Venerdì 27 ottobre si è aperta la nuova stagione teatrale 2017/2018 del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano.
Dal 28 ottobre al 12 novembre sarà possibile assistere al primo spettacolo di questo nuovo percorso, “Macedonia e Valentina” di Pasquale Ferro, con la regia di Vincenzo Borrelli, una realizzazione di una vicenda realmente accaduta.

Ad occupare il primo piano dell’opera è la figura della donna, la donna come essere apparentemente fragile ma che ha una forza d’animo misteriosa ed invidiabile, che ha ispirato i più grandi poeti, rimasti affascinati e sedotti da queste eroine sotto mentite spoglie.
Questa vicenda nasce dall’unione di due storie, due donne con i loro vissuti fatti di dolore e di sofferenza che sul palco sembrano danzare: si incontrano e si capiscono, si confrontano, si fanno forza, si respingono, si odiano, si amano alla follia.

Macedonia (interpretata da Cristina Ammendola) è in carcere e soffre e si dispera per la sua condizione, sogna di ritornare dal suo grande amore e, tradita da tutti, si è incattivita ed ha assunto un violento atteggiamento di difesa.

Suor Valentina (alias Marina Billwiller) è una monaca di Monza con uno scopo preciso, un asso nella manica da giocare per cambiare il mondo e renderlo un posto migliore.
Un passato da infermiera le ha permesso di vivere in prima persona il dolore umano e di assistere alla tragicità della perdita e della morte. La sofferenza che lei conosce è irrimediabilmente crudele e senza spiegazione, strazia i genitori, strappa via le persone buone da questo mondo e fa alzare gli occhi al cielo, in cerca di una spiegazione. Valentina ringrazia Macedonia per averle reso accessibile un’ altra realtà, un luogo in cui persone che hanno commesso atti orribili cercano una redenzione, probabilmente invano. Ma tra tutta quell’oscurità Valentina ha incontrato lei, Macedonia, diversa rispetto tutti gli altri.

In questo quadro si aggiunge la figura della carceriera (alias Nancy Fontanella), una donna dal cuore duro, severa e aggressiva, che nasconde con questa maschera i suoi dispiaceri e diventa espressione di quell’amore materno che sembrava essere ridotto completamente in briciole nel corso della vicenda.

Le due donne dal cuore pieno di dolore recitano accompagnate dalla stupenda voce di Myriam Lattanzio, denunciando una società assente e bigotta, pronta a giudicare ma mai a capire. Il nucleo familiare è la giusta riduzione in scala di quello sociale. Non esiste fiducia in una casa in cui essere lesbica è un peccato da nascondere, la donna è vista come peccatrice e provocatrice, senza diritti e senza nessuno che l’appoggi, neanche la madre, plasmata da una mentalità maschilista ed arretrata. La violenza è routine e non è possibile denunciarla perché la donna è colpevole solo per il fatto di essere una donna.

Dall’altro lato abbiamo l’istituzione della chiesa. «Mi sono fatta monaca per entrarvi e combatterla dall’interno, sono una sua nemica» dichiara Valentina, vittima di ingiustizie, colpevole di aver amato troppo.
La passionalità incarnata da Macedonia e Valentina è espressione di quell’amore tanto desiderato ma che non mai ha potuto esprimersi perché soffocato come se fosse fuori legge, circondato di violenza e suicidi, rinchiuso in carcere e privato della sua bellezza e della sua speranza.

Vincenzo Borrelli mette in scena così una Napoli dei bassifondi, che sembra essere ormai perduta in un’antica mentalità fatta di gerarchie, di schemi e di compromessi. Ma il bello della città partenopea sta nel ritrovare sempre una speranza, uno spiraglio che, se inseguito, saprà donarci un lieto fine.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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