Le più di 30.000 vittime causate dalla Covid-19 nel solo Nord Italia lasceranno un ricordo indelebile nella nostra memoria. Le strazianti immagini di medici e infermieri sfiniti, i terribili video che ritraevano camion militari carichi di bare, di vite spezzate dal nuovo coronavirus resteranno nei nostri ricordi ancora a lungo, se non per sempre. Ma nell’Italia settentrionale c’è un problema ben più grave del Sars-CoV-2, che per anni ha mietuto molte più vittime di quelle causate dalla Covid-19: l’inquinamento.
Una realtà inquietante e innegabile
Legambiente, Oms, The Lancet: fiumi di dati che certificano la strage silenziosa attribuibile all’inquinamento atmosferico. In Europa l’aspettativa di vita è calata di 8,6 mesi con 412 mila vittime annuali dovute a una presenza eccessiva di poveri sottili nell’aria. Secondo un articolo pubblicato su The Lancet, l’Italia è in testa alla classifica dei Paesi europei in cui si registrano più morti per inquinamento.
Tre i principali agenti inquinanti responsabili di tale strage polveri sottili (PM), ozono (O3) e biossido di azoto (NO2). All’inizio del 2020, il 23 gennaio, Legambiente ha pubblicato il report “Mal’aria di città 2020“, un documento che dimostra quanto il Belpaese, soprattutto nel Nord Italia dove il problema è ben più grave, poco stia facendo in materia di riduzione delle emissioni inquinanti. Gli annunci sensazionalistici dell’attuale Governo in materia ambientale sembrano essere ormai un’inutile cantilena che come unico scopo ha un’apparente rilancio “green” di una nazione che nella realtà spende poco più dell’1,3% del prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo (Svezia, Austria Danimarca e Germania investono più del 3%), settori chiave per un’efficace tutela dell’ambiente.
E mentre il greenwashing di Stato diventa l’hobby ufficiale dei parlamentari del Governo Conte, l’inquinamento atmosferico continua a mietere vittime. Con l’aumentare dei morti incrementa anche l’impatto economico dovuto alla distruzione dell’ambiente: «Ogni anno sono infatti oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno» si legge nel rapporto di Legambiente.
A oggi solo il cambiamento climatico supera l’inquinamento nella classifica delle più grandi minacce ambientali per la salute umana. Ed ecco che di fronte a noi, come un pugno allo stomaco, si manifesta una realtà inquietante e innegabile: il Nord Italia vive ormai da decenni immerso in una nube di smog; il Centro-Sud, in assenza di politiche ambientali serie ed efficaci, rischia di vedere il 50% del proprio territorio in pericolo di desertificazione e tutti insieme appassionatamente siamo circondati da un mare di microplastiche.
Nord Italia: esiste giustizia per chi muore d’inquinamento?
Nel Nord Italia si moltiplicano le inchieste inerenti le vittime di Covid-19 nelle RSA: secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) da febbraio a oggi sono quasi settemila gli anziani non autosufficienti morti nelle residenze sanitarie assistenziali, di cui il 40% sono o potrebbero essere legate alla pandemia del nuovo coronavirus. I dati indicano che la maggior parte dei decessi è avvenuto in Lombardia (43%) e in altre regioni del Centro o del Nord Italia. La richiesta di giustizia da parte dei familiari delle vittime ha portato l’Autorità Giudiziaria a indagare sulle insensate scelte politiche responsabili della strage degli anziani nelle RSA.
Mentre la magistratura fa luce sulle eventuali lacune politiche che lo hanno permesso, leggendo i dati sconcertanti pubblicati da Legambiente e da altri enti ci si chiede: esiste giustizia per chi muore di inquinamento? Ci sarà mai un processo contro i responsabili dei disastri ambientali che ogni anno causano molte più vittime della Covid-19? Perché quello che sta accadendo per le RSA non accade per i morti causati dalle polveri sottili o da altri tipi di emissioni inquinanti? La risposta è in realtà molto più semplice di quanto si possa pensare.
Circondati da politici senza alcuna competenza scientifica che propongono soluzioni ambientali che hanno come primo, e forse unico, scopo la salvaguardia dell’economia, bombardati dal greenwashing di Stato e di aziende che guardano solo al profitto, gli italiani non si sono accorti che il Belpaese è da anni in piena emergenza cronica da inquinamento atmosferico. Alle insensate proposte di politici quali Calenda e Tajani, che accusano il Governo di puntare troppo sulla mobilità elettrica quando sarebbe più opportuno puntare sulle auto Euro6, i dati di “Mal’aria di città 2020” rispondono che:
- Sono 54 le città che nel 2019 hanno superato il limite previsto per le polveri sottili (Pm10) o per l’ozono (O3);
- Torino ha raggiunto le 147 giornate fuorilegge, seguita da Lodi con 135 e Pavia con 130;
- Le misure emergenziali relative a traffico, riscaldamenti e impianti industriali prevedono troppe deroghe e nessun controllo, o quasi;
- Gli incentivi per il rinnovo del parco mezzi circolante nel Paese procedono a macchia di leopardo e non riguardano tutti i tipi di veicoli;
- Le misure inerenti il riscaldamento domestico e l’uso delle biomasse sono risultati essere poco efficaci;
- C’è una totale assenza di misure rispetto a molti altri settori strategici che concorrono alle emissioni inquinanti come industrie, agricoltura e aree portuali.
Queste e altre statistiche, oltre a palesare la totale inadeguatezza di certe proposte politiche ambientali, dimostrano che servirebbero misure atte al divieto di circolazione in maniera definitiva per tutti i veicoli di ultima motorizzazione compresi gli Euro6. Bisognerebbe inoltre incentivare in maniera massiccia il rinnovo dei mezzi pubblici. Per affrontare in maniera efficace il problema dell’inquinamento atmosferico nel Nord Italia serve coraggio: «Non è un problema solo di soldi e di mezzi meno inquinanti: si deve programmare la conversione a una nuova mobilità, pubblica e condivisa, inderogabilmente a emissioni zero» sottolinea Legambiente.
La mobilità non è il solo settore in cui intervenire: agricoltura, industria e riscaldamento domestico dovranno necessariamente subire un processo di rinnovo nel più breve tempo possibile. Senza tutto ciò la silenziosa strage per inquinamento mieterà sempre più vittime. Senza tutto ciò i numeri dei morti per la Covid-19 non saranno minimamente paragonabili alle cifre dei morti per inquinamento. Non ci sarà alcuna giustizia fintantoché politici incompetenti avanzeranno proposte insensate e approveranno leggi non efficaci in ambito ambientale come nel settore della sanità. Non potrà esistere alcuna giustizia sociale senza giustizia ambientale.
Marco Pisano