La premier Meloni porta con sé a Bali, in occasione del G20 in Indonesia, la figlia Ginevra sollevando un vespaio di critiche e polemiche. Nel coro di voci – più interessate al prodotto dell’utero del primo ministro che ai suoi prodotti politici – si aggiunge anche Propaganda Live che, con il cartoon Fàmose riconosce di Makkox chiarisce bene la posizione della trasmissione nel merito della questione.
Meloni: sono Giorgia, sono una donna, sono una madre
In un venerdì sera piovoso, sulle reti di La7 – quelle che fino a prova contraria sono libere da influenze partitiche o politiche – va in onda Propaganda Live. Nell’incedere ritmico della trasmissione, arriva il momento in cui il vignettista Makkox presenta il primo cartoon della serata. È su Meloni e sulla sua partecipazione al G20 di Bali a cui, com’è noto, la Presidentessa del Consiglio ha portato anche la figlia. Dura poco, nemmeno un minuto, ma quanto basta per affermare e dichiarare a gran voce la superiorità del maschio italico, con tanto di stereotipi di genere. Uno spettacolo degno della peggior trasmissione di Giordano, ma che invece, va in onda all’interno di un programma che, come scriveva il quotidiano Domani, “fa rinascere il culto collettivo di guardare la tv”.
Per chi non l’avesse visto, il cartoon rappresenta una Meloni al G20 intenta a badare alla figlia, per la quale trascura i richiami – insistenti e pressanti – degli altri Capi di Stato che la sollecitano a raggiungerla per scattare una foto. In chiusura, Meloni, esaurito il suo compito di madre e raggiunti i parigrado – tutti uomini e senza prole al seguito – si rende conto di essere stata esclusa da una così importante attività e recita la solita litania: “sono Giorgia, sono una donna, sono una madre”.
In sala, contrariamente a quanto ci si augurerebbe non cala nessun gelo, non c’è nessun silenzio imbarazzato, nessun applauso che stenta a partire: tutto procede, come di consueto. Il messaggio? Se sei una donna e contemporaneamente un Capo di Governo, trascurerai i tuoi compiti istituzionali per dare ascolto al tuo istinto materno. Il sotto testo? Il ruolo di madre, l’evidenza d’esser donna, è incompatibile con ruoli politici o istituzionali apicali.
E a dirlo, questa volta, non è un esponente della destra più reazionaria o un alto prelato del Vaticano. No. È un programma sfacciatamente e dichiaratamente di sinistra, che ha fatto la sua fortuna proprio nel non nascondere la sua appartenenza se non partitica, almeno ideologica.
Filippo Ceccarelli, firma storica di Repubblica e ospite fisso del programma, cerca di riportare conduttore e vignettista sulla retta via, citando i numerosi figli di Uomini di Palazzo che pure hanno occupato la ribalta politica, chi per brevi apparizioni, chi per lunghi periodi ma comunque in maniera ben più imbarazzante di quanto abbia fatto la figlia di Meloni. Ma poi, anche lui casca, arrivando addirittura a citare – ponendo i due casi a confronto – il viaggio del 1986 dell’allora Presidente del Consiglio Craxi in Cina, fortemente criticato per aver nutrito la carovana di viaggiatori aggiungendovi familiari, amici, artisti, cantanti e, come si scrisse all’epoca, “nani e ballerine”.
Dimentica Ceccarelli che però, allora, le critiche riguardarono soprattutto l’utilizzo improprio di beni pubblici quali voli di Stato, utilizzati spesso come taxi intercontinentali per chi, con la politica, non aveva molto a che vedere e fu solo a partire da una battuta di Andreotti (allora Ministro degli Esteri) che si sollevò la polemica sulla presenza dei familiari del leader socialista. Insomma, nonostante le critiche, nessuno osò mettere in dubbio l’operato politico di Craxi in Cina, nessuno lo accusò di aver trascurato i suoi impegni istituzionali alla ricerca della figlia o del figlio discolo. E la lista dei precedenti storici di Presidenti (speriamo!) politicamente più longevi di Meloni potrebbe continuare a lungo.
Meloni, fàmose riconosce
Ma non ammantiamo da questione politica una questione che è tutta, squisitamente, giocata sul terreno dell’affermazione machista. Al centro delle discussioni sul viaggio a Bali della Presidentessa del Consiglio Giorgia Meloni non c’è il colloquio con Xi Jinping, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese dalle cui decisioni dipende più o meno l’economia mondiale e lo scoppio di una guerra nucleare, non c’è la ritrovata sintonia con Al Sisi, con buona pace dei coniugi Regeni e in ricordo di Giulio, italiano, meritevole ma forse non abbastanza per il Governo dotato del tanto acclamato Ministero del Merito, no. Che sciocchezze, queste qui. Il nodo centrale dell’esperienza italiana la G20 è che Meloni abbia deciso di portare la figlia con sé perché vittima di quell’istinto materno e di quella naturale propensione all’accudimento che ottunde la mente delle donne e impedisce loro di svolgere anche le minime attività professionali senza sentire l’irrefrenabile desiderio di occuparsi di poppanti, bimbetti o adolescenti. O almeno, questo è quello che ci dice Makkox con quel suo cartoon dal titolo “famose riconosce”.
E non sfiora nemmeno per un minuto, nemmeno per un attimo, la pletora di autori, inserzionisti, conduttore, ospiti della trasmissione il dubbio che forse, quel cartone, più che essere espressione mirabile del genio satirico fosse solo espletazione consueta del più becero italico maschilismo che si attacca all’utero delle donne per delegittimarne il ruolo e ridicolizzarne il lavoro? E che differenza c’è, allora, tra Propaganda Live e il Ministero della Natalità se entrambi riconoscono alle donne un solo ruolo e l’incapacità, intrinseca, di occuparsi di altro che non siano i propri figli, attestando al contempo la superiorità maschile nel tener fede agli impegni designati dal proprio ruolo, e il loro essere naturalmente parte dell’Ingranaggio mondiale del Potere, da cui Meloni, col suo essere donna e madre, viene sputata fuori a suon di grasse risate.
Perché – e questo ce lo dice una trasmissione televisiva seguita da milioni di italiani – se un Capo di Stato, donna, non compare in una foto scattata durante un momento informale di un incontro della durata di due giorni, sicuramente sta badando alla figlia. E questa è la prova che le donne non possono, non devono, far politica. Non ai massimi livelli, almeno. Sì, Makkox, ci siamo fatti riconoscere. Per davvero però.
E allora sì, propaganda, propaganda…
Ma il “programma più progressista della televisione italiana” non è dopotutto nuovo a questo tipo di dichiarazioni in senso maschilista: era già successo lo scorso anno con il nome attribuito alle varie rubriche della trasmissione, quando allo “Spiegone Damilano” si contrapponeva un qualcosa come “il commento di Francesca”, un nome talmente insignificante (quello della rubrica) da essere facilmente rimosso, prontamente ricalibrato quando Michela Murgia e la pagina social Una Donna a Caso avevano sollevato la questione della privazione del cognome della giornalista. O ancora, nel JebrealGate, quando la giornalista Rula Jebreal, invitata ad intervenire in trasmissione in un parterre di soli uomini, aveva declinato l’offerta, non nascondendo i motivi della sua scelta.
In entrambi i casi, il padrone di casa Diego Bianchi aveva difeso il suo lavoro e quello dei suoi autori, sbeffeggiando un po’ le critiche e mettendo, nel caso di Rula Jebreal, in bella mostra anche il premio Migliore Trasmissione TV dei Diversity Media Awards ricevuto nel 2020, senza però operare una reale autocritica. Come a dire “io so io e voi…”
Se a farci ridere è una bambina
C’è una frase di Cecilia Strada che continua a risuonarmi nelle orecchie e che trovo assolutamente calzante, per almeno due motivi: nel 2018, dopo il sequestro della nave Aquarius, rea di aver salvato dal mare uomini, donne e bambini mentre stavano affogando, la figlia del fondatore di Emergency scrive sui suoi social che «la politica si fa nei luoghi della politica. Non sulla pelle di uno che ha il ciuccio».
Ecco, questa frase – così potente nella sua semplicità, così priva di arzigogoli linguistici e per questo così vera – parla di Meloni: Meloni madre, ingiustamente attaccata dall’ “intellighenzia” di sinistra e da quella parte femminista che, paradossalmente, si avvicina più alla ministra Roccella che alla filosofa Judith Butler nel teorizzare linee di pensiero e nel porle in essere; e Meloni politica che, già alla prima occasione, ha dimostrato inadeguatezza e inesperienza nella gestione del fenomeno migratorio, dando prova del limite a cui può arrivare la propaganda quando possiede gli strumenti del potere.
Ci sarebbe così tante critiche da muovere a Meloni, così tante storture, così tante decisioni di Governo che rendono l’Italia un Paese più povero, più insicuro, più fragile, un luogo dove non c’è equità, dove l’inflazione continua a crescere insieme al debito pubblico. Un posto dove, con un siffatto scenario, come primo atto il Governo non riesce a pensare ad altro che ad aumentare il tetto del contante salvo poi fare retro-front sotto il richiamo del Presidente della Repubblica. E allora mi chiedo: a farci ridere, a farci indignare, a farci discutere, è davvero una bambina?
Edda Guerra