Moise Kean ci ha preso decisamente gusto. Il tormentato inizio di stagione, che stava per condurre ad una separazione anticipata (e clamorosa) con la squadra che lo ha allevato, ha ceduto ufficialmente il passo alla stagione ei successi, del consenso, della via diretta che conduce alla consacrazione. Le splendide prestazioni contro Udinese e Finlandia lo hanno portato alla elevato agli onori della cronaca e acceso un infuocato dibattito intorno alla sua figura. Insomma, chissà quanto potrà diventare forte, se, al netto della giovane età, mostra già queste qualità? Ecco, i suoi allenatori – Allegri e Mancini – non sono poi così stupiti come chi guarda il talento di Vercelli da una prospettiva esterna. Gli aficionados, che di talenti ne hanno visti, ma raramente così qualitativi . Che poi, più che alle ultime tre partite, bisognerebbe guardare alle ultime tre stagioni. Sì, perché Moise ha già segnato in Serie A sia con la maglia bianconera, quando nella stagione 2016-2017 allo stadio Dall’Ara contro il Bologna fu il primo dei “millenials” a segnare un gol in serie A, sia con quella del Verona, con cui l’anno scorso realizzò 4 reti. Senza dimenticare, infine, il Mondiale Under20 vissuto da assoluto protagonista. Un curriculum di tutto rispetto se messo a confronto con quelli dei suoi pari età.

Contro Finlandia ed Udinese sono emerse qualità tecniche e comportamentali veramente incredibili. A meravigliare è stato il cuore, la grinta, la tenacia con cui Kean ha raggiunto il gol. L’intesa con i compagni di squadra sia in Nazionale sia nella Juventus sembra essere veramente solida, così come la fiducia che riesce a trasmettere loro, una qualità non comune a tutti i diciannovenni. A conferma di ciò, le parole di uno cheMoise lo vive in un doppio contesto, Leonardo Bonucci, peraltro leader assoluto della Juventus, che nella conferenza stampa in vista della partita con in Liechtenstein, ha elogiato le sue qualità tecniche, parlando anche del loro rapporto: “Dopo Chiellini, mi sono permesso di parlare anch’io con Moise, per consigliargli di restare alla Juve. Ha accettato la nostra indicazione e sfruttato bene le chance che ha avuto. Adesso deve solo attutire e riuscire a farsi scivolare via tutte le pressioni che ha addosso, regalando alla Nazionale e alla Juventus il suo entusiasmo e la sua voglia di migliorare. Ha 19 anni, come tutti i ragazzi della sua età , sbaglia ancora certe cose, fa parte della crescita, dell’esperienza che devi fare”.   

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Tante speranze, insomma, ma anche tante paure. La paura principale risiede nell’effetto che una eccessiva attenzione mediatica possa avere su un ragazzo così giovane. Non sarebbe la prima volta, soprattutto nella storia recente della nostra nazionale, che un giovane promettente venga fortemente destabilizzato dal clamore del tifo o dall’interesse dei media. Si pensi ai vari Cassano e Balotelli (che ad oggi sembra essersi rigenerato al Marsiglia, tanto da rendere plausibile una sua prossima convocazione), giocatori fenomenali, per carità, che insieme hanno sì condotto l’Italia alla finale di un europeo nel 2012, ma dai quali, probabilmente ci si sarebbe aspettati qualche giocata in più e qualche bravata in meno. Si pensi ad un giovane come Donnarumma, portato alla ribalta dall’età di 16 anni e che, dopo una delicata fase di transizione, sta tornando finalmente a giocare su ottimi livelli. Prima ancora che la società, che gli allenatori, dovrà essere la stessa stampa e le stesse tifoserie a non dare per  formato un giocatore che sulla sua ha ancora tanto da imparare.

A rincuorare è la grande applicazione e l’estrema maturità mostrata dal classe di 2000. Un’umiltà ammirevole e una grande cattiveria agonistica sono gli ingredienti fondamentali per diventare giocatori importanti e che lo rendono, per carisma, oltre per qualità tecniche, differente da ottimi giocatori che in passato hanno sì mostrato discrete qualità tecniche, ma carenze sia dal punto di vista caratteriale che da quello della continuità. Perciò una buona gestione del giocatore e l’esempio di alcuni campioni dello spogliatoio bianconero, Ronaldo su tutti, possono sicuramente agevolare la crescita di Moise. L’ideale per lui sarebbe una crescita sul modello di Bernardeschi, che, appena arrivato dalla Fiorentina, sembrava destare qualche perplessità, ma che con il passare è riuscito ad imporsi tanto da essere quest’anno uno dei leader in assoluto sia del’Italia che della vecchia signora. A lui, però, spetta l’arduo fardello di imporsi, in uno spogliatoio come quello della Nazionale e in un reparto che di stagione in stagione va migliorando, creando difficoltà al proprio allenatore. Insomma, qualità indiscusse, che rischiano però di essere intaccate da un percorso di crescita tortuoso (chiedere al signor Balotelli). La palla, ora, passa al ragazzo: solo con costanza, impegno e umiltà Kean potrà diventare il bomber che alla Nazionale manca da quasi vent’anni.

Fonte immagine in evidenza:
Eurosport

Giovanni Ruoppo

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