app Immuni
Fonte: Nico Bhlr on Unsplash.com

Doveva rivoluzionare il tracciamento dei contagi. Oggi viene scaricata come “passaporto vaccinale” per scaricare il GreenPass. Cosa ha determinato il fallimento dell’app Immuni?

Il piano tecnologico dell’app è affidato al Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale (MID) – che ha visto il passaggio di testimone da Paola Pisano a Vittorio Colao – e la gestione dei dati è destinata al Ministero della Salute. Sul tema era intervenuto Carlo Canepa su Repubblica il 7 giugno. Dal suo punto di vista, il fallimento dell’applicazione è stato determinato da un’incursione della politica sul suo funzionamento ordinario: «Immuni era, ed è, solo un tassello in un sistema di salute pubblica che non ha mai creduto fino in fondo nelle potenzialità del tracciamento, con il Ministero della Salute e le regioni impegnate a litigare su chi dovesse prevalere nella gestione della sanità, dimenticandosi che senza il caricamento dei codici l’applicazione sarebbe rimasta silenziosa».

Sul sito sono disponibili alcuni dati: l’app è stata scaricata da circa 14 milioni di utenti, il 23% della popolazione – con un’età superiore ai 14 anni. A inizio giugno i download erano 10,5 milioni. Una particolare impennata è stata registrata tra luglio e agosto 2021. Il periodo corrisponde alla graduale introduzione del GreenPass come documentazione obbligatoria per l’accesso a eventi, locali al chiuso, agli spostamenti su mezzi di trasporto in vista delle vacanze estive, disponibile sulle app Io – con SPID – e Immuni, con accesso semplice.

Andamento dei download dell’app Immuni tra luglio e agosto 2021.

L’andamento in Europa del contact tracing

Negli altri Paesi dell’UE, le app di contact tracing non hanno superato 1/3 della popolazione nei download, fatta eccezione per la Corona Warn-App tedesca (32,4%). Già nel luglio 2020 la Norvegia aveva ritirato la sua app perché considerata invasiva della privacy della cittadinanza in maniera sproporzionata rispetto al numero dei contagi. Il legislatore anche in Italia aveva regolamentato la trasmissione dei dati, tuttavia il passaggio di trasmissione “in chiaro” resta un procedimento delicato attraverso cui vengono maneggiati dati sensibili – e appetibili. «Più che definirlo un fallimento direi che ci abbiamo provato, in quasi tutti i paesi non ha funzionato» – ha ammesso il ministro Colao su Italian Tech.

Tuttavia, non sono consultabili i dati di chi l’ha eliminata, dopo quanto tempo e per quali motivi.

Le ragioni del fallimento di Immuni

Dianora Poletti (Università di Pisa) si è occupata di un’analisi sulle ragioni che hanno determinato il fallimento dell’app italiana di contact tracing. Nel suo paper (2021) dice che bisogna superare l’attribuzione delle responsabilità a questioni come la privacy o la funzionalità tecnica. Quando fu lanciata, Immuni voleva essere l’app di tracciamento per eccellenza. Il suo funzionamento, infatti, sarebbe stato indissolubilmente legato a questo obiettivo: o la scarica una larga fetta della popolazione (il 60%, poi si è optato per cifre più contenute) o non produrrà gli effetti sperati, si diceva.

Così Poletti recupera gli eventi e ne elenca gli effetti: una comunicazione non puntuale, la mancata dimostrazione dell’attendibilità dei risultati e i ritardi nella produzione di valutazioni di impatto (solo su sollecitazione del Garante). Infine la possibilità di scaricarla solo dalla fine di giugno 2020, quando ormai si era aperto un barlume di speranza sul superamento della pandemia. Così, complici anche le remore di alcune Regioni che rivendicavano la propria autonomia territoriale, in pochi hanno deciso di fidarsi di un’app “governativa”.

In più, i soggetti maggiormente esposti al rischio di contagio – gli anziani – non rappresentano una categoria di consumatori di prodotti tecnologici, quali gli smartphone, in grado di supportare l’app; così come chi si trova a vivere in condizioni di povertà, privǝ dei mezzi per potervi accedere. Il processo di digitalizzazione in Italia è ancora lungo.

https://twitter.com/immuni_app/status/1422582576162684932?s=20

Che l’app non fosse in grado di contenere il virus lo sapevamo fin dal principio. Doveva giocare un ruolo diverso nei migliori auspici dei suoi ideatori: essere, cioè, uno strumento associato ad altri strumenti che permettessero alle persone di tornare a vivere una quotidianità almeno simile alla precedente, con il cellulare estensione delle nostre braccia. Adesso l’app Immuni è considerata un porta-GreenPass e nel linguaggio comune sta diventando sinonimo di un flop con finanziamento pubblico.

Sara C. Santoriello

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