Come si evince dalla pagina Facebook, Ya Sona e Basta è “un gruppo di musica popolare che prova a raccontare un altro Sud. Un Sud che spezza il pane e non lascia annegare“.
Abbiamo intervistato i componenti del gruppo, in particolare Francesco Gafforio e Alessio Malinconico. A seguire l’intervista.
Perché questo genere musicale?
“Noi crediamo che la musica popolare, in quanto espressione dei valori identitari di un popolo, sia un mezzo utilissimo per evitare di perdere le proprie radici culturali in un mondo sempre più globalizzato, nonché per conoscere quelle altrui. Per secoli è stata la voce di quelle classi contadine incolte che non avevano altro mezzo di espressione, per cui i canti venivano tramandati oralmente: conservare questo straordinario patrimonio umano è un dovere. In essa vi è un sincretismo di sacro e profano, temi amorosi e licenziosi, temi tipicamente popolari e prestiti dalla letteratura e dalla musica colta. E poi, diciamoci la verità: ogni volta che suoniamo e vediamo uomini e donne di tutte le età, le etnie e le estrazioni sociali ballare assieme, dimenticando le differenze che li separano, si rinnova quel piccolo miracolo che solo la semplicità di questa musica può compiere”.
L’11 novembre avete presentato il vostro primo CD. Ci sono altri progetti in cantiere?
“Il nostro cd “Ya Sona e Basta – Ind’o Tiatro” è stato una vera e propria scommessa su noi stessi, sulle nostre capacità. È venuto fuori questo disco di 13 tracce, registrato nel teatro comunale di Scisciano con la collaborazione del maestro Giacomo Paone e il duro ma impareggiabile lavoro del tecnico del suono Ernesto Serpico. Direi che la scommessa l’abbiamo vinta e quasi non ci sembra vero. Nei prossimi mesi, tra diverse serate dal vivo, lavoreremo su degli inediti: per noi sarà un’altra scommessa, dato che abbiamo deciso di inserire contaminazioni di musica popolare e non del resto del mondo, fra cui il blues e l’irish folk. Siamo curiosi di sentire cosa ne verrà fuori”.
Pagina Facebook Ya Sona e Basta
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Ilaria Cozzolino