Governo Giallo-Rosso
Pd e M5S pronti al Conte bis. Fonte Foto: Libero.it

Giuseppe Conte si è dimesso dando il via a una delle crisi più singolari nella storia della Repubblica. Singolare nei tempi, crisi ferragostana, e anche nei modi, scatenata in spiaggia da uno dei contraenti del sedicente “contratto di governo”. Quel Matteo Salvini tanto forte nei sondaggi quanto debole nel gestire una fase politica che l’ha visto in netta difficoltà: dal ritiro della sfiducia al suo Premier fino alla riapertura al M5S il quale, sentendosi tradito, aveva intavolato una trattativa col PD. Mattarella, dopo aver accettato le dimissioni di Conte, ha dato il via all’antico rito delle consultazioni annunciandole nei giorni immediatamente successivi.

Il Primo tempo delle Consultazioni

Il 20 agosto termina, dopo 14 mesi, il governo giallo-verde con un discorso molto duro del Premier verso il Ministro dell’Interno. Conte poi dal G7 tiene a rimarcare il proprio disappunto per come è finita e a escludere ogni altra possibilità di proseguire quell’esperienza.

Il 21 agosto inizia quindi la fase delle consultazioni. Nella prima giornata, come da programma, è stato contattato il presidente emerito Giorgio Napolitano, poi sono stati ricevuti i presidenti di Senato (Casellati) e Camera (Fico) e infine i gruppi parlamentari minori. Riguardo a questi ultimi è da notare come sia i gruppi “Per le autonomie” (SVP-PATT-UV), sia LeU, sia la maggioranza dei parlamentari degli altri gruppi (tranne Noi con l’Italia-USEI) abbiano espresso un sostanziale appoggio alla possibilità di un governo M5S-PD, con i primi disposti addirittura a sostenere un Conte bis.

I citati endorsement non sono notizie di secondo piano, in quanto al Senato senza questi voti la nuova alleanza giallo-rossa non avrebbe i numeri per una maggioranza solida.

La delegazione del gruppo misto al Senato (LeU, +Europa, PSI)
Fonte foto: la Repubblica

Nel secondo giorno si è poi entrati nel clou delle consultazioni, con i cinque gruppi parlamentari maggiori. La mattina son stati ricevuti al Quirinale, in ordine, Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Forza Italia, mentre il pomeriggio è stato il turno di Lega e Movimento 5 Stelle.

Lega, FI e FdI

Per quanto riguarda i tre partiti di centrodestra, tutti, seppure con sfumature diverse, hanno sostenuto il ritorno al voto come principale viatico per un nuovo governo espressione degli italiani. Con la piccola differenza che, mentre la leader di FdI Meloni ritiene il ritorno alle urne l’unica opzione possibile, Berlusconi sostiene anche la possibilità di un governo di centrodestra appoggiato da quelli che lui chiama “responsabili”. Opzione che però non sembra nei piani della Lega, che esce dalle consultazioni esplicitando la volontà di provare a ricucire con il M5S mettendosi alle spalle questa fase burrascosa.

Amarcord: lo show di Berlusconi alle consultazioni di aprile 2018 nelle quali il cdx si presentò unito
Fonte foto: ilDesk

PD e M5S

Arriviamo quindi ai due partiti al centro del dibattito politico degli ultimi giorni. Il Partito Democratico si presenta a queste consultazioni con una linea chiara: la Direzione PD del 21 agosto aveva dato mandato al Segretario di intavolare una trattativa con il M5S (come intuito dal dibattito interno al PD nei giorni antecedenti le dimissioni di Conte). Nella breve conferenza, Zingaretti esplicita la volontà di tentare un accordo di natura politica con il M5S rimarcando i cinque principi sui quali questo nuovo governo dovrebbe basare il suo operato: leale appartenenza all’Ue, sostegno alla democrazia rappresentativa, uno sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, una gestione dei flussi migratori fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza e nuove ricette economiche con attenzione al lavoro, all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere.

Questi i cinque punti da cui far partire un nuovo governo di legislatura, altrimenti, sottolinea il Segretario, l’unica altra opzione possibile sono le urne.

La composita delegazione del PD: (da sx a dx) De Micheli, Gentiloni, Zingaretti, Marcucci, Del Rio
Fonte foto: Il Foglio

Arriviamo al Movimento 5 Stelle. Nella conferenza stampa Di Maio presenta un elenco di dieci proposte (alcune di natura molto generica) sulle quali invita le forze politiche a convergere al fine di intraprendere un nuovo percorso di governo insieme, senza però specificare l’interlocutore principale, provocando fastidi nel PD.

Le considerazioni del Presidente

In conclusione delle due giornate di consultazioni, Mattarella si presenta alla stampa sottolineando la necessità di una risoluzione breve della crisi, che può risolversi con la formazione di un governo di legislatura frutto di un accordo tra le forze politiche, oppure, laddove questa opzione dovesse fallire, con il ritorno alle urne, marcando la natura di democrazia parlamentare della nostra Repubblica.

Il PdR accoglie infine la richiesta dei partiti politici di approfondire delle possibili intese, concedendo fino al 27 e 28 agosto (giorni delle successive consultazioni) per trovare la quadra.

Il Presidente Mattarella auspica decisioni sollecite dei partiti politici

La Trattativa M5S-PD: tra ottimismo e brusche frenate

La trattativa inizia ufficialmente il 23 agosto alle 16 con il primo incontro formale tra i capigruppo di M5S e PD. I primi nodi riguardano il taglio dei parlamentari che i 5S ritengono tema imprescindibile del loro programma, accogliendo la non ostilità del PD, che vorrebbe inserire questo provvedimento in un quadro di riforma più ampio. Di Maio inizia a sostenere la possibilità di un Conte bis, questione maldigerita dal segretario dem che chiede a più riprese segnali di discontinuità con la precedente esperienza di governo.

Proprio sul nome di Conte, nei giorni successivi, comincia a frenare la trattativa. Mentre il M5S insiste nel ritenerlo l’unica scelta come premier, il PD continua a porre il veto. PD che intanto costituisce dei tavoli di lavoro per mettere a punto un programma condiviso, cercando di superare lo schema del contratto di governo: l’obiettivo di Zingaretti è quello di costituire un accordo condiviso che sia frutto della sintesi dei punti di programma dei due partiti, così da avere un governo solido che abbia una visione comune dell’Italia.

Nel weekend rimane lo stallo sul nome di Conte. In questa fase la Lega ha cercato di ristabilire un dialogo con il M5S proponendo, stando alle parole di Centinaio, Di Maio premier, senza però costituire un’interlocuzione ufficiale.

Conte e Trump al G7 di Biarritz. Il Presidente USA, con un tweet, ha espresso inaspettatamente il suo endorsement alla prosecuzione dell’incarico a “Giuseppi” Conte
Fonte foto: Il Mattino

Arriviamo alla sera del 26 agosto: a Palazzo Chigi si incontrano Zingaretti, Orlando (vicesegretario PD e possibile nuovo vicepremier), Di Maio e Conte appena tornato dal G7 in Francia. Viene qui affrontato il nodo Conte senza però riuscire a scioglierlo, provocando l’ennesimo blocco delle trattative. A ciò si aggiungono malumori interni ai due partiti: Di Battista da un lato e Calenda dall’altro osteggiano ogni possibilità di accordo. Il veto su Conte, però, sembrerebbe cadere definitivamente il giorno successivo.

La questione che rimane aperta è quindi lo schema dei due vicepremier che Di Maio voleva riproporre, incontrando stavolta la ferma contrarietà del PD. Zingaretti (che si sottrae da un suo impegno diretto nel governo) ritiene Conte un esponente di punta del M5S cui andrebbe affiancato, se necessario, un unico vicepremier in quota PD. Questa criticità esplode nella notte tra il 27 e il 28 agosto, quando all’ambizione di Di Maio sulla vicepresidenza si aggiunge la volontà di quest’ultimo di mettere in votazione su Rousseau la possibilità di un accordo col PD.

Prima foto ufficiale di un incontro (27 agosto) tra le delegazioni di PD e M5S
Fonte foto: La Stampa

Il cerchio si chiude: il nuovo incarico

Nel primo giorno delle nuove consultazioni la maggior parte degli esponenti delle formazioni minori e del gruppo misto hanno accolto con favore la prospettiva di un accordo di governo tra M5S e PD. Arriviamo quindi al 28 agosto, il giorno decisivo per la nascita del governo giallo-rosso. La giornata inizia con una direzione del PD che rinnova il mandato a Zingaretti per proseguire le trattative con il M5S (il voto è stato unanime, Richetti unico contrario). Quest’ultimo fa trapelare ottimismo sull’accordo, rimanendo combattuto sul far esprimere o meno gli iscritti su Rousseau.

Le nuove consultazioni procedono in modo prevedibile. Come nelle precedenti, FdI e FI esprimono la volontà di tornare al voto. Nulla di nuovo anche nella conferenza-comizio di Salvini resosi conto troppo tardi di essersi messo fuori gioco da solo. Al centro delle sue invettive c’è come sempre il PD colpevole di andare al governo tramite giochini di palazzo e mai tramite elezioni. I suoi attacchi sono inoltre rivolti a Giuseppe Conte, forse ad oggi il nemico numero uno di Salvini; lo ritiene il Premier dei poteri forti (dimenticando l’endorsement del suo “amico” Trump), nominato dall’Europa di Francia, Germania e Bruxelles, insomma la solita solfa sovranista. Il M5S viene poco o nulla citato da Salvini, con la volontà di non tranciare definitivamente i rapporti con un partito che in futuro, chissà, potrebbe di nuovo essere alleato.

I due leader della nuova alleanza giallo-rossa, Luigi Di Maio (Capo Politico M5S) e Nicola Zingaretti (Segretario PD)
Fonte foto: Il Messaggero

Come previsto, quindi, prima il PD e poi il M5S confermano il raggiungimento di un accordo politico indicando in Giuseppe Conte il Premier della nuova alleanza giallo-rossa. I due partiti hanno rimarcato come sia già pronto un principio di programma condiviso su cui sono andate a convergere (e non a sommarsi come nel contratto giallo-verde) sensibilità e contributi diversi. In particolare Zingaretti tiene a sottolineare come questa esperienza di governo sia nata nel solco di una netta discontinuità.

Molto puntuale il discorso del leader pentastellato: da un lato conferma quanto detto precedentemente dal segretario dem, mentre dall’altro non lesina attacchi a Salvini, difendendo al tempo stesso gli obiettivi raggiunti insieme nella precedente esperienza di governo. Di Maio difende quindi la scelta di Conte Premier, citando per la prima volta il PD come alleato di governo. Puntualizza inoltre come la Lega abbia fino all’ultimo tentato di ricostituire la vecchia alleanza (altro che elezioni a tutti i costi) proponendolo addirittura come Premier. Sottolinea quindi che se avesse voluto solo difendere la poltrona e seguire le proprie velleità personali avrebbe potuto semplicemente accettare la loro proposta. Conclude dicendo come la costruzione di un programma omogeneo sia questione primaria rispetto alla scelta di chi quei provvedimenti dovrà attuare, nel rispetto delle prerogative del PdR e del Premier incaricato.

Il Presidente Mattarella riceve l’ex Premier Giuseppe Conte ora incaricato di formare un nuovo governo
Fonte foto: The Post Internazionale

Le consultazioni terminano quindi nella serata del 28 con la convocazione, nella mattinata del 29, di Giuseppe Conte il quale ha ricevuto da Mattarella un mandato pieno, vista la maggioranza dichiarata. Il Premier incaricato, come da prassi, ha accettato con riserva che scioglierà solo dopo aver fatto le sue consultazioni che inizierà già nella giornata odierna; inoltre, rivendicando il suo ruolo, sfrutterà il tempo che il Quirinale gli ha concesso (indicativamente fino a lunedì 2) per confrontarsi con le forze che lo appoggiano al fine di costituire la sua nuova squadra di ministri e sciogliere gli ultimi nodi. Nei primi dieci giorni di settembre potrebbero quindi già avvenire il giuramento e il voto di fiducia alle camere del governo Conte II.

La strada verso il governo giallo-rosso è ormai tracciata, nulla è però da ritenenersi scontato quando si parla della politica italiana. Questa fase ha avuto i suoi vincitori, PD e M5S, e sicuramente uno sconfitto, Salvini, il quale l’8 agosto, quando dal Papeete Beach ha deciso di aprire la crisi, mai si sarbbe immaginato potesse andare a finire così. Il cerchio si chiude con Conte di nuovo Premier sostenuto da un’inedita consultazione che, seppur partendo minoranza nel paese, forse chissà potrebbe riservarci alcune sorprese. Come si dice? Viva la Repubblica, viva l’Italia.

Davide Iannaccone

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