La street photography a Bologna ha un nome ed è quello di Roberto Olivadoti. Olivadoti ha cominciato ha scattare foto alle serate di vari locali circa sei anni fa ma, ad un certo punto, pur dichiarando oggi di aver imparato molto in quel periodo, ha deciso di tentare un nuovo percorso. Da due anni si dedica alla street photography, raccogliendo grande successo sui profili social di Facebook e Instagram. Gli abbiamo fatto qualche domanda sul suo rapporto con i social e sull’attrezzatura che usa.

Quando scatti una foto, sai che finirà sui social, su Instagram o Facebook e non in un libro fotografico o in una galleria. Questo cambia il tuo modo di fotografare?

«Fotografo come lo so fare, quello che succede dopo non è nei miei pensieri. Una volta fatta la foto, sì, penso all’uso che ne posso fare. Avendo dei canali social, posso dire ‘questa funziona, questa non funziona. Secondo me ci sono delle foto che hanno senso nella mia pagina facebook e foto che funzionano meglio su Instagram.

Spesso scatto due versioni dello stesso soggetto: una in formato quadrato e una in formato due terzi. Quella classica, da due terzi, è adatta alla pagina facebook, mentre quella quadrata è perfetta per Instagram. Per ottenere queste due versioni non basta ovviamente tagliare, perché con un taglio potrebbe restare fuori una parte essenziale della scena. Comunque quando io scatto è perché vedo un’immagine che mi piace, che mi attira, che mi stuzzica, perché vedo un soggetto straordinario, ma non penso a nient’altro. Tutta la questione dei social è successiva.»

Grazie alla mediazione di facebook, chiunque può commentare le tue foto e così a volte ci sono anche giudizi pesanti come “Mi dispiace ma credo che sia difficile fare una foto più brutta”. Ho visto che in genere rispondi con ironia e anche grande autocritica a questo tipo di commenti. Trovi che condividere le foto e avere un riscontro quasi immediato possa aiutarti a capire se ti stai muovendo nella direzione giusta o cerchi comunque di non farti influenzare dal parere positivo o negativo degli utenti?

«Quella foto era solo un esperimento, non uno scatto ‘da portfolio’. Naturalmente i followers sono abituati a foto qualitativamente più alte e qualcuno non si è risparmiato. Per dirla tutta, a volte quando hai dei canali social che cominciano ad essere abbastanza seguiti, dai qualcosa per alimentare il canale e quindi dare un motivo di dialogo, di discussione, per mantenere viva la pagina. A volte mi va di postare una foto del genere e vedere le reazioni.

Cerco di non farmi influenzare molto neanche dai commenti positivi, anche se ci sono molti ‘signorsì’ sui social. Però sono parecchio cocciuto, lavoro a testa bassa, sono molto sicuro di quello che faccio e quindi, credimi, mi sposta veramente di poco ciò che si dice del mio lavoro. Sarà che non ho vent’anni ma i social sono lì e li coltivo quando ho tempo. La vita è anche altro.»

Che attrezzatura usi quando fai street photography?

«Vado in giro sempre con una macchina che ho da tanti anni, da quattro anni forse, è la 5D della Canon, una Mark III. Un’ottima macchina, naturalmente per la street photography è un po’ pesante. Per quanto riguarda gli obbiettivi: ho usato anche un fisso ma mi sono reso conto che la resa maggiore è con un tele medio. Un 24 70 è la cosa con cui mi trovo meglio perché ti da la possibilità di avvicinarti e allontanarti dalla scena

Pur trattandosi di street photography e non di ritratti, succede che qualcuno si riconosca nelle tue foto, su Facebook o Instagram?

«Mi è capitato tante volte che mi scrivessero in privato. Fino ad oggi sempre enormi complimenti e ringraziamenti, a parte una volta. È stata l’unica volta che ho avuto un problema con i social ed è stato un grosso problema. Avevo scattato una foto in via Galliera, a una giovane coppia. Era una foto molto tenera: si tenevano le mani, lui aveva la schiena contro il muro. Lei non si vedeva perché aveva il velo e l’avevo presa un po’ da dietro, lui forse si poteva riconoscere. Quando ho pubblicato quello scatto è scoppiato il finimondo. La foto ha avuto forse centinaia di commenti sul mio profilo, ma molti di più ad ogni condivisione, soprattutto in lingua araba. Quei due ragazzi avrebbero potuto essere occidentali, ma il dettaglio del velo è stato come una miccia. La comunità islamica si divise molto nei commenti tra chi diceva che era proibito, sbagliato e chi apprezzava la foto. Alla fine la persona ritratta si è riconosciuta, mi ha scritto e ho deciso di ritirare la foto. Nel momento in cui ho cancellato la foto è sparito il problema, come se avessi staccato la spina. Dubito che ci sarebbero stati così tanti problemi se la foto fosse stata pubblicata in una mostra; in quel caso i social hanno sicuramente amplificato la questione.»

E c’è un posto di Bologna che preferisci?

«Questa è una domanda difficile. Per me Bologna è come una meravigliosa modella e io la amo dalle ciocche dei capelli ai piedi. Le strade del centro sono sempre le stesse, però i particolari possono cambiare, le figure possono cambiare.»

Per esempio può nevicare, come è successo lunedì scorso

«Sì, vorrei più spesso la neve a Bologna perché ho fatto tante foto quel giorno che tengo con me per adesso. Io amo tutte le condizioni meteorologiche più avverse. Pioggia, burrasche, neve, vento… io le preferisco queste situazioni, mi attrezzo bene contro il freddo e vado. Sono molto un fotografo da maltempo.»

Una foto molto apprezzata è quella dell’uomo che prega sotto la pioggia…

«Ah, certo, quella è diventata virale. Era il 20 agosto di due anni fa, se non ricordo male. Ero in centro e venne un acquazzone incredibile. Non ci potevo credere quando vidi quella persona lì camminare con la giacchetta in mano e quando mise un piccolo telo in terra e cominciò a pregare capii che dovevo scattare una foto.»

social Bologna Olivadoti street photography
“Un fedele prega durante un nubifragio in Piazza Maggiore” – Roberto Olivadoti Street Photography

Profilo Facebook: https://www.facebook.com/roberto.olivadoti/
Profilo Instagram: http://instagram.com/robbieoliva

Sito ufficiale: http://www.robertoolivadoti.com

Luca Ventura

 

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