più famose di Napoli sono nel quartiere Sanità. Si produce anche bellezza sul territorio: i processi di riqualificazione urbanistica avvenuti negli ultimi anni non sono finiti; ci sono progettazioni per il futuro ed io penso che nel giro di 4/5 anni sicuramente il quartiere continuerà a modificarsi, cambiare, mettere in luce quello che è il bello, attrarre investimenti non solo da imprenditori del quartiere ma anche da capitali privati, in modo tale che tutta Napoli potrà beneficiarne, non solo il quartiere. Napoli ha bisogno di allargare i flussi che a volte sono troppo violenti sul solo centro intramoenia. Quindi il fatto che si allarghino i flussi, l’economia ed i quartieri da visitare, ci rende orgogliosi e felici.»
Eugenio Fiorentino