Alessio Mariani, in arte Murubutu, è un rapper e cantautore italiano originario dell’Emilia Romagna.
Insegnante di storia e filosofia presso il liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia, inizia ad avvicinarsi al mondo del rap nel 1991, anno in cui fonda i Kattiveria Posse con Depy, MC, Mastrosuono e Muracaman. Nel 1999 il gruppo subisce un forte mutamento: entrano a far parte del collettivo Dj Gamon, U.G.O. e Il Tenente e il nome viene cambiato in La Kattiveria. Ad oggi Mariani e la sua crew hanno prodotto insieme due album: “Dove vola l’Avvoltoio“ (2006) e “Sillabum Delirorum“ (2008).
Nel 2009 Murubutu, parallelamente al progetto La Kattiveria, intraprende la sua carriera da solista con l’intento di creare un nuovo sottogenere musicale che unisce il rap con la letteratura, la storia e la filosofia. La sua abilità nella scrittura non passa inosservata: la critica musicale rimane folgorata dai suoi testi tanto che attribuisce al suo genere il nome di “letteraturap“ o “rap di ispirazione letteraria“ .
Lo stesso anno Murubutu pubblica il suo primo album “Il giovane Mariani e altri racconti”, seguito da “La bellissima Giulietta e il suo povero padre grafomane“, uscito due anni dopo. Il suo secondo lavoro in studio contiene il brano “Anna e Marzio” che gli fa vincere il secondo premio al Concorso Nazionale per cantastorie G.Daffini.
L’attività discografica del rapper emiliano non si ferma qui: nel 2014 Murubutu pubblica il disco “Gli ammutinati del Bouncin’ ovvero mirabolanti avventure di uomini e mari” e nel 2016 “L’uomo che viaggiava nel vento e altri racconti di brezze e correnti” che vede la partecipazione di artisti del calibro di Dargen D’Amico, Ghemon e Rancore.
A febbraio è prevista l’uscita di “Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli“ anticipato dal singolo “La notte di San Lorenzo”. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Murubutu che si è raccontato ai nostri microfoni e ci ha fornito qualche anticipazione sul suo nuovo lavoro in studio. Di seguito l’intervista completa:
Oltre che un artista affermato ormai da anni nel mondo del rap italiano nella vita sei anche professore di storia e filosofia presso il liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia. Che opinione hanno gli studenti del professor Mariani? È difficile conciliare la tua professione e la tua carriera musicale?
«La prima è una domanda che bisognerebbe rivolgere direttamente ai miei studenti. Sì, conciliare le due attività è diventato nel tempo sempre più difficile perché i miei impegni musicali negli anni sono aumentati in modo esponenziale. Proprio per questo da due anni faccio un orario ridotto a scuola. La mia professione principale rimane comunque quella di insegnante che oltre a piacermi ancora molto, mi tiene con i piedi per terra.»
I tuoi brani sono caratterizzati da numerosi riferimenti filosofici, storici e letterari molto ricercati. Questa tua abilità nel saper unire il rap alla cultura ti contraddistingue dalla gran parte dei tuoi colleghi e ti rende unico nel tuo genere, tant’è che la critica musicale ha definito il tuo modo di far musica “rap di ispirazione letteraria“ o “letteraturap“. Come e quando hai avuto questa idea del tutto innovativa? Cosa cerchi di esprimere attraverso i tuoi testi?
«Ho sempre amato la narrativa e per me è stato abbastanza naturale riversarla nel mio rap. Gli studi universitari specialistici e la mia professione mi hanno dato stimoli culturali continui, aprendomi tanti mondi che sentivo di potere esprimere anche attraverso la musica. Le prime canzoni di storytelling rap che ho sentito da ragazzino mi hanno fatto pensare: “Questa cosa potrei farla anch’io, però voglio usare un linguaggio da romanziere!“ Non mi sono accontentato di fare un solo pezzo storytelling in un album come la gran parte dei miei colleghi; li volevo tutti così: tutti i pezzi e tutti gli album!»
A partire dal 2016 sei stato invitato a numerosi festival culturali tra i quali il “Festival della poesia“ di Castelfranco (MO) in cui hai avuto modo di confrontarti con il celeberrimo Francesco Guccini in merito il rapporto tra rap e cantautorato. Apparentemente avete due modi di far musica dissimili, ma ciononostante il tuo genere viene spesso e volentieri accostato alla musica cantautorale e privato così della sua identità. Quale è la tua opinione a riguardo?
«Guccini è stato un punto di riferimento importante nella mia crescita artistica. Incontrarlo e potere discutere con lui è stata una emozione e un onore gigantesco. La mia intenzione compositiva, a mio avviso, è molto simile alla sua e a quella di altri cantautori del periodo. La differenza è nel medium espressivo, non nei contenuti. Se il rap viene accostato alla musica cantautorale degli anni ‘70 deve solo baciarsi i gomiti come si suole dire!»
A breve è prevista l’uscita del tuo nuovo disco “Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli“, anticipato dal singolo “La notte di San Lorenzo“. Come si può evincere dal titolo la notte è la tematica centrale dei brani dell’intero album. Qual è la tua concezione di essa? Potresti gentilmente spiegarcelo.
«Volevo un macrotema che andasse oltre le quattro radici di Empedocle. Avevo pensato al tema del Tempo, ma poi mi sono trovato di fronte qualcosa di molto diverso dal solito. Io mi ritengo un paesaggista del rap: nei miei brani ho bisogno di dipingere con le parole e di contesti specifici. Il Tempo è un tema troppo ampio, sfuggevole e complesso; così come tematica per il mio prossimo album ho scelto la Notte che è contemporaneamente spazio (per come caratterizza gli ambienti) e anche tempo nel suo incedere. La Notte come metafora mi ha offerto un grande repertorio simbolico.»
Oltre alla prossima uscita hai all’attivo altri quattro lavori in studio. Quali sono le differenze tra quest’ultimo disco e i precedenti? Quali le novità introdotte?
«Quest’ultimo disco introduce qualche piccola evoluzione a livello narrativo: utilizzo molto di più la prima persona singolare e mi sono permesso di sfasare maggiormente la narrazione a livello cronologico. Dal punto di vista musicale è un lavoro decisamente più vario: ci sono le atmosfere malinconiche che amo, ma anche chitarre distorte e contaminazioni con metal e folk. Volevo un tappeto sonoro variegato come le atmosfere delle mie narrazioni.»
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in programma degli eventi per presentare l’album?
«Da febbraio comincerà il nuovo tour con i miei soci U.G.O. e Dj T-Robb. Insieme porteremo il nuovo disco in tutta Italia. Ecco le date previste:
- 22 febbraio: Reggio Emilia – Teatro;
- 23 febbraio: Bologna – TPO;
- 1 marzo: Roma – Monk;
- 7 marzo: Milano – Magazzini Generali;
- 23 marzo: Firenze – Viper;
- 30 marzo: Conversano – Casa delle arti;
- 5 aprile: Perugia – Rework;
- 13 aprile: Venezia – Rivolta.
Vi aspetto numerosi. Grazie a tutti!»
Vincenzo Nicoletti