Napoli sciopera assieme allə attivistə della rete nazionale transfemminista Non Una di Meno in occasione della Giornata Internazionale della Donna che ricorre ogni 8 marzo e che da anni si identifica con Lotto Marzo. Anche quest’anno, infatti, ad accompagnare il consueto sciopero da ogni attività produttiva ci sono state manifestazioni nelle più grandi città italiane, tra cui anche Napoli.
Non Una di Meno ha animato le vie del centro storico napoletano con il suo corteo intersezionale: armatə di panuelo, il fazzoletto fucsia simbolo delle lotte del movimento tranfemminista, lə attivistə hanno sfilato a Napoli accompagnando con musica e balli i numerosi interventi pubblici. Il carattere della manifestazione non è stato solo culturale, ma anche politico in senso stretto; proprio per questo, il corteo non poteva che aprirsi con un intervento dedicato a Diana Biondi, la studentessa di Lettere il cui corpo è stato di recente trovato in un burrone nei pressi di Somma Vesuviana. La sua scomparsa ha fatto pensare a un suicidio legato all’Università, come spesso è accaduto durante l’anno scorso e l’inizio di quest’anno, e dunque si è ritenuto opportuno iniziare con una riflessione sull’istruzione e sul suo rapporto con la meritocrazia. Non Una di Meno si batte per un’istruzione che sia pubblica, gratuita, aperta a tuttƏ e quanto più possibile inclusiva, che tenga in considerazione i diritti delle persone transgender e rifiuti la produttività come parametro di valutazione deƏ studentƏ.
Non è solo la scuola a essere oggetto di critica da parte di chi è sceso in piazza l’8 marzo. Infatti, secondo l’ottica intersezionale abbracciata da NUdM, battersi per la rivendicazione di diritti civili vuol dire anche spingere per una maggiore uguaglianza economica, che passi attraverso l’analisi delle diverse discriminazioni di cui ogni persona, indipendentemente dalla propria provenienza etnica o dalla propria espressione di genere può essere vittima. È un pensiero che si riallaccia alla tradizione marxista americana di cui Angela Davis è un’illustre esponente: l’idea secondo cui un corpo può essere vittima di numerose discriminazioni legate alle diverse condizioni di vita di ognunƏ risale proprio a Davis; un esempio fra tutti della teorizzazione dell’intersezionalità delle battaglie è quello del saggio Donne, razza e classe, un’analisi sulla condizione delle donne proletarie nere e sulla inutilità delle lotte per il diritto al voto se non accompagnate dal raggiungimento di condizioni economiche migliori.
In quest’ottica, dunque, si inseriscono gli interventi della piazza dell’8 marzo, che hanno toccato i più svariati temi: razzismo, abilismo, violenza ostetrica, violenza domestica, ecologia, salario minimo, reddito di autodeterminazione e diritti della comunità LGBTQIA+ sono solo alcuni degli argomenti legati alle rivendicazioni di Non Una di Meno, affrontati in piazza nel loro legame con le storie e le testimonianze di chi ha subito questi tipi di discriminazioni. Non per questo, però, lə attivistə trascurano nella loro analisi la proposta di soluzioni concrete al governo, ampiamente criticato per le sue posizioni dichiaratamente fasciste. Tra le proposte c’è il reddito di autodeterminazione, una misura immaginata per tutelare chi si trova in difficoltà economiche e permettere allo stesso tempo di svincolare il diritto a ricevere aiuti economici statali dall’appartenenza a una famiglia, incoraggiando dunque le persone vittima di violenza domestica ad allontanarsi dai familiari violenti.
Giulia Imbimbo