Nel raccontare la storia di Napoli non si può non dedicare un capitolo all’immenso patrimonio archeologico che racchiude.
Come uno scrigno segreto, Napoli si dischiude e mostra i suoi tesori a chi è in grado di osservare.
E come non citare allora il parco archeologico di Posillipo, i cui resti non sono altro che testimonianza diretta della grandezza della città partenopea? O ancora Agnano, il sito termale più antico d’Europa. Ricordare poi degli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano risulta quasi superfluo, considerando che sono praticamente leggenda.
Ma oltre a questi famosissimi siti, ne esiste uno a Napoli forse poco noto, la cui storia è avvolta da un velo di mistero che non guasta mai.
Parliamo di una delle più antiche gallerie al mondo, la Crypta Neapolitana, cardine nella storia di questa meravigliosa città. La Crypta altro non è che una lunga galleria scavata nel tufo nel I secolo a.C. nel periodo delle guerre civili, durante il quale la zona flegrea assunse un’importanza vitale dal punto di vista strategico, al punto che si rese necessaria l’istallazione di una linea di comunicazione che collegasse Neapolis a Puteoli.
Gli antichi resoconti narrano di un luogo talmente opprimente e asfissiante da intimorire chiunque lo percorresse, proprio in virtù del fatto che non si riuscisse a vedere l’uscita della galleria. Inspiegabile come sia stato possibile scavare una così piccola apertura per tanti chilometri, attraversando un’intera montagna. Sulla collina, poi, si aprono numerosi anfratti dai quali si possono ammirare numerose cavità sotterranee. Si tratta di una sterminata rete di gallerie scavate dall’uomo nel tufo millenni di anni fa. Una vera città sotto la città.
La leggenda vuole che la galleria sia stata scavata in una sola notte da Virgilio, che per farlo sfruttò la sua potente arte magica. Una storia che affonda le sue radici in un passato lontano, ma che ancora oggi si sente risuonare nei vicoli, avvolgendo di mistero e fascino il tutto.
In realtà, grazie alla testimonianza di Strabone, sappiamo che la Crypta Neapolitana fu costruita per volere di Agrippa e che fu realizzata grazie all’ausilio del suo architetto: parliamo del liberto L. Cocceio Aucto.
Fu una delle poche, tra le gallerie flegree, che continuò ad essere utilizzata anche al termine della guerra tolemaica, preservando nel tempo la sua importanza. Da molte testimonianze, tra le quali si distingue quella di Seneca, si capisce che la Crypta avesse delle imperfezioni; una di queste era quella di essere caratterizzata da una scarsa illuminazione. Per ovviare il problema, ci furono una serie di restauri nel corso degli anni: lo scopo era evitare l’abbandono della stessa, fine sventurata toccata a molte altre gallerie lasciate a se stesse.
Durante il vicereame spagnolo ci fu proprio l’instaurazione, all’interno della galleria, di un sistema composito di lanterne sostenute da funi tese tra pali, per porre rimedio in qualche modo al problema dell’illuminazione.
In seguito, grazie all’opera di Alfonso d’Aragona, fu operato un vero e proprio restauro; l’anno è il 1455 e lo scopo era l’abbassamento del piano stradale in corrispondenza sia dell’ingresso orientale che di quello occidentale. Vi fu poi un ulteriore intervento, voluto dal Vicerè Don Pedro de Toledo, riguardante invece la pavimentazione della Crypta.
Era poi il 1748 e Carlo di Borbone ne ordinava un nuovo restauro; nei primi anni del secolo successivo, grazie all’intervento di Giuseppe Bonaparte, fu instaurato nella galleria un sistema di illuminazione permanente con l’impianto di una doppia fila di fanali.
Ben due sono le nicchie affrescate all’ingresso della Crypta: a sinistra è raffigurata la Madonna col Bambino, mentre a destra è rappresentato il volto dell’Onnipotente. Questo sembrerebbe esser prova del fatto che la galleria, infatti, sia stata probabilmente anche luogo di culto e secondo il popolo, che l’ha sempre guardata con occhio superstizioso, anche di riti magici e misteriosi.
Durante il restauro compiuto da Alfonso D’Aragona, inoltre, fu trovato un bassorilievo raffigurante il dio Mithra, realizzato tra la fine del III secolo e l’inizio del IV sec d.C. Il bassorilievo in marmo bianco è oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il suo ritrovamento nella Crypta fa ipotizzare che essa fosse anche un luogo di culto mitriaco.
Alla sinistra della colossale Crypta Neapolitana, sorge il sepolcro del magnifico poeta romano Virgilio.
La Crypta Neapolitana, come mille altri luoghi di Napoli, è un incrocio indissolubile tra realtà e leggenda, al punto che i confini spesso si confondono e si ridefiniscono. Conoscerne la storia e ripercorrerne le tappe è un cammino tortuoso, come letteralmente lo è percorrere la galleria stessa. Ma la luce in fondo è l’agognato traguardo.
Vanessa Vaia