Secondo la Dichiarazione di Nyéléni, frutto del lavoro del Forum Internazionale sulla Sovranità Alimentare tenutosi nel 2007 presso il villaggio di Selingué in Mali, «La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo». Un diritto fondamentale appartenente a tutti, soppresso dal solito sistema capitalista che ha trasformato il comparto agroalimentare nell’ennesima lobby economica che dei diritti umani fa carta straccia. Proprio per il riconoscimento di tale diritto, contadini, associazioni e liberi cittadini dell’Emilia Romagna si sono riuniti a Bologna per dare vita alla Rete per la Sovranità Alimentare utile a promuovere un nuovo modello agroalimentare basato sui criteri dell’agroecologia.
Sovranità alimentare: perché ne abbiamo bisogno
Da dove viene il nostro cibo? Chi lo produce? Come lo produce? Gli odierni sistemi di produzione, distribuzione e consumo di prodotti alimentari sono ormai ambientalmente e socialmente insostenibili. A confermarlo molteplici studi scientifici tra cui “Food systems are responsible for a third of global anthropogenic GHG emissions“, pubblicato dalla rivista Nature Food che certifica un dato allarmante: «Nel 2015 le emissioni del sistema alimentare sono state pari a 18 Gt CO2 all’anno a livello globale, che rappresenta il 34% delle emissioni totali di gas serra».
Nonostante ciò, le politiche internazionali e nazionali sembrano voler continuare a incentivare un sistema distruttivo che, inoltre, non riesce a garantire sicurezza alimentare alcuna. Un esempio su tutti la PAC (Politica Agricola Comune), l’insieme di norme che l’Unione Europea ha adottato per lo sviluppo equo e stabile del comparto agricolo. Per la coalizione Cambiamo Agricoltura, nata dalla campagna europea The Living Land e lanciata in Italia da molte associazioni tra le quali Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf, «Oggi la PAC sta peggiorando i nostri problemi economici, sanitari e ambientali, sostenendo pratiche agricole non sempre sostenibili».
Ad affiancare le associazioni nella battaglia per una Politica Agricola Comune che incentivi efficacemente la sicurezza e la sovranità alimentare, il gruppo politico Europa Verde che, tramite le parole dell’eurodeputata Eleonora Evi, sottolinea tutta l’inadeguatezza della riforma agricola europea: «La PAC rappresenta una Politica a misura di grande impresa, dove viene confermata la logica dei finanziamenti in base agli ettari di terra, che favorisce i grandi e fa scomparire i piccoli: l’80 per cento dei finanziamenti va al 20 per cento delle imprese, in un sistema che di fatto ha già portato a una decimazione delle imprese agricole negli scorsi decenni».
In un contesto in cui i decisori politici adottano la strategia del «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», le associazioni locali, supportate da singoli cittadini, tentato di sopperire alla mancanza di coraggio dei Governi nazionali e internazionali per una vera transizione ecologica. “Partire dal basso” sembra essere, ancora una volta, l’unica strategia adottabile per un cambiamento radicale del sistema agroalimentare. Partire dal basso come hanno fatto contadini, associazioni e singoli cittadini dell’Emilia Romagna che, attraverso la Rete per la Sovranità Alimentare, tentano di proporre un nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo alimentare basato sui principi cardine dell’agroecologia.
In Emilia Romagna nasce la Rete per la Sovranità Alimentare
Minimizzare gli sprechi, utilizzare razionalmente le risorse, spostare il mondo del cibo verso forme attente alle produzioni biologiche locali e alle realtà di base dell’Economia Solidale: questi alcuni degli obiettivi della neonata Rete per la Sovranità Alimentare, una coalizione di singoli cittadini, contadini e associazioni che da anni si battono per il miglioramento del comparto agroalimentare.
Dall’unione, la forza. Piccoli produttori, distributori e consumatori con un unico intento: valorizzare le produzioni locali, migliorare l’economia e la salute del territorio, influenzare le politiche regionali e comunali a favore delle Reti Alimentari Contadine. A tal proposito la Rete propone otto azioni non rimandabili, da attuare per una diversa politica agricola:
- Promuovere e sostenere circuiti solidali commerciali per le produzioni agroecologiche;
- Favorire l’accesso alla terra delle nuove generazioni;
- Orientare il Piano di Sviluppo Rurale al sostegno dell’Agricoltura Contadina;
- Garantire a tutti i cittadini l’accesso alla terra per l’autoproduzione del cibo;
- Orientare la ricerca pubblica verso l’agroecologia e la tutela della salute;
- Sostenere la biodiversità, la produzione e utilizzo delle sementi comunitarie;
- Diffondere consapevolezza alimentare e responsabilità sociale nella cittadinanza;
- Contrastare lo sfruttamento del lavoro e garantire condizioni dignitose ed equa retribuzione.
«Il movimento per la sovranità alimentare dell’Emilia Romagna ritiene necessario e urgente sostenere e diffondere le reti alimentari contadine in modo che queste possano progressivamente sostituire le catene industriali. Ci diamo quindi lo scopo, nell’immediato, di sostenere l’inversione della dinamica storica in modo da creare le condizioni più favorevoli al crescere, moltiplicarsi e prosperare delle varie forme di reti alimentari contadine, convinti che questo cambio di tendenza rappresenti il primo passo concreto verso un futuro migliore». L’ambizioso progetto, inizialmente avanzato dalle associazioni Campi Aperti, Camilla Emporio di Comunità e Arvaia CSA, mette in pratica la riflessione “Pensare globale, agire locale”. “Partire dal basso” ovvero essere consapevoli del fatto che per cambiare il mondo bisogna iniziare dal proprio quartiere, dalla propria città. La Rete per la Sovranità Alimentare nata in Emilia Romagna lo ha fatto, dimostrando che la politica appartiene ai cittadini più di quanto possa appartenere a enti nazionali e internazionali a cui manca il coraggio di agire, di cambiare, a cui manca l’audacia necessaria per una totale rivoluzione di un sistema agroalimentare che corre verso l’autodistruzione.
Marco Pisano