“Se riuscirai a comprendere il significato di questo sogno, ti salverai”: sono le parole di un personaggio molto particolare, presente nel libro di Leandro Capasso dal titolo Donna fotocopia. Questo personaggio si chiama Edward ed è morto, proprio come Jacob Marley nel romanzo Un canto di Natale di Dickens e, come il defunto collega di Ebenezer Scrooge, anche lui si palesa fantasma al suo amico, di nome Charles, e cerca di farlo riflettere sugli sbagli che sta commettendo nella sua vita.
Leandro Capasso presenta un’opera surreale dalle tinte gotiche, che racconta di un viaggio tra presente e passato e di un uomo che rievoca il suo doloroso percorso di crescita e di consapevolezza. Charles viene introdotto al lettore prima da anziano, mentre assiste al funerale della sua amata moglie, e poi da giovane, quando l’amore non era nel suo radar e il suo unico scopo era divertirsi con donne che usava e buttava via senza particolari rimorsi. Charles però non è sempre stato così: la fine di una storia d’amore per lui molto importante lo ha cambiato profondamente, e non certo in positivo. Una notte la sua esistenza subisce un colpo improvviso e violento: Charles vede apparire sul pavimento della sua stanza una porta marrone, dalla quale proviene una forte luce rossa; è l’ingresso verso una dimensione infernale che poi scoprirà avere il nome di Aramat.
È proprio il suo amico Edward a condurlo in un paesaggio lugubre e dannato, dominato da un castello medievale da cui provengono urla disperate. È un inferno senza logica e senza guardiani, abitato da uccelli giganteschi e da cani viola, e lo stesso castello è davvero bizzarro: al suo interno il protagonista di Donna fotocopia trova nove porte, ed Edward gli spiega che dietro ognuna di esse vi sono peccatori di varia natura. A Charles è destinata l’ultima porta, ed è quella che varcherà con molto timore: al suo interno troverà altre porte e ognuna aprirà a tormenti indicibili e a scene strazianti con protagoniste delle donne, sia nel ruolo di carnefici che in quello di vittime. Sarà un viaggio intenso e doloroso quello che lo condurrà a comprendere il perché dei suoi atteggiamenti distruttivi e autodistruttivi, e che gli mostrerà un’amara verità che solo lui potrà alla fine ribaltare nella vita reale, attraverso l’incontro con il vero amore.
Tra visioni infernali e racconti con protagoniste delle donne realmente esistite, come Lucrezia Borgia ed Erzsébet Bàthory, l’autore ci offre con Donna fotocopia una vicenda dura e potente, che parla di perdizione e di redenzione.
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Leandro Capasso è nato a Napoli nel 1983. Fin dalla giovane età si è barcamenato tra le più disparate occupazioni, coltivando al tempo stesso una grande passione per la lettura e la scrittura. Oggi è un professionista affermato, proprietario di Amici del fumo, negozio specializzato nella vendita di sigarette elettroniche. Donna Fotocopia (IOD Edizioni, 2020) è il suo primo romanzo, nato grazie al suo amore per i libri.
A seguire l’intervista.
Di cosa parla il tuo romanzo d’esordio Donna fotocopia?
«Il romanzo parla di Charles, uno squattrinato agente immobiliare, che viene lasciato dalla sua ragazza e perde uno dei suoi più cari amici per colpa di un incidente in moto. L’amico defunto, tutte le notti, gli apparirà in sogno e lo condurrà all’inferno. All’inferno ci sono nove porte dove sono rinchiusi i peccatori dell’umanità. La nona porta è particolare perché è per le donne. L’amico gli farà vedere come hanno vissuto le figure femminili più importanti della storia, Messalina, Poppea, Cleopatra. E lui collegherà le donne dei suoi sogni a quello che gli è capitato nella vita. In realtà il romanzo vuole abbattere dei luoghi comuni perché quante volte un uomo è stato lasciato dalla sua compagna e ha pensato che le donne fossero tutte uguali? Ebbene il protagonista della storia, capirà, col susseguirsi degli eventi, che le donne non si assomigliano affatto, che in realtà nessun essere umano è la copia di un altro.»
A che genere letterario appartiene la tua opera e a quale tipo di lettore è rivolta?
«È certamente un romanzo gotico perché unisce temi sentimentali a quelli dell’orrore, ma anche una storia di formazione in quanto il protagonista cambia radicalmente, con il susseguirsi delle vicende, i suoi atteggiamenti e il suo modo di vedere la vita. Da menefreghista e arrogante, diventa buono, incline a intraprendere una nuova storia d’amore con un’altra persona, un’altra capace di infiammare i suoi sentimenti. Il testo è rivolto un po’ a tutti e in particolar modo alle persone che hanno avuto delle esperienze sentimentali negative e dei lutti in famiglia, perché non dobbiamo dimenticare che il romanzo affronta varie tematiche, soprattutto per quanto riguarda il dolore di una perdita.»
Recensione e intervista a cura dell’Ufficio stampa Il Taccuino