pronome neutro - norvegese
fonte: il post

Tra hun e han, rispettivamente i pronomi femminili e maschili della lingua norvegese, potrebbe insinuarsi il pronome neutro hen, che pare sia pronto per essere riconosciuto ufficialmente come parte del repertorio linguistico del norvegese. Infatti, secondo lo Språkråd, il Consiglio Linguistico norvegese, il pronome neutro hen potrebbe consolidarsi nell’uso comune entro un anno.

Anche in Norvegia, come in altre parti del mondo, il dibattito sul rinnovamento del linguaggio è stato a lungo aperto. L’introduzione del pronome neutro hen all’interno dei dizionari norvegesi, però, segna una svolta. Daniel Ims, responsabile dello Språkråd, dichiara che la comunità linguistica norvegese ha discusso parecchio sul linguaggio e sulla possibilità di introdurre nuove forme che garantiscano una rappresentazione linguistica di tutte le soggettività, superando il rigido binarismo di genere che domina la dimensione linguistica.
Ims afferma che col tempo il pronome neutro hen ha guadagnato una maggiore rilevanza, essendo gradualmente sempre più usato, fino a diventare quasi del tutto consueto nella comunità di parlanti norvegese. Da qui la proposta di introdurlo nel vocabolario norvegese in maniera ufficiale.

Il norvegese, con l’acquisizione di hen, seguirebbe le orme dello svedese, anch’essa lingua germanica, che già da qualche anno ha riconosciuto come soluzione linguistica lo stesso pronome neutro hen nel suo repertorio. In questo modo, prima lo svedese e poi il norvegese, si allineano con il finlandese, lingua dotata di un pronome neutro, hän, che non esplicita il genere della persona a cui si riferisce.

Usare pronomi neutri influisce nella percezione sociale delle categorie più marginalizzate?

Margit Tavits, professoressa del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Washington di Saint Louis, e Efrén Pérez, professore dell’Università della California di Los Angeles, hanno indagato sull’influenza che l’uso di pronomi neutri esercita nella percezione sociale delle categorie marginalizzate. Lo studio, pubblicato nel 2019, mostra come l’utilizzo di pronomi neutri sia collegato ad una diversa percezione del genere. Travits e Perez affermano che i pronomi (maschili e femminili) nella loro tradizionale forma gendered perpetuano il modo tradizionale di pensare al genere e la relativa rilevanza cognitiva del maschile sul femminile. Per questo, l’introduzione di un pronome neutro può stravolgere le carte in tavola.

Per questo studio sono stati condotti esperimenti con un gruppo di parlanti svedesi, per via dell’acquisizione del pronome neutro hen nel repertorio linguistico dello svedese. Uno degli esperimenti consisteva nel descrivere una figura androgina che camminava con il proprio cane con tre frasi, utilizzando i pronomi ritenuti più appropriati.

Dallo studio è emerso che le persone esaminate, abituate all’uso del pronome neutro, erano meno soggette alla visione tradizionale del genere, che individua il maschile come modello default e più inclini a non attribuire un genere quando non specificato.

L’esigenza del cambiamento linguistico nasce dai parlanti e dalle loro necessità. La lingua è specchio e riflesso della realtà sociale, costruisce e al tempo stesso è costruita dalla consapevolezza dei parlanti, che si emancipano dalle visioni egemoni e riconoscono il linguaggio come uno degli strumenti per la loro liberazione. L’introduzione del pronome neutro hen, prima nello svedese e poi nel norvegese, è prova del fatto che un linguaggio ampio è possibile, annullando scetticismi vari circa la dimensione pragmatica dell’innovazione linguistica.   

Giuseppina Pirozzi

Se potessi, scriverei per sempre senza fermarmi neanche un istante. Ogni momento è perduto nel fluire continuo e incessante dell’esistenza, se non è cristallizzato dall’inchiostro alleato sul quel foglio innocente che accoglie le speranze e i sogni mancati, ed io forse ho perso un bel po’ di cose da quando son nata, ma la penna è la mia spada e il foglio è il mio scudo, insieme le mie battaglie le abbiam vinte tutte. Mi chiamo Giusy e ho 21 anni, amo la letteratura, la poesia, la primavera e i sorrisi degli sconosciuti che ti colorano le giornate un po’ grigie.

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