“Romanzo sanitario” è il nuovo inedito di Zerocalcare, in uscita da domenica 28 marzo. Tra le zone che compongono una metropoli, la periferia è sicuramente quella che meglio descrive la realtà urbana in ogni sua contraddizione. Spesso ignorata dalle istituzioni, essa è infatti il luogo dell’abbandono e del degrado, dove la sinistra tradizionale, che dovrebbe rappresentare proprio le realtà più marginali, fa capolino solo in tempi di propaganda elettorale con promesse spesso disattese. Però, come racconta il reportage di Floriana Bulfon comparso questa domenica nel nuovo numero del settimanale L’Espresso, i sobborghi non sono solo questo. La loro forza vitale si esprime attraverso quei cittadini che in periferia trovano la forza di reagire e far sentire la propria voce al mondo istituzionale con forme di protagonismo sociale e politico autorganizzate.
È la periferia dei centri sociali, delle associazioni, dei palazzi sottratti all’abbandono da collettivi che, provando a fare le veci dello Stato, li restituiscono alla popolazione offrendo servizi e provando a rendere i cittadini parte attiva nella costruzione di un modello sociale inclusivo, solidale ed egualitario. E al centro del fumetto inedito di Zerocalcare c’è proprio un’associazione popolare.
Romanzo Sanitario: la trama
Si chiama Riapriamo Villa Tiburtina ed è un comitato che opera nel quartiere di Rebibbia a Roma e si batte per la riapertura di un’ASL chiusa al pubblico a causa dei diversi tagli alle spese che in dieci anni hanno messo in ginocchio il sistema sanitario nazionale. Sviluppato sotto forma di intervista tra l’autore e un ipotetico giornalista in cerca di sensazionalismi, nel fumetto c’è un’immagine che, come un leitmotiv, appare in diverse vignette: è quella del fungo delle privatizzazioni, il parassita della sanità pubblica che si nutre del suo corpo morto e arriva dove la sfera pubblica si ferma. Ma la logica del profitto non tiene conto delle disuguaglianze e, come Zerocalcare ci racconta, permette quindi alle liste di attesa negli ospedali pubblici di allungarsi a dismisura, generando così dei disservizi per quei cittadini che non si possono curare privatamente, oppure ad una persona anziana in fin di vita di non farcela, perché l’ospedale più vicino è comunque troppo distante dal quartiere in cui vive.
Della sanità territoriale si parla tanto, la si esalta nei dibattiti televisivi come mezzo indispensabile per poter ottenere un corretto tracciamento dei contagi da COVID- 19 e per far fronte al sovraffollamento delle terapie intensive; eppure centri come Villa Tiburtina, al tempo un polo diagnostico e riabilitativo d’eccellenza per le malattie polmonari, rimangono chiusi. Ancor di più nell’era della pandemia globale è necessario che la sanità in Italia svolga un’azione capillare sul territorio: l’epidemia non ha fatto altro che mettere in risalto delle contraddizioni già esistenti e la popolazione, adesso più che mai, ne è consapevole.
Quella del Romanzo sanitario di Zerocalcare è quindi la “storia rocambolesca” di una realtà territoriale della periferia romana che assurge a modello di tutte quelle comunità che occupano i luoghi marginali delle metropoli e che provano a costruire un nuovo modo di concepire la politica e la partecipazione popolare. E come al solito la matita arguta di quello che è uno dei massimi fumettisti italiani non delude le attese raccontandoci una storia che ci riguarda e uno stato di cose che non possiamo permetterci di ignorare.
Giulia Imbimbo