I disoccupati al centro del Primo maggio, la giornata del non-lavoro
Fonte immagine: La Repubblica

La categoria dei disoccupati in Italia è una delle categorie di cui si parla sempre meno ma che è lo specchio della nostra società: essa rappresenta pienamente il fallimento di determinate politiche economiche portate avanti nel corso degli anni che hanno comportato non solo un peggioramento esponenziale delle prospettive occupazionali dei vecchi disoccupati, ma che addirittura hanno prodotto una notevole quantità di nuovi disoccupati, peggiorando le condizioni materiali di un’ampia fetta di popolazione. Con la pandemia da Covid-19 tale fascia ha visto trasformare la sua già difficile e precaria situazione in una vera e propria tragedia. I numeri ci aiutano a comprendere meglio le dimensioni di questo disastro. Numeri che hanno trasformato il 1° Maggio: da festa dei lavoratori a dramma dei disoccupati .

Usando come termine di paragone la media di occupazione europea e prendendo in considerazione Svezia, Germania ed Italia che, secondo la classificazione di Carlo Trigilia, rappresentano i tre modelli diversi di capitalismo presenti in Europa, ovvero Crescita Inclusiva Egualitaria (CIE), Crescita Inclusiva Dualistica (CID) e Bassa Crescita Non Inclusiva (BCNI), notiamo subito che le percentuali di occupazione sono deficitarie in Italia e che le categorie più penalizzate sono quelle delle donne e dei giovani, già da prima dello scoppio della pandemia.

Generale
I disoccupati al centro del Primo maggio, la giornata del non-lavoro

Donne

I disoccupati al centro del Primo maggio, la giornata del non-lavoro

Giovani 15-24 anni

I disoccupati al centro del Primo maggio, la giornata del non-lavoro
Tasso di occupazione Italia, UE27, Germania e Svezia su popolazione 20-64 anni
Fonte: Eurostat

Lo scorso 1° Maggio eravamo in lockdown nell’attesa di poter ritornare alla “normalità”; a distanza di un anno la normalità è ancora lontana, ma, nel frattempo, le condizioni materiali della popolazione sono ulteriormente peggiorate. L’Italia era, già prima della pandemia, il penultimo Paese per tasso di occupazione con il 62,6% (peggio solo la Grecia con il 61%) e il terzultimo per tasso di disoccupazione giovanile con il 28,7% in UE, peggio Spagna con il 32,8% e Grecia con 33,2% (nel secondo trimestre del 2019), con una grandissima differenza interna tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno nel quale risultano picchi che vanno oltre il 50% in Sicilia, Campania e Calabria. Secondo la nuova rilevazione Istat del 2021 sulla forza-lavoro, da febbraio 2020 a febbraio 2021 si è stimata una perdita di 945mila posti di lavoro corrispondenti ad un -4,1% suddivisi in -590mila lavoratori dipendenti e -355mila lavoratori autonomi. Aumentano anche gli inattivi tra i 15 e i 64 anni del +3,6%, pari a +482mila.

Considerando i numeri del rapporto Istat 2020 tra dicembre 2019 e dicembre 2020 l’occupazione è scesa di 444mila unità, 312mila della quali donne. Infatti, nel solo mese di dicembre 2020, c’è stata una diminuzione di 101mila posti di lavoro totali dei quali 99mila rappresentati da donne.

Se questi dati possono già così sembrare drammatici, c’è da considerare che molti posti di lavoro sono stati “garantiti” dal blocco dei licenziamenti destinato prima o poi a terminare provocando un ulteriore dramma socio-economico nel mondo del lavoro con nuove migliaia di disoccupati che andranno ad aggiungersi alle vecchie in una feroce competizione al ribasso che comporterà un vortice di deflazione salariale, precarietà e nuove povertà.

Ecco perché il 1° Maggio, la giornata del lavoro, mai come quest’anno, sarà la giornata del non-lavoro, dei record negativi toccati dal nostro paese prima della pandemia e accentuati notevolmente da quest’ultima. È la storia di quel famosissimo art.1 della nostra Costituzione che sembra ormai essere stato definitivamente accantonato in un particolare periodo storico dettato dalla pandemia in cui le nostre “civili” democrazie liberali sembrano non essere in grado di garantire né il lavoro, né le salute della loro popolazione di riferimento. 

Il capitalismo, che una volta offriva due tipologie di libertà, la libertà di poter vendere la propria forza lavoro o la libertà di morir di fame, oggi sembra poter offrire solo la seconda opzione. Nel numero sempre maggiore di disoccupati è presente tutto il fallimento del sistema capitalistico. Verrebbe da dire: per il 1° Maggio, disoccupati di tutto il mondo, unitevi!

Nicolò Di Luccio

Analista di scenario pedante e polemico. Studio il socialismo con caratteristiche cinesi nel nuovo ordine globale. Creatore del blog ilpolitburo.com

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