Banca Interamericana di Sviluppo: l'America Latina in crisi affronta l'irruzione statunitense
Fonte: elporvenir.mx

L’America Latina, in piena pandemia e duramente colpita dai relativi risvolti economici e sociali, si ritrova ad affrontare una battaglia diplomatica fondamentale per il futuro del continente. Alla presidenza della Banca Interamericana di Sviluppo, storicamente affidata a un latinoamericano, Trump ha presentato un candidato statunitense, il cubano-americano Mauricio Claver-Carone, causando le reazioni contrarie di alcuni governi latinoamericani, i quali ora cercano di posticipare l’elezione al 2021.

Che cos’è la Banca Interamericana di Sviluppo

La Banca Interamericana di Sviluppo (BID, nell’acronimo spagnolo), fondata nel 1959 per volontà dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), è la banca regionale più grande del mondo. Avendo un capitale sottoscritto di 100 miliardi di dollari e concedendo crediti di circa 12 miliardi l’anno, la Banca è la fonte principale di finanziamento per progetti di sviluppo in America Latina, soprattutto in infrastrutture, energia e ambiente. Se negli USA è poco apprezzata, in America Latina è ben voluta per la credibilità, l’expertise e l’attività di ricerca, grazie alle quali elabora politiche pubbliche e fornisce assistenza ai governi. Ad oggi, 48 paesi fanno parte della BIS, tra cui 16 paesi europei (Italia inclusa), la Cina e Israele. Solo i 26 paesi dell’America Latina possono richiedere prestiti all’istituzione e, come in altri organismi finanziari internazionali, il potere di voto di ciascun membro dipende dal capitale sottoscritto: i soli Stati Uniti detengono il 30% dei voti, mentre tutti gli Stati latinoamericani possiedono poco più della metà dei voti (50,015%).

Inoltre, per una regola non scritta della governance finanziaria della seconda metà del XX secolo, la presidenza della BIS ha seguito un criterio geografico: se al vertice del Fondo Monetario Internazionale vi è sempre stato un europeo e a quello della Banca Mondiale uno statunitense, alla BIS finora si sono avvicendati quattro presidenti latinoamericani, con la vicepresidenza in mani statunitensi. Sono però proprio gli Stati Uniti di Trump a voler rompere una consuetudine di più di 60 anni. Infatti, all’elezione prevista per il 12 e 13 settembre per scegliere il successore del colombiano Luis Alberto Moreno, gli Stati Uniti hanno candidato una figura importante a Washington per l’America Latina, Mauricio Claver-Carone.

Chi è Claver-Carone, falco della politica estera USA in volo verso l’America Latina

Nato in Florida da famiglia di origine cubana e cresciuto in Spagna, Claver-Carone fa parte della squadra che ha portato Trump alla Casa Bianca. Responsabile per l’Emisfero Occidentale nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale, durante la sua attività come rappresentante per gli Stati Uniti al Fondo Monetario Internazionale è stato concesso il maxi-prestito di 57 miliardi di dollari all’Argentina, debito che il governo di Alberto Fernández sta rinegoziando. La linea politica intransigente di Claver-Carone nei confronti dell’America Latina è quella prevalsa in ambito repubblicano, grazie soprattutto alla necessità per Trump di compiacere in ottica elettorale il senatore Marco Rubio. In particolare Claver-Carone è un ferreo sostenitore della linea dura verso Cuba, Venezuela e Nicaragua.

In alcune interviste rilasciate per promuovere la propria candidatura, Claver-Carone ha dichiarato che la rottura della consuetudine geografica al vertice della Banca è in realtà la prova del «grande impegno» di Trump nei confronti del continente, e che le polemiche suscitate dalla sua candidatura ignoravano il proprio contributo per l’America Latina. Con aria sicura di sé («i voti sono lì») grazie all’appoggio dei paesi latinoamericani più vicini agli Stati Uniti, come Brasile, Colombia, Ecuador e Uruguay, ha promesso di aumentare i prestiti annuali della BIS fino a 17 miliardi di dollari, riducendo i tempi tecnici di approvazione e aumentando il capitale della Banca (secondo alcuni analisti, difficilmente questo accadrà). Inoltre, se dovesse essere eletto, la “sua” BIS si focalizzerà soprattutto sulla crescita economica, lasciando in secondo piano il buon lavoro svolto dalla Banca su cambiamento climatico e ambiente.

Banca Interamericana di Sviluppo, America Latina
Il candidato statunitense alla presidenza della BIS, Mauricio Claver-Carone. Fonte: stabroeknews.com

Le reazioni dall’America Latina all’UE e la strategia ostruzionista

La mossa di Trump ha suscitato fin da subito le reazioni dei governi meno allineati con Washington, che hanno formato un fronte di opposizione per rimandare l’elezione al vertice della Banca Interamericana di Sviluppo a marzo 2021, quando, forse, Trump non sarà più inquilino alla Casa Bianca. Principale leader dell’opposizione a Claver-Carone è l’Argentina, che ha presentato come candidato Gustavo Béliz, oggi Segretario per gli Affari Strategici del governo di Buenos Aires e longevo funzionario della BIS. Di fronte all’impossibilità di vincere l’elezione (serve la maggioranza assoluta del potere di voto e degli Stati americani), l’Argentina ha così intrapreso una strategia ostruzionista, tesa a non fare raggiungere il quorum del 75% del potere di voto necessario per dare validità alla votazione di settembre, di modo tale da rimandarla al 2021. La strategia (duramente criticata da Claver-Carone, che l’ha definita come una mossa per «prendere in ostaggio l’elezione») ha raccolto l’adesione di Messico, Cile, Costa Rica e forse del Canada. Anche l’UE, per mano dell’Alto rappresentante per gli affari esteri Borrell, ha mandato un segnale: con una lettera inviata ai paesi europei sottoscrittori del capitale della BIS, Borrell ha proposto di posticipare l’elezione, giacché «la pandemia non permette di dare l’attenzione necessaria al dibattito per la BIS». Se la Spagna (1,94% del potere di voto) seguirà la raccomandazione di Borrell, resta da capire come si muoveranno Germania, Francia e soprattutto l’Italia (ciascuno con 1,89% dei voti), che per ora non ha manifestato la sua linea. I voti di Argentina, Messico, Cile e di tre di questi quattro paesi UE sarebbero sufficienti a far vincere la strategia ostruzionista, sventando una grande sconfitta diplomatica per l’America Latina che dimostrerebbe la debolezza, le divisioni e la scarsa capacità di coordinamento.

Anche diverse personalità dell’America Latina si sono pronunciate contro la candidatura di Claver-Carone e a favore di posticipare l’elezione: 135 accademici ed ex-funzionari governativi, sotto il nome di “Tavolo di Riflessione latinoamericana“, hanno lanciato un appello per ripensare il ruolo della BIS nel più ampio sistema interamericano. Anche cinque ex-presidenti latinoamericani – Santos (Colombia), Cardoso (Brasile), Lagos (Cile), Sanguinetti (Uruguay) e Zedillo (Messico) – hanno manifestato il proprio disaccordo, definendo la mossa statunitense una «nuova aggressione» al sistema multilaterale interamericano.

Nello scontro con la Cina la posta in gioco è la BIS, la «Banca delle idee»

Come osserva Limes, lo scontro sulla presidenza della Banca Interamericana di Sviluppo può essere analizzato in tre chiavi: multilaterale, anti-cinese ed emisferica. Multilaterale perché l’ipotetico controllo statunitense su due delle tre istituzioni di credito mondiali metterebbe in discussione l’assetto della governance finanziaria del XX secolo. Anti-cinese perché l’offensiva statunitense, in linea con la strategia di sicurezza nazionale del 2017, ha una chiara logica di contenimento della Cina, principale creditore dell’America Latina e sempre più presente nel continente in progetti di sviluppo, soprattutto attraverso la Banca asiatica di investimenti e infrastrutture (AIIB). Lo stesso Claver-Carone ha dichiarato di voler riallineare le catene di valore da un assetto ovest-est a uno nord-sud, e il controllo della BIS sarebbe funzionale a questo riallineamento produttivo. Infine, emisferica perché la BIS conferirebbe agli Stati Uniti un ulteriore strumento di pressione sull’America Latina, i cui governi, ridimensionati nelle proprie politiche estere, si ritroverebbero con minore margine di manovra e con un costo di ogni decisione geopolitica sempre più elevato.

Al di là della probabile sconfitta di Trump in questa partita, è necessario un dibattito di largo respiro, oggi assente, sul tipo di banca regionale che sarà necessaria nella fase post-pandemia. Alcuni analisti propongono un processo sistematico di valutazione dei candidati, perché la pandemia impone al vertice della Banca Interamericana di Sviluppo un latinoamericano con una profonda comprensione delle necessità e particolarità del continente. Le sfide attuali saranno un’opportunità per intraprendere un’azione coordinata all’interno del sistema interamericano, un necessario sforzo comune di ricostruzione che la trasformazione della BIS in un mero strumento della politica estera USA metterebbe a repentaglio. La posta è un’importante istituzione con una visione onnicomprensiva e pragmatica dello sviluppo, una «banca delle idee, e non delle ideologie» che ora più che mai è chiamata a ricoprire un ruolo storico per la regione. Mettere a rischio la Banca Interamericana di Sviluppo, insieme al futuro del continente, sarebbe da miopi.

Augusto Heras

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