Il teatro Bellini apre il suo sipario allo spettacolo – in scena fino al 3 dicembre – “Quel gran pezzo della Desdemona, tragedia sexy all’italiana” di Luciano Saltarelli, una produzione Napoli Teatro Festival Italia, Teatri Uniti, Casa del Contemporaneo, in collaborazione con l’Università della Calabria.
Si tratta di una rivisitazione dell’ “Otello“ di Shakespeare che vuole unire al classico tono tragico del Bardo le fattezze della commedia sexy, tipica degli anni settanta.
I personaggi vengono quindi ripresi nelle loro caratteristiche più evidenti, diventando maschere e tipi che si muovono nell’ambientazione di una Milano degli anni settanta, un luogo macchiato da lotte di classe e atti terroristici, ma che sarà capace di infiammarsi anche per amore.
Desdemona (Rebecca Furfaro) è la figlia di Brambilla, proprietario di una fabbrica di manichini in cui lavora Moro (Luca Sangiovanni), un operaio trasferitosi dall’estremo sud che ha perso la voce per salvare la fabbrica da un incendio.
I primi passi della vicenda già vedono lo scheletro della tragedia di Shakespeare quando Iago (Luciano Saltarelli) inizia ad attentare all’amore dei due amanti solo perché invidioso di Moro. I forti e crudeli antagonismi che nel Seicento vedevano desideri di ascesa sociale smentiti, viaggi alla volta di una Cipro minacciata dall’attacco dei Turchi per mettere in atto articolati piani di vendetta, ora sono invece proiettati in una scenografia semplice e lineare che li ridimensiona a screzi sul posto di lavoro.
Iago si serve così di Cassiolo (Giampiero Schiano) per ottenere la bella Desdemona.
Cassiolo è un uomo semplice ed ingenuo, il ritratto della bontà che non perderà mai le speranze di potersi congiungere con Desdemona, la donna che ama da sempre. Per questo suo animo cristallino diventerà la pedina perfetta nel gioco di Iago che ha bisogno di qualcuno che faccia impazzire Moro di gelosia.
Dall’altra parte abbiamo Desdemona che sembra allontanarsi dalla figura pura che ci suggerisce Shakespeare. Il drammaturgo seicentesco descrive la donna come un’innocente sacrificata in un losco gioco di potere messo in moto da Iago, che l’aveva sfruttata come una mera arma sessuale. Luciano Saltarelli con la sua Desdemona mette invece in mostra tutta la sensualità femminile, capace inconsapevolmente di ammaliare tutti coloro che vi si avvicinano.
Una serie di gag farcite di citazioni di grandi film (dai tragici come “Il Padrino” a quelli più comici come “Pierino anni 70”) ripercorrono anche le vecchie contese del Nord contro il Sud Italia, mentre Otello ad ogni scena perde sempre di più la ragione e colora il palco di verde.
Lo stesso Iago è un napoletano che cerca fortuna a Milano e quando si giungerà alla conclusione Desdemona sarà «stata uccisa da una Milano» che non fa per lei.
Un altro punto in comune con la tragedia di Shakespeare si riscontra nell’importanza che il linguaggio verte in quest’opera.
Shakespeare dona un timbro differente ad ogni suo personaggio per offrire al lettore/spettatore una descrizione completa e a tutto tondo di ciascuno di essi: così Iago è sprezzante e crudele e si giova delle sue parole forti; Otello invece appare come un uomo cortese, elegante, ma man mano che il seme del male si insinua in lui, sembra diventare la mimesi dell’ antagonista e le sue parole specchio del suo animo che si fa sempre più turbolento.
Parallelamente Saltarelli dona ad ogni personaggio un’identità tramite un diverso dialetto e modalità di comportamento: Iago è colui che muove i fili della vicenda e quindi è quello che istaura conversazioni con tutti per creare un piano basato solo sulle menzogne, su parole al vento.
Moro subirà la metamorfosi più grande di tutte quando, compiuto l’atto estremo, si giustificherà con il pubblico e con gli uomini tutti e canterà del suo onore, riscoprendo la sua voce.
Alessia Sicuro