Rotta per l’aldilà” è l’adattamento di Giuseppe Iacono, sottoforma di reading musicato, dell’ultimo romanzo breve di Mark Twain, “Visite in paradiso e istruzioni per l’aldilà”.

Il testo è basato su un racconto vero. Egli narra di un marinaio conosciuto nel 1866 durante un viaggio verso il Nicaragua: la leggenda vuole che quest’uomo sia passato a miglior vita per un tempo sufficiente a dare un’occhiata a quanto accade lassù tra le nuvole.

Rotta per l’aldilà, andato in scena sabato 20 gennaio al Teatro Polifunzionale di Ischia. Sul palco era presente Giuseppe Iacono (regista e attore) alla voce, e un chitarrista, Francesco Falanga,  insieme ad una splendida polena/leggìo realizzata da Jean Manuel Martinez.

A metà tra una rivisitazione parodica dell’Inferno dantesco ed uno strambo romanzo di fantascienza, il testo, partendo dal punto di vista del comandante Wakeman, particolareggia un Paradiso estremamente differente da quello che normalmente l’uomo tende ad immaginare e prospettarsi.  Dileggiando con un linguaggio accorto e diretto sulle convinzioni ingenue e sugli stereotipi degli individui, Twain descrive il viaggio per l’aldilà come una sorta di cammino compiuto nell’iperspazio alla velocità della luce, durante il quale si può gareggiare con delle comete e interagire con altri “simili”.

La meta conclusiva di questo viaggio è un Paradiso che non possiede la felicità assoluta: il dolore esiste, anche se breve, come contrasto ad una gioia che altrimenti sarebbe priva di senso. È un paradiso in cui Shakespeare deve cedere il passo ad uno sconosciuto sarto del Tennessee, rendendosi presto conto che quel posto non è come lo si immaginava.

Ed è in questa sbalorditiva ma al tempo stesso portentosa fantasia che Twain riesce ad essere pungente, facendo ridere e riflettere allo stesso tempo; è ciò in cui è riuscito Giuseppe Iacono, attore protagonista e regista dello spettacolo, che con maestria linguistica ed eccellente presenza scenica, in un abile gioco di luci, colori, suoni e parole, ha saputo dare vita ad un’opera splendidamente sorprendente.

L’opera di Twain, ma anche lo spettacolo vero e proprio, si può leggere come metafora di un mondo che potrebbe coincidere con quello terrestre, se l’umanità intera coabitasse pacificamente, senza gerarchie sociali, ruoli o prepotenze.

Giuseppe Iacono con Rotta per l’aldilà realizza un sincretismo religioso dalle connotazioni romanzesche, in un Paradiso dove è possibile incontrare ubriaconi, baristi, piccoli artigiani, talvolta più importanti di Shakespeare ed Omero oppure delle figure bibliche. Un vero e proprio paradiso destrutturato in cui ogni parola, ogni gesto, tende a sovrapporsi ma, soprattutto, una meta “capovolta” dell’uomo, in cui però, quest’ultimo probabilmente fatica a riconoscersi.

Rotta per l’aldilà è un racconto intelligente e riflessivo ed infatti l’idea del regista era proprio quella di raccontare o meglio leggere una favola, di fare le voci di tutti i personaggi come si fa con i bambini; a tal proposito lo stesso Iacono ha affermato: «attorno a questa cosa, con Gennaro, Francesco e lo scenografo Manuel Martinez, abbiamo cominciato a curare gli aspetti musicali e scenici che arricchissero l’idea base in maniera da completare il concept. Il lavoro sul testo è stato di taglio e ricucitura, in alcuni casi di riscrittura, con l’obiettivo di arrivare al nocciolo. Ma la vera creatività si è espressa nella ricerca della partitura vocale, delle linee di chitarra, si è espressa nella splendida polena leggio che campeggierà sul palco scarno, nero».

In scena viene portato un testo saggio, narrato quasi come una favola “dinamica”, in cui s’incrociano, spesso confondendosi, le caratteristiche proprie di tutte le religioni, provenienti magari da galassie distanti milioni di anni luce dalla Terra, avvalendosi di un linguaggio chiaro e diretto al tempo stesso, fonologicamente perfetto, metaforico ed ossimorico al contempo, nel quale ogni uomo potrebbe riconoscersi, all’interno del quale sono celatamente designate le convinzioni e le credenze proprie della società moderna.

Probabilmente il successo di uno spettacolo teatrale si denota attraverso un testo che sappia essere qualitativamente elevato e che non faccia della qualità un optional. Questa qualità dev’essere voluta, ma soprattutto difesa e rispettata fino all’ultimo, e che, come nel caso di “Rotta per l’aldilà”, ha premiato non solo il regista per il successo di pubblico avuto, ma anche il pubblico stesso che continuava ad applaudire soddisfatto.

Gerardina Di Massa

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.