Dei pericoli che incombono sulle tribù incontattate del Brasile ne avevamo parlato qui. A pochi mesi di distanza, purtroppo, si rende necessario un triste aggiornamento. Di recente, infatti, è stata confermata l’esistenza di una nuova tribù amazzonica incontattata che – pur essendo stata, appunto, scoperta da appena qualche mese – risulta già a rischio imminente di sterminio.
Tra l’agosto e l’ottobre dello scorso anno una squadra di operatori del FUNAI – organo del governo brasiliano responsabile, tra le altre cose, della mappatura e della protezione delle terre tradizionalmente abitate dai popoli indigeni – ha confermato la presenza della tribù incontattata, di cui sono state trovate numerose tracce. Il loro territorio, però, non solo non è protetto, ma è anche situato nei pressi di un’area (lungo il fiume Purus) in cui vivono molti coloni non indigeni che si dedicano alla pesca, alla caccia e alla raccolta dei prodotti della foresta.
Sebbene della popolazione in questione si sappia ancora molto poco, la squadra del FUNAI non ha esitato a inviare un rapporto alla sede centrale di Brasilia per richiedere un intervento urgente. Lo scopo del rapporto è quello di ottenere un’Ordinanza di Protezione territoriale a tutela della regione in cui vive la tribù incontattata, nella quale si richiede la creazione di una base che permetta la presenza continua di una squadra specializzata. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile raccogliere ulteriori informazioni utili all’identificazione della tribù e garantire, contemporaneamente, la protezione della foresta. Non da ultimo, alle richieste avanzate dalla squadra del FUNAI si aggiunge anche l’imposizione di un “cordone sanitario” per prevenire la diffusione di malattie.
Ad ora, però, tutte le istanze sono rimaste inascoltate e le due successive sollecitazioni per l’adozione di misure di protezione sono state completamente ignorate. Nulla di cui stupirsi, se si considera il recente scandalo che ha investito proprio alcuni dei massimi funzionari del FUNAI. Collusi col presidente Bolsonaro – che ha provveduto personalmente alla loro elezione – hanno nascosto le prove sull’esistenza di una tribù incontattata nel territorio di Ituna Itatá, così da favorirne l’apertura allo sfruttamento di imprenditori agricoli e trafficanti di legname. Poche luci e molte ombre, dunque, sull’operato della Fondazione nazionale dell’Indio (almeno su quello svolto dalle sue cariche più elevate), che da tempo è al centro delle preoccupazioni di Survival International, movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.
«Survival è molto preoccupata per l’atteggiamento criminale del FUNAI, che non rispetta i suoi obblighi legali di proteggere questa tribù estremamente vulnerabile, e la foresta da cui dipende». Queste le parole di Fiona Watson, Direttrice del dipartimento Advocacy di Survival International, che continua sostenendo come questa vicenda non sia che l’ultima di una lunga serie di azioni che dimostrano quanto l’alta dirigenza del FUNAI sia in balìa dell’agenda genocida del presidente Bolsonaro. Un’agenda nella quale, evidentemente, la diversità naturale e quella umana di cui sono custodi i popoli indigeni non trova spazio e, anzi, li condanna – come la storia recente del Brasile non manca di testimoniare – alla progressiva estinzione.
In merito all’urgenza di proteggere i popoli incontattati dell’Amazzonia brasiliana la questione è stata anche oggetto di una recente denuncia avvenuta nel corso di un’audizione di Survival International al Comitato Permanente sui Diritti Umani della Commissione Esteri, presso la Camera dei Deputati. Laura Boldrini, Presidentessa del Comitato, ha concluso l’audizione promettendo impegni concreti e dichiarando come la tutela di queste popolazioni rappresenti un dovere etico, poiché si tratta di una questione di interesse universale che necessita, pertanto, di una responsabilità collettiva. «In gioco», ha dichiarato, «c’è la salvaguardia dei popoli indigeni e incontattati, e anche la salvaguardia della foresta che, come sappiamo bene, è vitale per l’equilibrio ecologico dell’intero pianeta». Parole, queste ultime, che sebbene appaiano certamente condivisibili dovranno pur sempre essere affiancate dalla concreta e, soprattutto, rapida efficacia dei fatti, altrimenti altro non resteranno che un’inutile e sterile dichiarazione di intenti.
Virgilia De Cicco