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fonte: https://it.sputniknews.com/trend/iran-usa/

Quella che sta andando in scena ultimamente è una crisi con pochi precedenti nella storia recente. Le tensioni tra USA e Iran stanno infatti mettendo in allerta le maggiori autorità internazionali, visti i toni con cui viene raccontato il susseguirsi delle vicende.

Ma partiamo dall’inizio: in questo articolo, tenteremo di ripercorrere le fasi salienti di quella che ormai viene definita come la “guerra delle petroliere“, cercando di capire perché qualcuno abbia già ipotizzato che le tensioni tra USA e Iran potrebbero sfociare in un possibile conflitto armato, con Stati Uniti e Teheran a fare da protagonisti.

Le cause delle tensioni tra USA e Iran

Se è vero che i rapporti tra Stati Uniti e Iran non sono mai stati idilliaci, la decisione di Donald Trump di venire meno – nel maggio dello scorso anno – al PACG (Piano d’Azione Congiunto Globale, meglio noto come accordo sul nucleare iraniano o trattato antinucleare) ha decisamente fatto peggiorare la situazione corrente tra il governo di Washington e quello di Teheran.

La mossa del presidente degli USA aveva il chiaro intento di discostarsi in maniera netta dalle politiche dell’ex inquilino della Casa Bianca, Barack Obama (che invece aveva promosso la stipula del trattato con lo stesso Iran e alcuni Paesi europei), promettendo sanzioni a chiunque avesse continuato a importare petrolio dall’Iran. Il fine ultimo di Trump era anche, com’è ovvio, iniziare a preparare il terreno per quelle che saranno le nuove elezioni presidenziali americane in programma nel novembre del 2020. Tuttavia, gli effetti di questa mossa a stelle e strisce hanno determinato una drammatica crisi economica (ma non solo) visibile già adesso a Teheran.

Stando ai numeri forniti dal Fondo Monetario Internazionale, infatti, la svalutazione del Riyal (la moneta locale) si attesterebbe su un 60%, mentre sarebbe da registrare un incremento del 40% sul prezzo dei generi alimentari e del 60% su quello delle medicine. Conseguenze prevedibili per certi versi, essendo il mercato del petrolio il più prolifico per ciò che concerne l’economia iraniana.

Gli episodi che hanno acceso l’opinione pubblica

Le tensioni tra USA e Iran si sono palesate in alcuni episodi avvenuti negli ultimi mesi, in cui Stati Uniti e Teheran hanno cominciato a “stuzzicarsi” a vicenda. Ci si riferisce, in particolare, alla sparizione della petroliera navale “Ria“, scomparsa dai radar durante l’attraversamento dello stretto di Hormuz. Questa, secondo gli americani, sarebbe stata bloccata e condotta con la forza in acque iraniane; per il governo di Teheran, invece, la nave avrebbe semplicemente inviato delle richieste d’aiuto che le forze iraniane avrebbero accolto, conducendo così l’imbarcazione (a loro modo di vedere, danneggiata) in assistenza.

Altro terreno su cui si è giocata questa complicatissima partita a scacchi è stato quello dello spionaggio: da una parte, con l’abbattimento di alcuni droni (settore in cui l’Iran primeggia e che gli Stati Uniti temono particolarmente); dall’altra, con la cattura di 17 presunti agenti della CIA, segretamente reclutati dagli Stati Uniti e inviati in Iran.

Riguardo quest’ultimo punto – che, a onor del vero, Donald Trump ha prontamente smentito –, c’è da considerare che, se le accuse fossero confermate, le spie americane sarebbero condannate a morte e ciò non farebbe altro che inasprire le tensioni tra USA e Iran.

Si rischia davvero una guerra? Le intenzioni di Stati Uniti e Iran

Se, come detto, Donald Trump ha agito nel presunto interesse del popolo americano (il trattato del 2015 è stato giudicato svantaggioso), nel tentativo di accrescere i propri consensi, un ruolo non marginale è stato giocato anche dall’Europa. Nessuna società europea si è infatti opposta alle decisioni del presidente degli Stati Uniti, delineando un quadro che vede i Paesi dell’UE praticamente asserviti al governo di Washington. Questo perché, in caso contrario, i “disertori” sarebbero probabilmente stati puniti con il divieto d’accesso al mercato finanziario USA (il più importante al mondo).

Sempre riguardo all’Europa, poi, obiettivo di Trump è quello di fare fronte comune con Boris Johnson, con cui i rapporti di simpatia non sono mai stati nascosti, a maggior ragione alla luce della sua neo elezione a Premier britannico.

Dal canto suo, l’Iran spinge invece per il mantenimento del trattato antinucleare, anche in considerazione dei rapporti commerciali con gli altri Stati, ma soprattutto in virtù di una situazione interna pressoché drammatica. Proprio per questo, il governo di Teheran non ha molto tempo da perdere e lavora affinché si trovi una soluzione rapida.

Ma davvero, come dicono in molti, le tensioni tra USA e Iran possono sfociare in un conflitto armato? Più no che sì. Da un lato, gli avvertimenti che le due potenze si stanno inviando possono essere letti, a primo impatto, come il prologo di uno scontro sul piano militare; dall’altro, però, gli episodi cui abbiamo fatto cenno pongono la “questione guerra” (per il momento) a margine, essendosi già verificate situazioni simili poi sfociate in un semplice fuoco di paglia.

Più che di una terza guerra mondiale, dunque, si potrebbe parlare di una “seconda guerra fredda“, visto che la rivalità tra i due governi si sta giocando più sul piano ideologico che su quello militare. Questo non vuol dire che la situazione vada sottovalutata, anzi: la spaccatura che si sta venendo a creare diventa ogni giorno più grande e, soprattutto se la crisi di Teheran dovesse peggiorare, non sarebbe da escludere un tentativo estremo di reazione alle forti tensioni. In questo senso, peraltro, andrebbero le recenti dichiarazioni di Trump, che ha affermato di non voler uccidere dieci milioni di persone per “questioni umanitarie”.

Ciò che è certo, comunque, è che la situazione critica del Golfo persico non fa comodo a nessuno, visto che lì vi transita il 30% del greggio di tutto il pianeta. Perciò, data la delicatezza della questione, è impossibile fare previsioni sulla durata e sulla possibile evoluzione di questo “fragile equilibrio”. Non resta che seguire, pertanto, ogni aggiornamento in merito.

Samuel Giuliani

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