È stato uno scontro dai toni accesi, quello tra Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, che è diventato terreno di “dialogo” tra i due.

Tutto ha avuto origine da una campagna intitolata “Fortunato chi parla arabo”, rivolta ai cittadini arabi che dal 6 dicembre 2017 al 31 marzo 2018 potranno accedere al museo, in due, pagando però un solo biglietto. Questa decisione per agevolare l’integrazione dei cittadini di cultura araba, affinché possano sentirsi parte della società che li ospita o che potrebbe ospitarli in futuro, ma soprattutto per sviluppare un concetto di arte che possa essere vicino a tutti, senza distinzione alcuna. Decisione che ha scatenato una serie di accese polemiche, prima con Giorgia Meloni e poi con Matteo Salvini, definendo la scelta del direttore del museo razzista nei confronti degli italiani.

La polemica politica dei due leader di destra dimostra quanto l’arte in genere sia priva di qualsiasi forma di autonomia e sia particolarmente legata a dogmi politici, come se essa non riuscisse a progredire nel tempo, in modo del tutto autonomo.

È bene ricordare che l’arte ha un proprio valore intrinseco, ha valore per se stessa, non ha necessità di rivolgersi ad “altro” per essere giustificata. Per molto tempo si è pensato che l’arte fosse semplicemente un mezzo funzionante in prospettiva di “altro”, in primo luogo volta all’istruzione e all’edificazione morale. Solo dopo un lungo lavoro all’inizio dell’età moderna e con i grandi filosofi della fine del ′700 e dell’800, l’arte ed il relativo significato hanno assunto forma autonoma. Oggigiorno questa autonomia sembra essersi persa o denaturalizzata, probabilmente trasformata in altro, in qualcosa che non è percettibile in quanto tale.

L’arte e la politica rappresentano due campi completamente differenti, ognuno dotato di specifiche caratteristiche e livelli, regolate da principi denominatori. La politica si riferisce al principio di ciò che è “politicamente” giusto per il bene comune, per la società. L’arte, invece, fa capo al principio che racchiude in sé l’amore e la fiducia del pubblico, di chi la osserva, la studia, l’apprezza, se ne nutre.

Ovviamente l’arte è specchio dell’epoca in cui si manifesta, è l’espressione di ciò che è stato e che probabilmente sarà, di quanto ognuno vede in un’opera, che può essere un quadro, un dipinto, una installazione, e quindi ciascuna di esse rappresenta una viva testimonianza del proprio tempo.

L’arte è fondamentalmente bellezza velata di sentimento ed è compito degli individui preservarne l’identità, creando una società in cui vi sia rispetto e senso di responsabilità nei confronti del patrimonio artistico.

Ogni esperienza estetica è dunque, in breve, rappresentazione politica, in quanto “partizione del sensibile” e attraverso essa nasce una collettività nuova, vigorosa, una recente forma di vita individuale e collettiva. Ed è proprio quella componente di sensibilità che sembra mancare nell’ambito di polemiche sterili come quella relativa alla questione del Museo Egizio di Torino. Attraverso l’arte e la sfera estetica l’uomo acquista una nuova dimensione spazio-temporale, si sottrae alla quotidianità, per nutrirsi di bellezza, sentimento, storia, rifiutando e allontanandosi dall’ordinario.

In ogni opera artistica si cela un radicato senso di autocontrollo, un varco temporale che rappresenta al tempo stesso un sigillo di identità ed appartenenza al mondo.

L’immenso patrimonio artistico e culturale italiano, universalmente riconosciuto nel mondo per la propria unicità, contribuisce a delimitare l’identità di ogni cittadino; è certamente un bene pubblico, mal custodito a causa di un immiserimento delle politiche predefinite volte a patrocinare e difendere il vasto patrimonio artistico.

L’arte dovrebbe rappresentare l’unità nazionale, puntare alla realizzazione dell’eguaglianza, attraverso la conoscenza e la rigorosa tutela. Mentre troppo spesso l’attenzione di politici è rivolta a fattori definibili secondari, che spostano il focus dell’interesse su questioni di natura economica o prettamente politica.

Per quanto è possibile, la legislazione vigente è volta alla difesa dell’arte in genere e della relativa autenticità, contro ogni possibile alienazione del tessuto artistico, a qualsivoglia mutamento di varia natura. Ovviamente appare scontato dire che la giusta e ponderata conservazione del patrimonio artistico contribuisce ad alimentare l’economia di un Paese.

Probabilmente la scarsa tutela del patrimonio artistico e culturale italiano dipende dalla frammentazione del patrimonio stesso, che rende difficoltosa e problematica la gestione diretta, da parte di politici o enti operanti nel settore. Molto spesso vengono proposte delle alternative politiche o strutturali, affinché si possa intervenire e quindi tutelare un determinato settore artistico, che però fungono da propaganda elettorale, e si dimostrano essere prive di reale spessore e contenuto.

Le polemiche sterili, come quella relativa al Museo Egizio di Torino, dimostrano quanto sia necessario un rinnovamento che sia innanzitutto politico, e che miri alla realizzazione di leggi ben formulate e dirette, che sappiano tutelare l’autonomia stessa dell’arte e di conseguenza anche l’identità storico-artistica dei cittadini cui essa appartiene.

Gerardina Di Massa

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

1 commento

  1. Complimenti Gerardina (Doppi Auguri per essere guarita,non sapevo. .) lo sapevo che eri diversa..Speciale. .mi ricordo quando ci siamo conosciute insieme alla tua splendida famiglia..complimenti per il tuo scrivere moderno essenziale e giornalistico.

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