Dopo 18 anni di Roma Daniele De Rossi lascerà il campionato italiano ed indosserà la maglia di un altro club. Ma non si tratterà del solito club cinese o americano che pure hanno provato a convincerlo a suon di quattrini. La scelta del Boca Juniors e dell’Argentina è una soddisfazione per tutti coloro che ancora credono nel calcio romantico.
Alla fine Daniele ha detto sì. Diciamocelo, in fondo, tutti speravamo che l’ormai ex capitano romanista accettasse questa offerta tanto affascinante quanto insidiosa. Già, perché se da un lato l’idea che uno dei calciatori più rappresentativi del nostro Paese calpesti il terreno della Bombonera è in grado di emozionare anche chi il calcio non lo segue per niente, dall’altro lato mettersi di nuovo in gioco, in un campionato particolare e diverso come quello argentino, all’età di 36 anni e con alle spalle una carriera calcistica passata con addosso una sola maglia, è una scelta molto coraggiosa. Ma forse è stata proprio l’unicità di tale scelta a renderla ancora più eccitante di quanto già non sia. Il risultato è che l’immagine di De Rossi con la maglia del Boca Juniors è una delle storie più belle e romantiche che il calcio abbia mai regalato. È la storia di un giocatore praticamente a fine carriera che piuttosto che scegliere i milioni e la villeggiatura dei campionati cinesi o americani, come la maggior parte dei suoi colleghi, ha seguito il suo cuore, la sua passione, l’amore per lo sport della sua vita, decidendo di intraprendere la più incredibile delle avventure. La scelta del campionato argentino è uno schiaffo alla mondanità ed alla venalità del calcio moderno, è una lezione che tutti i calciatori dovrebbero apprendere, quella di qualcuno che, cacciato via in malo modo da una società e una squadra di cui era parte integrante da tutta una vita, sente di non aver ancora concluso il suo lavoro, di dover ancora vivere e soprattutto regalare delle emozioni, e di doverlo fare nel più caratteristico dei modi.
Forse la delusione e il disappunto provati dopo il mancato lieto fine con la Roma sono stati talmente smisurati che De Rossi aveva bisogno di qualcosa di veramente grande e particolare per continuare a giocare con un’altra maglia. Ecco perché la Serie A non avrebbe mai potuto rappresentare una destinazione accettabile. L’idea di dover sfidare la Roma era qualcosa di troppo ingombrante per lui che nella Capitale ci è cresciuto, si è fatto rispettare ed apprezzare. Così come la MLS o la Cina potevano sembrare al contrario delle competizioni troppo apatiche e noiose per i suoi standard. Un guerriero e un lottatore come lui, che vive ogni partita come se fosse l’ultima, non avrebbe resistito a lungo all’interno di un campionato senza particolari emozioni e manovrato dai miliardi dei suoi finanziatori.
La verità è che il profilo De Rossi sembra particolarmente idoneo al campionato argentino, a quel tipo di stadio, di tifo e di vita calcistica: lui, capitano e tifoso, prima ancora che calciatore, ha più volte dimostrato di avere grinta, carattere, sregolatezza, passione e amore per la maglia. Caratteristiche essenziali per l’ambiente argentino. Lì, dove il calcio è una religione e dove le squadre e i loro colori hanno in sé qualcosa di sacro verso cui non può mostrarsi che devozione. Lì, dove il gioco è duro, dove non si risparmiano falli e risse, e dove i giocatori devono mostrare smoderatezza, intemperanza se vogliono sopravvivere. Ecco perché la verità è che la scelta di De Rossi non poteva che ricadere sul Boca Juniors. D’altronde, è un sogno che si realizza per lui, e già questo dovrebbe bastare per comprendere l’importanza della lezione impartitaci.
Nella scelta di De Rossi c’è qualcosa che va al di là del romantico. Non è solo qualcosa di bello e passionale, in essa vi è qualcosa di meravigliosamente rivoluzionario, di innovativo, di rottura con la tendenza moderna. In un periodo storico dove tutti i calciatori vicini al ritiro si lasciano attrarre dalle sirene cinesi ed americane, mai finora ci si era ritrovati a commentare un trasferimento del genere. Nella sua scelta c’è tutto quello che ci spinge ancora ad amare questo sport, ormai governato dalle sole logiche di profitto, dalla insaziabile voglia di apparire, vincere e prevalere sugli altri a qualsiasi costo. De Rossi ci ha ricordato che il calcio è un magnifico gioco, ma che il suo principale compito è quello di divertire e di emozionare chi lo segue e soprattutto chi lo pratica. La speranza è che la sua decisione possa rappresentare l’inizio di una nuova tendenza.
Amedeo Polichetti
fonte immagine in evidenza: europacalcio.it