L’ecosistema che si sviluppa su un cadavere, specie se di grandi dimensioni, è estremamente vasto. Dopo il disastro di Genova abbiamo avuto occasione di avvistare tutta una serie di animali che si nutrono di cadaveri e carogne, e siamo qui per osservarli e comprenderli un po’ più da vicino.
Genova ore 11,37 – Una pioggia torrenziale, quasi irreale per la vigilia di ferragosto, tuttavia non sembra essere nulla di preoccupante, siamo ancora lontani dalla stagione delle piene, dai mesi in cui i fiumi iniziano a fare paura e l’incubo dell’alluvione minaccia il sonno dei genovesi.
Tutto tranquillo, poi a un tratto un rombo fragoroso e in pochi secondi il ponte Morandi collassa su se stesso, portandosi giù con se auto, camion, cemento e vite umane.
Dopo le prime ore di stordimento generale inizia l’isteria collettiva.
Qualcuno dice che è colpa della mancata manutenzione, qualcun altro porta l’attenzione su quei tiranti in calcestruzzo che sono sempre stati considerati anche dai meno critici come una scelta ingegneristica quantomeno ardua.
La caccia al colpevole è iniziata, 31 morti non possono essere frutto della cattiva sorte, devono esserci dei responsabili.
Così a poche ore dalla caduta del molosso di cemento i primi avvoltoi iniziano a sorvolarne il cadavere.
Sui social nessuno perde tempo, e allora i canali della rete vengono inondati di indignazione facile.
Qualcuno ricorda di come in un passato nemmeno troppo remoto, il Movimento 5 stelle avesse avallato la battaglia del comitato No Gronda contro la costruzione del nuovo ponte a sostituzione di quello appena crollato, secondo qualcuno il cedimento della struttura sarebbe stata una favoletta.
In tutta risposta il movimento guidato da Luigi di Maio se la prende con le privatizzazioni selvagge di fine secolo scorso, tramite le quali ci sarebbe stato un aumento del costo del servizio con una perdita nella qualità. Fin qui tutto legittimo, opinioni in merito a un disastro, un po’ di classico scarica barile all’italiana, nulla di troppo scomodo, ma gli sciacalli hanno fiutato l’odore del sangue e non tardano ad avventarcisi.
Il primo collegamento di Matteo Salvini da Catania arriva quasi subito, durante la stessa mattinata. Si parla di caccia ai responsabili del disastro, di qualcuno che dovrà pagare caro, parole nette, decise, a tratti ciniche, tutto tranne che ponderate. Il meglio però arriva dai canali social del nostro ministro dell’interno che tra una promessa di vendetta per le vittime e un video per la community posta qualcosa che definire sconveniente sarebbe un complimento.
C’è sempre spazio per una bella rivendicazione sulla diminuzione degli sbarchi, perché può anche crollare uno dei più importanti snodi autostradali del nord Italia con 30 persone sopra, ma se riusciamo a mandare da qualche altra parte un centinaio di disperati allora la giornata è una bella giornata, possiamo tutti tirare un bel sospiro di sollievo e andare avanti come se a Genova nulla fosse accaduto. (S)fortunatamente per questo Paese la pagina del Ministro degli interni non è quanto di peggio si possa trovare su Facebook, e allora basta un giretto tra le tante pagine afferenti all’area più o meno sovranista per ritrovarsi di fronte questa immagine.
Oramai abbiamo oltrepassato di gran lungo il regno degli animali necrofagi per addentrarci in quello dei vermi e dei batteri decompositori.
Basta una piccola verifica sugli ultimi documenti del Ministero del Tesoro per verificare quanto poco obiettivo sia il dato riportato, che quasi raddoppia la reale cifra spesa dal governo PD in accoglienza (poco più di 11 Miliardi in 5 anni), il tutto con il solo scopo di indirizzare la rabbia di un’intera nazione verso “l’uomo nero”, per sfruttare politicamente nel modo più becero possibile una tragedia dalle dimensioni quasi irreali, perché a qualcuno non basta portare acqua al proprio mulino e così decide di portarci anche il sangue.