Basterebbe pensarsi al caldo sotto il sole o affaticati dopo una corsa per comprendere l’importanza dell’acqua, ma la realtà odierna è più dura dell’immaginazione. Lo stato attuale dei fiumi e dei laghi dovuti alla siccità, la neve mancante sulle montagne e la sofferenza degli ecosistemi testimoniano l’urgenza di provvedimenti che vadano a sopperire alla crisi idrica attuale. Per questo motivo, dal 1992, precisamente il 22 marzo, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) istituita dalle Nazioni Unite durante la Conferenza di Rio, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica ad un uso attento delle risorse idriche, e che porta in sé l’obiettivo di promuovere ancor più il rispetto per l’ambiente.
La situazione attuale è evidentemente critica, anche per un continente come l’Europa, ricco di laghi e fiumi. Per alcuni di questi ultimi resta poco più di un nome stampato sulle carte geografiche, mentre di fatto subiscono prosciugamenti continui, in particolare nell’Europa Meridionale. L’Italia, naturalmente, non fa eccezione. La Penisola, infatti, è «un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni». Un esempio lampante è offerto dalla Lombardia, che negli ultimi anni vede un suolo sempre meno bagnato e montagne sempre meno innevate. La siccità del Po è la più grave degli ultimi 70 anni. Nel solo 2022 le precipitazioni, infatti, sono state meno della metà degli ultimi dieci anni, comportando scarse ricariche invernali per tutto il periodo a venire. Inoltre, l’anno scorso aveva contato ben 100 giorni di siccità, che si prevede possano raggiungere il numero di 300 entro il 2100.
Le cause sono molteplici, tra esse vi è indubbiamente la crisi climatica. L’aumento delle temperature, infatti, intacca il normale circolo tra suolo, corsi d’acqua e aria, sfavorendo le precipitazioni e rafforzando l’evaporazione dell’acqua da laghi e fiumi. Un altro fattore determinante per la crisi idrica è la deforestazione. Gli alberi e le piante infatti svolgono un ruolo importante nel rilasciare l’umidità nell’aria che poi si trasforma in pioggia. La loro decimazione, congiuntamente ad un uso improprio del suolo, come l’agricoltura intensiva, contribuiscono al prosciugamento delle falde acquifere. L’impiego dell’acqua, inoltre, in numerose attività dell’uomo, l’aumento demografico e la crescente domanda hanno creato uno squilibrio tra disponibilità e offerta. È da notare, infatti, che le acque reflue, quelle usate dall’agricoltura (il maggior consumatore d’acqua), le industrie e le famiglie possono subire delle alterazioni qualitative non sempre depurabili, che rendono l’acqua insalubre e che di conseguenza inquinano.
Le conseguenze della siccità sono facilmente immaginabili. L’acqua è un bene prezioso non soltanto per abbeverarsi, ma è anche indispensabile in diverse attività umane. C’è chi semplicemente vi fa un bagno, chi la abita, chi la percorre per trasportarvi le merci e infine chi semplicemente la guarda per rilassarsi. Una minore disponibilità d’acqua può comportare una minaccia innanzitutto per la salute fisica di animali, piante ed esseri umani, aumentando le malattie infettive. Anche a livello psicologico, possono esservi ripercussioni come l’ecoansia, la paura cronica di un cataclisma ambientale, che deriva dall’impatto del cambiamento climatico. A ciò si aggiungono numerose altre conseguenze, tra le quali: la desertificazione (infertilità del suolo), le carestie, l’inquinamento dell’aria, l’aumento degli incedi e un massiccio nomadismo. Si stima che entro il 2030 circa 700 milioni di persone saranno costrette a spostarsi per la crisi idrica.
Quali sono, dunque, le soluzioni individuali e collettive da mettere in atto? L’associazione Legambiente ha lanciato un appello al governo Meloni per intervenire contro la siccità e prevenirla, consigliando otto pilastri per una strategia idrica nazionale, tra i quali: il recupero obbligatorio dell’acqua piovana, riconvertire il comparto agricolo, favorire il riuso dell’acqua nei cicli industriali, intervenire sulla rete per evitare perdite e migliorare la depurazione. Al di là delle scelte che provengono dall’alto, ogni cittadino può fare la sua parte fuori e dentro casa, evitando ogni tipo di spreco, compiendo scelte alternative e naturali in cucina e per la pulizia, evitando così l’inquinamento, ma soprattutto combattendo in prima linea contro l’indifferenza e l’egoismo imperanti. Piccoli gesti che in futuro potrebbero rientrare tra le armi in una guerra all’ultima goccia.
Alessio Arvonio